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40 anni fa il Disastro di Seveso

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
8 Luglio 2016
Regione-Territorio // Stato prima //

Disastro di Seveso è il nome con cui si ricorda l’incidente, avvenuto il 10 luglio 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, che causò la fuoriuscita e la dispersione di una nube della diossina TCDD, una sostanza chimica fra le più tossiche. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso. Il disastro ebbe notevole risonanza pubblica e a livello europeo porta alla creazione della direttiva 82/501/CEE nota anche come direttiva Seveso. Fu la prima volta che la diossina uscì da una fabbrica e andò a colpire la popolazione e l’ambiente circostante. Secondo una classifica del 2010 della rivista Time l’incidente è all’ottavo posto tra i peggiori disastri ambientali della storia. Il sito americano CBS ha inserito il disastro tra le 12 peggiori catastrofi ambientali di sempre.

Storia. Verso le 12:37 di sabato 10 luglio 1976, nello stabilimento della società ICMESA sito nel territorio del comune di Meda, al confine con quello di Seveso, il sistema di controllo di un reattore chimico destinato alla produzione di triclorofenolo, un componente di diversi diserbanti, andò in avaria e la temperatura salì oltre i limiti previsti. La causa prima fu probabilmente l’arresto volontario della lavorazione senza che fosse azionato il raffreddamento della massa, e quindi senza contrastare l’esotermicità della reazione, aggravato dal fatto che nel processo di produzione l’acidificazione del prodotto veniva fatta dopo la distillazione, e non prima.

L’esplosione del reattore venne evitata dall’apertura delle valvole di sicurezza, ma l’alta temperatura raggiunta aveva causato una modifica della reazione che comportò una massiccia formazione di 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD), sostanza comunemente nota come diossina, una delle sostanze chimiche più tossiche. La TCDD fuoriuscì nell’aria in quantità non definita e venne trasportata dal vento verso sud-est. Si formò quindi una nube tossica, che colpì i comuni di Meda, Seveso, Cesano Maderno e Desio. Il comune maggiormente colpito fu Seveso, in quanto situato immediatamente a sud della fabbrica.

Le prime avvisaglie furono un odore acre e infiammazioni agli occhi. Solo dopo sette giorni la notizia apparve sui giornali. Il territorio di Seveso a ridosso dell’Icmesa fu suddiviso in tre zone a decrescente livello di contaminazione sulla base delle concentrazioni di TCDD nel suolo: zona A (suddivisa in 7 sotto-zone), B, e R. Le abitazioni comprese nella zona A, la più colpita, furono demolite nelle sotto-zone A1-A5. Non vi furono morti, ma 676 sfollati tra il 26 luglio e il 2 agosto, che vennero provvisoriamente collocati in due hotel nel milanese, uno a Bruzzano e uno ad Assago. La maggior parte di loro sarebbero rientrati nelle loro case bonificate tra ottobre e dicembre 1977, mentre 41 famiglie non poterono tornare perché le loro case vennero distrutte. Sarebbero state ricostruite negli anni seguenti. Inoltre circa 240 persone vennero colpite da cloracne, una dermatosi provocata dall’esposizione al cloro e ai suoi derivati, che crea lesioni e cisti sebacee. Quanto agli effetti sulla salute generale, essi sono ancora oggi oggetto di studi. I vegetali investiti dalla nube si disseccarono e morirono a causa dell’alto potere diserbante della diossina, mentre migliaia di animali contaminati dovettero essere abbattuti. La popolazione dei comuni colpiti venne però informata della gravità dell’evento solamente otto giorni dopo la fuoriuscita della nube. Nell’area più inquinata (Zona A), il terreno fu depositato in vasche. Fu apportato un nuovo terreno proveniente da zone non inquinate ed effettuato un rimboschimento, che ha dato origine al Parco naturale Bosco delle Querce.

Responsabilità civile e penale. All’indomani del disastro fu aperto un processo giudiziario intentato dalla Regione Lombardia contro l’ICMESA sia una procedimento penale che una causa civile, avviato dalla Procura della repubblica di Monza. Il 25 marzo 1980, dopo una trattativa iniziata da oltre un anno, dal presidente della Regione, Cesare Golfari, il sottosegretario agli interni Bruno Kessler e il nuovo presidente della Giunta Regionale Giuseppe Guzzetti raggiunsero un accordo con il presidente del Consiglio d’amministrazione della Givaudan Jean Jacques de Puryi, per far sì che la società pagasse la somma di Lire 103 miliardi e 634 milioni per il “disastro di Seveso”. La transazione trattava un rimborso di 7 miliardi e mezzo allo Stato Italiano e 40 miliardi e mezzo alla Regione Lombardia per le spese di bonifica, mentre 47 miliardi furono destinati ai programmi di bonifica e 23 miliardi destinati alla sperimentazione. Fu deciso di costituire una Fondazione per ricerche ecologiche, oggi Fondazione Lombardia per l’Ambiente, a cui la Givaudan partecipò con mezzo miliardo. La transazione escludeva i danni imprevedibili successivi. L’accordo di risolvere i processi per via bonaria, favorì la Givaudan evitandole i procedimenti giudiziari che furono annullati.

I danni subiti dai privati furono liquidati dalla multinazionale tramite il proprio ufficio di Milano. Nel giro di tre anni de Puryi, liquidò oltre 7000 pratiche con pagamenti effettuati direttamente ai privati e con una spesa complessiva di circa 200 miliardi di lire.

FROM WIKIPEDIA

5 commenti su "40 anni fa il Disastro di Seveso"

  1. Ma i danni rimangono e le cazzate pure , basta guardare quello che la ENERGAS vuole fare a Siponto, ci si rende conto che della gente non frega niente a nessuno

  2. Il 26 settembre 1976 a Manfredonia scoppiò una colonna d’arsenico ,ci furono immediatamente 20 morti,oggi a distanza di 40 anni si continuano a morire per tumore ai polmoni ,ai reni ,alla vescica,ecc…Noi siamo condannati tutti ,anche i nostri figli e nipoti, perchè l’arsenico si è fissato al DNA (beate le mammelle che non hanno allattato).

  3. La più grande porcata che la città potesse subire per un pugno di posti di lavoro..e la cittadinanza che fa? Aspetta i battivi live, il calcio, qualche inaugurazione del cavolo..spero di no ma quando piangeranno per qualche disastro purtroppo come al solito non ci saranno politici resposanbili. I settori produttivi sono controllati tutti dai fiancheggiatori politici doppiogiochisti dell’Energas, spaziando dalla pesca alle attività produttive al turismo..saranno i primi a pagare questa gente sottomessa e omertosa ricattata perennemente dal cinico potere politico locale.

  4. Dopo i passaporti riciclati vuoi che non si sospetti pure sulle autorizzazioni …. riciclate e forse anche comprate… da funzionari pubblici ministeriali….. come appunto avvenuto per i passaporti… senza pensare cosa abbia potuto generare se si pensa che gli stessi sono stati rinvenuti in Belgio in quel famoso quartiere dove risiedevano i terroristi…., ed in altre località…. calde.
    Per i soldi c’è gente che venderebbe la propria anima, figurarsi qualcosa che non lo tocca direttamente.

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Se le persone che amiamo ci vengono tolte, il modo per farle vivere è non smettere di amarle (James O’Barr)

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