In molti casi di disforia di genere pediatrica trattati presso l’ospedale Careggi di Firenze, sembra che non sia stato seguito il percorso di psicoterapia preliminare consigliato prima della somministrazione della triptorelina.
Questa informazione emerge dai dati preliminari di un audit condotto dal team di esperti del Ministero della Salute durante l’ispezione effettuata il 24 e 25 gennaio presso la struttura ospedaliera fiorentina, secondo quanto riportato da fonti ANSA.
Le rivelazioni giungono in seguito alla pubblicazione di una nota congiunta redatta da 12 società scientifiche, che sottolinea l’importanza della triptorelina come trattamento temporaneo e reversibile della pubertà nei giovanissimi transgender. Il farmaco, secondo le società scientifiche, viene prescritto solo dopo un’attenta valutazione multiprofessionale, con l’obiettivo di fornire ai giovani transgender e gender diverse il tempo necessario per fare scelte ponderate e mature. L’obiettivo principale è prevenire stigmatizzazioni sociali, autolesionismo e suicidi, sottolineano gli esperti.
La nota congiunta delle società scientifiche afferma che la triptorelina non mira a castrare chimicamente in modo definitivo né a modificare l’orientamento e l’identità sessuale dei giovani, ma piuttosto a mitigare il disagio psicologico e fisico che molti adolescenti transgender e gender diverse possono sperimentare a causa dell’incongruenza di genere.
Gli adolescenti transgender e gender diverse, spiegano gli esperti, vivono un’identità di genere non conforme al sesso assegnato alla nascita e possono affrontare intense sofferenze psicologiche e fisiche. L’utilizzo di farmaci come gli analoghi del GnRH (GnRHa) è stato proposto negli ultimi anni per sospendere temporaneamente la progressione delle modificazioni puberali, consentendo agli adolescenti di esplorare ulteriormente il proprio percorso di affermazione di genere. La prescrizione della triptorelina, un GnRHa, avviene in conformità con le disposizioni della Determina AIFA n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019, che richiede una valutazione multiprofessionale condotta da una equipe multidisciplinare e specialistica composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologi.
La psicoterapia andrebbe fatta ai genitori di questi ragazzi e non a loro.