“Il grande errore di Spalletti è uno: quello di essersi considerato un selezionatore e non un allenatore. Non credo che il materiale tecnico fosse eccelso, per usare un eufemismo: se tu, in una situazione come questa, decidi di mettere in atto soluzioni tattiche un po’ complicate, è chiaro che rendi le cose più difficili. Un conto è allenare in questo modo Kvara, Osimhen, Totti, Perrotta, un conto è farlo con questi giocatori, soprattutto se li vedi una volta ogni tre mesi. Lui resta un grande tecnico”.Spalletti non si è dimesso, ma si è invocato in questi giorni il nome di Allegri come CT al posto suo: come lo vedrebbe alla guida dell’Italia? Pensa che, visto il discorso che faceva prima su Spalletti, Max potrebbe essere un selezionatore migliore?
“Sapete che io ho una venerazione per Max Allegri: per me è un grande allenatore, anche se non è mai misurato con una Nazionale. Non so se farebbe meglio con questo materiale a disposizione, so però che avrebbe cercato di semplificare le cose. Detto questo, da qui a gettare a mare Spalletti ce ne passa”.
“Ma che cosa vuoi fare? Il livello è quello, non bisogna girarci tanto intorno. Se si guarda la generazione di calciatori nati tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, vedete che c’è un baratro rispetto a oggi (…). Praticamente siamo passati dai Totti, Del Piero, Pirlo, Cannavaro, Buffon a questo materiale che c’è oggi. E non c’è niente da fare”.
“Gravina chiede di fare una riforma dei campionati e non gliela fanno fare. Poi chiede di abbassare il numero delle squadre della Serie A, e non glielo fanno fare. Chiede di far giocare almeno due Under 19 obbligatoriamente nelle squadre di club professionistiche, e gli dicono che non si può fare. Quindi? Poi è vero che siamo di fronte a certi risultati della Nazionale, e i risultati parlano. Però, poi, è anche vero che qualunque cosa proponga viene bocciata. Per dire, io stesso non sono d’accordo con la limitazione degli stranieri, però lui l’ha proposta e gli hanno bocciato anche questa: cosa deve fare? Il baratro tra club e federazione è evidente: gli interessi non convergono (…)”.