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Nei meandri della nostra storia. Sovana città del tufo. Parco archeologico

AUTORE:
Ferruccio Gemmellaro
PUBBLICATO IL:
4 Luglio 2023
Cultura //

Riprendiamo il cammino nella memoria storica della nostra penisola, agevolati dalla buona stagione estiva che, oltre al mare e ai monti, ci permette di visitare una miriade di siti archeologici.

Sovana, “Città del tufo” alias “Città Aldobrandesca e di Papa Gregorio VII”, appare al viaggiatore in itinere lungo la toscana SP22, in tutta la sua plastica tufacea, adagiata su di un terreno pianeggiante ben estesoin una altitudine media, insomma su un pianoro compreso tra i corsi d’acqua Calesina e Folonia.

Oggi appartiene alla mappa grossetana quale frazione del comune di Sorano.

I suoi reperti archeologici risalgono al IV millennio, a provare presenze umane già nel Bronzo Antico, le qualisi intensificano tra il XII e il X sec aC, continuando sino a quando l’abitato viene abbandonato poiché i suoi abitanti, dopo una lotta di ribellione contro lo strapotere espansionistico di Vulci, finiscono per integrarvisi.

Vulci si amplifica in un progresso storico, politico ed economico finché non cade sotto l’egemonia romana nel 280 a.C.

I vulcenti ritrovano nel territorio di Sovana un’occasione colonizzatrice, per cui, inconsapevolmente, gettano le fondamenta per un futuro,godibile parco archeologico di genuino stampo etrusco, nel quale si sarebbero aggiunti i monumenti medievali.

Il sito è inaugurato il 1998 e comprende una straordinaria insiemistica naturalistica e storica con le vie cave e le monumentali necropoli conle celebri tombe: Ildebranda, della Sirena, Pisa, Pola, del Sileno, del Tifone e la tomba dei Demoni Alati di recente scoperta; tombe a fronte colonnata come Ildebranda e Pola, a edicola come il Tifone.

Le vie cave, poi, così segnate perché scavate nel tufo, quella del Cavone, di Poggio Prisca e di S.Sebastiano, riportano velocemente nel passato, quando erano percorse dagli abitanti che dal fondovalle raggiungevano i pianori dei borghi. Un reticolo di vie,importanti arterie di comunicazione tra i centri di Pitigliano,Sorano, Sovana, sino a Castro nell’area laziale.

Incamminandovi non si può non pensare a una sorta di similitudine con gli antichissimi tratturi meridionali, almeno da coloro chene hanno percorso quei rari tratti recuperati, atavici sentieri per viandanti e pastori.

Per i visitatori si aprono almeno sei itinerari dal Costone del Folonia al Cavone, transitando per seguire un ordine numerico stabilito, dalla tomba a edicola Siena (III sec), ove si nota, purtroppo quasi scomparsa, la statua di un defunto recumbente, ancora a edicola la tomba del Sileno (III sec)di età ellenistica, di cui rimangono i basamenti di tre delle sei semicolonne a ridosso di una struttura cilindrica. Altra tomba a edicola è quella della Sirena (III sec) già di Scilla o Fontana altresì indicata quale “del pischero” per una raffigurazione pisciforme della decorazione; la raffigurazione del defunto appariva, come nell’uso dei tempi, semisdraiato sul Kline del convivio.

Per inciso, una eredità etimologica in cui la parola di greco antico Kline “lettino” riappare nella nostra lingua, vedi il verbo Inclinare.

Proseguendo l’itinerario, s’incontra la monumentale tomba Pola (III sec) di cui si conserva un angolo di timpano con un frammento del soffitto a lacunari; l’architettura della sepoltura era su imitazione del portico di un tempio. Vista l’importanza archeologica del monumento, nel 2005 la Sovrintendenza ne ha operato dei restauri.

Siamo così al cospetto di una imponente bellezza quale la Tomba Ildebranda (IV-III sec), ottenuta scavando nel tufo del costone, a riprodurre un perfetto tempio colonnato quale sepolcro commissionato per un personaggio di rilievo sociale; Ranuccio Bianchi-Bandinelli nel 1929 ne ha tracciato un dettagliato grafico di cui è tratto il realistico plastico di un modellino tridimensionale.

Apoca distanza da questa si delinea la Tomba a edicola dei Demoni Alati, la cui struttura è risorta recuperandola dal crollo di massi. Qui s’impone l’altorilievo di un mostro marino alato con coda pisciforme, il cui braccio destro mostra il remo o il timone di una imbarcazione affondata; particolare che ci riporta al mito di Scilla.

L’incedere archeologico ci mostra ancora la maestosità della Tomba dei Leoni (IV-III sec), un complesso funerario monumentale, che prende il nome da un’effige di testa leonina, naturalmente tufacea.Del complesso fanno parte due colossali sculture verosimilmente leonine, dato che quella di sinistra conserva ancora la scultura, sebbene corrosa, dell’animale in posizione di sorveglianza.

E infine, la Tomba a edicola del Tifone (IV sec), la cui protome (busto) femminile, è decorata da un intricato rilievo di foglie e fiori; una scala permetteva l’accesso a un vano superione, dove erano officiati i riti funebri, e la Tomba Pisa (III sec), questa ricavata dagli scavi promossi dall’Ateneo toscano; una struttura concepita di nove camere di accoglienza dei sarcofagi. Questo complesso serba ceramiche di età ellenistica.

 

Come suol dirsi, non finisce qui: il parco include il Museo allestito nella chiesa di San Mamiliano e più in là, verso Sorano, tracce medievali nel sito rupestre di San Rocco.

In città, poi, a Sorano, il visitatore trova la fortezza Orsini che accoglie un museo medievale e rinascimentale.

La visita si può davvero concluderla nella frazione di San Quirico, in cui si aprono ben duecento grotte e senza tralasciare il borgo antico di Sovana, la città delle tre porte storiche e della Rocca Aldobrandesca la cui “signoria” storica lascia alla fine del XIII secolo il campo agli Orsini.

Scoperta eccezionale riguarda la chiesa di San Mamiliano risalente al XII sec dC, ove sono custodite le reliquie del santo giunte dall’isola del Giglio. Qui, durante la tecnica stratigrafica, fu portato alla luce una specie di vaso in ceramica di poco valore ma lo stupore esplose nel ritrovarci ben 198 monete auree, i solidi coniati in epoca costantiniana e adottati quale moneta ufficiale nell’impero che si sarebbe unificato dopo gli anni di tetrarchia.

 

Escursioni nei siti archeologici della penisola, di cui è invidiabilmente ricca, sono del parere che ci insegnano la nostra storia, come eravamo, senza sfogliare unicamente le pagine, le quali certamente hanno la qualità di indirizzare e perfezionarne la conoscenza.

Ferruccio Gemmellaro

Ferruccio Gemmellaro – 2 luglio 2023, Meolo Città metropolitana di Venezia

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