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Nuove norme per trivellare: un ‘buco’ nell’acqua

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
4 Luglio 2010
Editoriali //

Le Isole Tremiti (immagine da Comune.Jesi.it)
Le Isole Tremiti (immagine da Comune.Jesi.it)
Manfredonia – “ATTIVITA’ di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l’intero perimetro costiero nazionale”. Lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a margine del ‘Major Economies Forum‘ (Mef) svoltosi lo scorso 30 giugno. “E’ stato inoltre introdotto”, ha aggiunto il ministro, “il divieto assoluto di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi all’interno delle aree marine e costiere protette e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al perimetro esterno delle zone di mare e di costa protette”. Il ministro Prestigiacomo, solo qualche mese prima, aveva dato il via libera alle trivellazioni a largo delle Isole Tremiti da parte della società Petroceltic Elsa spa Trivellazioni Tremiti, dal Via al Consiglio, ritornando in Regione e Ecosistemi istituzionali, i no tardivi alle trivellazioni e Trivellazioni Tremiti: sì scontato, cooperazione Gargano

Le nuove norme sulle trivellazioni in mare, annunciate dal ministro dell’Ambiente, ”rappresentano sicuramente restrizioni importanti, che limitano pericolosi progetti di estrazione al largo delle nostre coste, ma e’ ancora poca la sicurezza, come ha detto in una nota, Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. Le nuove norme, fa notare Monti, ”non si applicano alle autorizzazioni ormai già’ concesse. Al momento, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera offshore con pozzi già’ attivi, sono in vigore ben 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia’‘.

”Purtroppo – aggiunge l’esponente di Greenpeace – non possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Non abbiamo ancora saputo, infatti, quali tecnologie avanzate siano davvero obbligatorie nelle trivellazioni offshore in Italia per ridurre eventuali rischi d’incidenti. Non ci risulta, per esempio, che sia obbligatorio il comando da remoto per la chiusura delle valvole in caso di incidente, obbligatorio invece in Norvegia e Brasile. Limiti di cinque o dodici miglia non ci salveranno certo dalle maree nere”.

Di diverso avviso la Prestigiacomo. “Abbiamo finalmente colmato un vuoto normativo -ha sottolineato il Ministro per l’Ambiente-, introducendo norme chiare a difesa del nostro mare. L’impegno del governo a difesa dei propri ‘giacimenti naturali’ e’ pieno. Lo sviluppo delle attività’ produttive e’ sostenuto in un ambito di regole che pongono in primo piano la tutela ambientale”.

Contrariamente a quanto spesso affermato, esistevano già leggi nazionali e internazionali che impedivano le trivellazioni in aree protette come le Isole Tremiti. La norma adottata dal Consiglio dei ministri si applica anche ai procedimenti di autorizzazione già’ in corso ma, nel caso delle Tremiti, tale autorizzazione era già stata rilasciata dal Governo centrale e, di conseguenza, la questione è tutt’altro che risolta.

Dopo il disastro nel Golfo del Messico, uno dei più estesi inquinamenti mai verificati a livello mondiale (basti pensare che la fuoriuscita di greggio ha raggiunto, finora, una frazione di costa grande quando la Sicilia), era necessario lanciare un segnale di discontinuità rispetto alle precedenti autorizzazioni a trivellare in mare, un atto indispensabili per tranquillizzare la collettività.

In effetti il Consiglio dei ministri ha approvato alcuni correttivi al Codice Ambientale che modifica le parti I, II e V del D.lgs. 152/2006. Il nuovo regolamento semplifica le procedure previste dalla normativa nazionale e comunitaria in materia ambientale, coniugando l’interesse pubblico per la tutela dell’ambiente con le esigenze di sviluppo economico.

Le nuove norme stabiliscono che l’ambiente è un bene meritevole di tutela in sé e non più in quanto strumentale alla qualità della vita umana e che il principio del “chi inquina paga”. Coloro che svolgono un’attività potenzialmente idonea a ledere l’ambiente, infatti, hanno l’obbligo di farsi carico dei costi derivanti dall’attività di prevenzione dei rischi nonché di riparare i danni eventualmente provocati, siano esso soggetti pubblici o privati.

Secondo Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente “il decreto annunciato dal ministro Prestigiacomo può essere forse utile per allontanare di qualche miglia il pericolo da aree marine ed insulari protette come le Tremiti e le Egadi, ma ad esempio non risolve affatto quello dell’Arcipelago Toscano, dove la concessione richiesta dalla multinazionale australiana Key Petroleum nei suoi 640 Km2 ha probabilmente la possibilità di trovare diversi “buchi” oltre le 12 miglia”.

“Aspettiamo di vedere che queste norme diventino tali. Si tratta di un passo avanti positivo perché’ – spiega il consigliere del WWF Italia, Dante Caserta– si va a coprire un vuoto che effettivamente c’era in Italia ma il problema rimane perche’, se ci fosse un incidente, non basterebbero le 5 miglia per salvare la situazione. In Adriatico anche un incidente di dimensioni molto ridotte rispetto a quello dinanzi alle coste della Louisiana sarebbe devastante. Quindi servono sistemi di sicurezza”.

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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