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I 50 anni della pillola che liberò la donna

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
3 Maggio 2010
Editoriali //

Pillola anticoncezionale (media.collegepublisher.com)
Pillola anticoncezionale (media.collegepublisher.com)
Manfredonia – ERA il 9 maggio del 1960 quando sul mercato americano arrivò la pillola anticoncezionale, destinata a divenire per tutti semplicemente la “Pillola”. Il settimanale Time salutò l’evento intitolando: “La pillola che libera il sesso“. In Italia però le donne aspettarono fino al 1971 per la sua legalizzazione, che avvenne con l’abolizione dell’articolo 533 del codice penale che prevedeva la contraccezione come reato contro la stirpe. Quando il metodo contraccettivo reversibile più sicuro al mondo (l’indice di rischio di fallibilità è pari appena a 0,1%, contro il 2% del preservativo e il 20 e il 30% del coito interrotto) raggiunse la diffusione di massa auspicata dal suo creatore, Gregory Pincus, e ancor più dalla sua ispiratrice, la femminista Margaret Sanger, le aspettative verso il nuovo farmaco divennero altissime. Nella pillola, media e movimento femminista in primis videro lo strumento di una rivoluzione non solo sessuale, ma anche sociale. Non sarebbero state modificate soltanto le abitudini e i costumi sessuali delle donne, ma la loro intera vita.

DONNE TRA GRAVIDANZE E CARRIERE – Le donne avrebbero da quel momento in poi potuto marciare spedite verso un’esistenza fatta di libertà di scegliere come usare il proprio corpo, verso gravidanze sempre e soltanto programmate, verso legami non più di dipendenza ma improntati a parità coi rispettivi partner, e ancora verso la scelta di non divenire mai madri (compiendo in tal caso la dissociazione massima tra l’essere donna e l’essere madre), di avere una carriera luminosa, guadagni addirittura pari a quelli dei colleghi uomini, e chissà quanto altro ci si attendeva ancora dalla pillolina a contenuto ormonale, magari anche la felicità.

MEZZO SECOLO DI RIFLESSIONI – Dopo 50 anni si potrebbe provare a fare un bilancio tra tali aspettative e la realtà effettivamente verificatasi. Indubbiamente la pillola ha mantenuto la promessa di liberare le donne dal legame biunivoco, esistente sin dalla notte dei tempi, tra sesso e riproduzione, e quindi dall’impossibilità di scegliere il primo slegato dal suo esito naturale.

IL PESO DEL VATICANO – Ciò ha fatto sì che sulla pillola siano piovute le subitanee accuse da parte del Vaticano di aver “snaturalizzato” la vita sessuale-riproduttiva, cioè di aver sovvertito un ordine naturale destinato invece ad essere rispettato. Era il 1968 quando Paolo VI con la sua enciclica “Humanae Vitae” ribadì l’insegnamento tradizionale cattolico secondo cui la contraccezione artificiale distorcerebbe la natura e gli obiettivi del sesso, in tal modo bocciando senza appello la pillola. Altri tempi e altri Pontefici? Mica tanto se si ricorda che nel più vicino 1990 l’amatissimo Papa Wojtyla se la prese addirittura con i cosiddetti metodi naturali che, senza peraltro quasi mai riuscirci, tendevano allo stesso abietto risultato di evitare la procreazione. Nonostante le ire vaticane, il tabù del sesso senza alcuno scopo riproduttivo fu comunque infranto dalla pillola: grazie ad essa diventava possibile fare sesso solo per amore oppure per piacere fisico, o per entrambi i motivi. Non si sbaglia quindi nel dire che la pillola è stata effettivamente fautrice di libertà per le donne, così come 50 anni fa auspicava il Time. Però non si è trattato di libertà tout court come nelle previsioni più rosee, bensì della più parziale libertà di scelta.

La donna che può vivere la sua sessualità senza l’elevato rischio di una gravidanza è una donna che avrà una maternità consapevole, che verrà affrontata in maniera ovviamente diversa rispetto ad una indesiderata, oppure che non l’avrà affatto perchè ha deciso di non voler essere madre. Ecco la rivoluzione causata dalla pillola: nessun farmaco ha probabilmente avuto, nella storia dell’umanità, lo stesso impatto sociale e la stessa capacità di cambiare mentalità e costumi delle persone.

Certo non è stata la panacea capace di sconfiggere ogni male, come le femministe credevano, e quindi il sessismo, le disuguaglianze di genere, l’imperialismo maschile proprio di una società ancora dannatamente fallocratica e fallocentrica. Alla pillola è stata attribuita in definitiva una capacità di favorire mille modi diversi di promozione e liberazione delle donne che non si è concretizzata.
Si è passati dunque dalla demonizzazione pontificia alla sopravvalutazione femministico-mediatica; e oggi?

Oggi stupisce la paradossale situazione esistente nel mondo di un numero crescente di gravidanze indesiderate, ossia proprio ciò che Margaret Sanger puntava ad evitare, e conseguentemente anche del numero di aborti. I dati diramati con preoccupazione dalla SIGO (Società italiana di ginecologia e ostetricia) dimostrano che ciò è dovuto ad una diffusa ignoranza in materia di educazione sessuale e ad una sorprendente resistenza all’uso della pillola stessa, soprattutto nel Belpaese.

PILLOLA: USO E CONSUMO – E’ una donna su tre a farne uso in Europa, ma in Italia si arriva ad appena il 16%, con forti differenze regionali che vedono scendere la percentuale fino al livello minimo del 7% registrato in Campania e Basilicata. Il dato della Puglia è di poco migliore: 8,9%. Ad utilizzarla sono di solito donne adulte e in coppia, mentre le adolescenti alle prime esperienze, che più dovrebbero sentire il bisogno di essere protette, temono i (risibili se non nulli) effetti collaterali della pillola e preferiscono il coito interrotto o il preservativo. In Italia addirittura una donna su due dichiara di non usare niente durante i rapporti sessuali. Tale premessa non può che avere una logica conseguenza: è aumentata negli ultimi anni la contraccezione d’emergenza (una donna su dieci ha fatto ricorso alla pillola del giorno dopo). Anche le interruzioni di gravidanza tra le adolescenti sono cresciute, in controtendenza rispetto al calo generale iniziato nel 1978, con l’approvazione della legge sull’aborto.
Se la pillola non ha avuto la diffusione generale prevista al momento della sua commercializzazione, significa che qualcosa non ha funzionato.

PILLOLA: VANTAGGI – Eppure la pillola ha numerosi vantaggi: è sicura come nessun altro metodo reversibile; è economica (il suo prezzo oscilla tra i quasi 7 euro del generico a oltre il doppio delle pillole anticoncezionali di marca); è facile da usare, richiedendo solo l’accortezza dell’assunzione ogni giorno all’incirca alla stessa ora; il suo dosaggio ormonale è diventato basso o bassissimo, tanto che alcune sono definite pillole “mini” o “leggerissime”; alle classiche pillole con ormoni sintetici (causa a volte di alcuni effetti collaterali, peraltro oggi ridotti al minimo, se non inesistenti) si è aggiunta lo scorso anno la pillola “bio”, completamente naturale, che rilascia l’estradiolo, lo stesso estrogeno prodotto dal corpo femminile. Ma c’è di più: la pillola è indicata non solo per scopi contraccettivi ma anche per curare alcune patologie come l’endometriosi, la sindrome dell’ovaio policistico, l’adenomiosi, l’anemia causata dalle mestruazioni, la dismenorrea (ovvero le mestruazioni dolorose), persino l’acne. E ancora: della pillola è stata accertata la capacità di proteggere da patologie dell’apparato riproduttivo femminile, quali tumori e fibromi.

La conclusione da trarre allora è che la pillola ha mantenuto le sue promesse, connesse all’auspicata “rivoluzione” sessuale; quello che non ha funzionato è dipeso non certo dal farmaco, bensì da una chiara mancanza di consapevolezza ( id est: conoscenza e maturità) da parte delle persone, dei giovani in primis, nelle questioni di sesso.

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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