LUCCA – Si erano impossessati dei gioielli degli ospiti della struttura sino dal momento del loro ingresso nella casa di riposo sfoggiandoli persino nel momento del loro arresto.
Erano riusciti anche a farsi dare i codici del bancomat ad almeno tre anziani effettuando movimenti attraverso la home banking per circa 30-40 mila euro e stavano cercando di farsi intestare a sua insaputa l’abitazione di un ottuagenario, poi riconosciuto incapace di intendere e volere, ricoverato nella struttura e residente vicino Pescia.
Chiusa l’inchiesta della procura di Lucca sulle violenze perpetrate ai danni degli anziani dell’ospizio “Oasi della pace”, la struttura degli anni Settanta affacciata sulla Valle del Serchio e un tempo appartenuta a industriali lucchesi, che nel novembre dello scorso anno portò in carcere una coppia di cinquantatreenni proprietari e al tempo stesso gestori della casa di riposo: Vincenzo D’Isanto, originario di Castelfiorentino, e Debora Campanozzi, nata a San Severo di Foggia.
Entrambi sono indagati con l’accusa di maltrattamenti aggravati, circonvenzione d’incapace e violenza sessuale.
Attualmente non sono più detenuti e attraverso i loro legali hanno cercato di rientrare in possesso di monili in oro e denaro sequestrati dal giudice delle indagini preliminari al momento dell’emissione della misura cautelare. Ma le istanze sono sempre state respinte dal gip. Adesso, prima della richiesta di rinvio a giudizio, gli indagati potranno, nel termine di 20 giorni, produrre memorie, documenti, investigazioni difensive e chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio.
L’Oasi della Pace – un luogo dove di pace e serenità ce n’era ben poca – venne aperta nel maggio 2021 e al momento del blitz dei carabinieri, l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Elena Leone è stata svolta dai militari di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca, vi alloggiavano otto anziani di età compresa tra i 63 e gli 87 anni provenienti dalla Piana di Lucca, dalla provincia di Pistoia e da Fucecchio. Prese piede fin da settembre 2021 il sospetto che ci fosse qualcosa di strano in quella casa famiglia da catalogo patinato, con una retta di 1600 euro al mese, e con foto di compleanni festanti pubblicate dai gestori sui profili social.
E le intercettazioni ambientali – che oggi la politica vorrebbe far sparire dalle investigazioni – fecero emergere una realtà fatta di intimidazioni e violenze.
All’ordine del giorno urla, offese, botte con gli anziani ospitati umiliati e sottoposti a minacce e aggressioni fisiche. Tra gli atti d’indagine ci sono pure violenze sessuali con ospiti palpeggiate nelle parti intime e approcci verbali decisamente spinti e allusivi.
Nella residenza anziani i carabinieri ritrovarono denaro, monili e documenti inerenti a passaggi patrimoniali sospetti come quello del pensionato, con incapacità d’intendere e volere, che a sua insaputa aveva firmato una procura a vendere la sua casa.
Appena salutati i parenti gli anziani, stando all’accusa, venivano spogliati di catenine, orecchini, anelli e del denaro nei portafogli che non rivedevano più.
Venivano requisiti pure i cellulari e i parenti che volevano andare a visitarli ricevevano risposte evasive o negative e raramente riuscivano a mettersi in contatto con i loro cari.