FOGGIA – Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia ha confermato l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Foggia nei confronti di un imprenditore agricolo della provincia, ribadendo il rischio di infiltrazioni criminali nella sua attività. Il provvedimento si inserisce in un contesto più ampio di contrasto alla criminalità organizzata nel Gargano, con particolare riferimento all’operazione “Omnia Nostra“, che ha smascherato l’influenza pervasiva della mafia locale su vari settori economici.
L’imprenditore, titolare di un’azienda agricola attiva nella coltivazione di frutti oleosi, aveva presentato due ricorsi (n. 530/2021 e n. 1177/2023) contro le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura. Il TAR ha respinto entrambi, evidenziando che l’uomo risultava legato, direttamente e indirettamente, a esponenti della criminalità organizzata foggiana.
Da atti, “il ricorrente è titolare di un’impresa individuale che esercita, in via principale, l’attività di coltivazione di frutti oleosi nella frazione di Macchia, e la documentazione antimafia a essa relativa è stata chiesta dal Comune di -OMISSIS-, nell’ambito di un procedimento finalizzato al riconoscimento di benefici finanziari; dalla Regione Puglia, nell’ambito di un procedimento finalizzato alla concessione di contributi in agricoltura per un valore di euro 686.493,95; e da AGEA, nell’ambito di un di un procedimento finalizzato alla concessione di erogazioni, contributi e finanziamenti in agricoltura per un importo di euro 28.192,21“.
“L’Autorità prefettizia ha fondato siffatto convincimento sugli elementi di fatto che si vengono di seguito a riportare, riguardanti le frequentazioni del ricorrente, il contesto parentale e sociale, le cointeressenze politico – amministrative ed economiche nonché sul particolare interesse della criminalità per il settore dei finanziamenti pubblici e delle agevolazioni in agricoltura“.
L’istruttoria della Prefettura si è basata su una serie di elementi indiziari tra cui frequentazioni con pregiudicati, vincoli familiari con soggetti coinvolti in reati mafiosi e cointeressenze economiche con esponenti del clan “-OMISSIS-“. L’imprenditore aveva inoltre già affrontato un periodo di controllo giudiziario, revocato nel 2023, ma ciò non è bastato a dissipare i dubbi sulle possibili infiltrazioni criminali nella sua attività.
L’OPERAZIONE OMNIA NOSTRA E IL LEGAME CON LA SOCIETÀ FOGGIANA
Decisiva per la conferma dell’interdittiva è stata l’operazione di polizia “Omnia Nostra”, che ha portato all’arresto di 32 persone nel 2021 per reati di stampo mafioso, tra cui estorsioni, traffico di droga e tentati omicidi. Le indagini hanno evidenziato un forte legame tra il clan garganico e la “Società Foggiana”, con l’obiettivo di controllare settori economici chiave come la pesca, l’agricoltura e l’edilizia.
Dalla sentenza del TAR emerge come l’impresa agricola dell’imprenditore fosse collocata in una zona ad alto rischio mafioso, teatro di guerre tra clan. La sua società risultava inoltre in rapporti con aziende interdette per mafia e soggetti coinvolti direttamente in “Omnia Nostra”. Elementi che, secondo i giudici amministrativi, confermano la permeabilità dell’azienda all’influenza criminale.
IL TAR: “PROGNOSI DI INFILTRAZIONE MAFIOSA LEGITTIMA”
La sentenza ribadisce il principio secondo cui, nelle valutazioni antimafia, non è necessario un quadro probatorio certo come in un processo penale, ma è sufficiente un insieme di indizi gravi e concordanti che rendano “più probabile che non” l’infiltrazione mafiosa.
Nel caso in esame, il collegio giudicante ha sottolineato che il contesto familiare, le frequentazioni e i legami economici dell’imprenditore giustificano il provvedimento interdittivo, in linea con la normativa antimafia e la giurisprudenza consolidata del Consiglio di Stato.
A cura di Michele Solatia.