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Giuseppe A. Leone, l’artista più interessante del ventesimo secolo

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
5 Luglio 2016
Cultura //

Bari. Pochi giorni fa si è spento,a 98 anni, Giuseppe Antonello Leone. Qui un ricordo, a partire dal suo ultimo libro: “ Giuseppe Antonello Leone”. Testo che raccoglie e dipana la creatività e il genio inimitabile del Maestro Leone. Edito da Skira, curato da Philippe Daverio,promosso dall’Istituto Fondazione Banco Napoli . Volume in quadricromia che testimonia il lavoro artistico del professor Leone. Catalogo che permette di entrare all’interno della straordinaria capacità di Leone di usare molte tecniche: dal mosaico all’ affresco,dalla ceramica al graffito. Squaderna dolcemente, tramite le fotografie, la concezione della vita e dell’arte di un uomo nato a Pratola di Serra il 6 luglio 1917.

Civiltà delle mani. Il Maestro non ha smesso di inventare e forgiare con le proprie mani quadri,disegni,sculture. Ha raccontato, in ottanta anni, la storia e le vicissitudini delle varie epoche con legno, plastica,pietra,stagnole,lamierini. Materiali poveri e consumati che l’arte di Leone trasforma in opere uniche. Testimonianze e osservazioni non banali di vita quotidiana ingabbiata dalle chimere,lusinghe della cosiddetta società post moderna. Scrive Daverio: “ Questo libro non segue alcuna cronologia,documenta il lavoro di Leone e il suo gioco,nel modo sincretico che è quello dell’accumulo che ogni vita compie. Nella memoria del vissuto come in quella degli oggetti con anima non c’è un prima e un dopo. Le sensazioni tornano a galla quando vogliono e talora quando servono. Il museo richiede l’ordinamento e genera volumi analitici che documentano o giustificano l’ordine stabilito. La vita ha ben altre esigenze…”.

Abbiamo avuto il privilegio di incontrare e ascoltare,grazie all’avv.Angela Vicino( amica da molti lustri della famiglia Leone-Padula) Giuseppe Antonello Leone . Una persona– pittore, scultore, professore, maestro d’arte della ceramica e del graffito– in grado di parlare, senza mai stancarsi, per molte ore . Ammantando la conversazione di un sentimento piacevole di disponibilità umana. Porgendo agli interlocutori cultura, esperienze, idee, aneddoti, ricordi, qualche recriminazione ingentilita dal suo sguardo perspicace.” La cosa sostanziale dell’arte-argomenta Leone- sta nello scrutare e rispondere a un bisogno di vita,vita vera. Bisogna tenere presente il “silenzio figurale”: espressione che appartiene alla gioia del mio,nostro dolore, ma soprattutto all’amore che porto per l’umanità tutta. Perciò non credo mai di aver fatto arte di propaganda ma grido o vocìo,anche se provocatorio,per rispetto al sole,all’acqua, all’aria,al chicco di grano: per un abbraccio sinceramente cristiano. Poi di moderno c’è solo quello che dura nel tempo”.

Il graffito è cultura . Colpisce benevolmente la proposta che Leone ha in mente. Ecco:realizzare in terra lucana un laboratorio, una scuola di “ graffito polistrato”. Chi deve rendere concreta l’idea? “ Beh, gli Enti pubblici— sottolinea Leone—come può essere la Regione, la Provincia. Noi artisti abbiamo creatività,tecniche ma tocca all’Ente pubblico comprendere l’idea e , se vuole, metterla in pratica. Speriamo che qualche rappresentante delle Istituzioni abbia voglia di saperne di più. Io sono a disposizione. Da sempre”. La Basilicata per Leone che cosa è? Risponde senza esitazione:” Per le mie constatazioni,e non estasi, trovo che in Basilicata,o meglio in Lucania,il cielo è azzurro, di un azzurro araldico a tetto delle tracce italiote e italiche,e che a volte è anche velato ma non si sa come un vento rinnova e vitalizza per cui c’è da profetizzare che molta luce per le metropoli in delirio arriverà anche da questo sud lucano”.

Nel corso dell’estate Giuseppe Antonello Leone viveva e operava nella sua casa con giardino, in Montemurro(Potenza):libri , quadri, manifesti, il ferro e la carta e la terracotta e il polistirolo e le pagine dei giornali nobilitati dalla sensibilità e dalla fantasia dell’artista che, per dire, nel 1940 da giovane pittore emergente ottiene, insieme al meno giovane Renato Guttuso, il terzo Premio per l’affresco alla Biennale di Venezia.

Maestro, allora il “ graffito polistrato”? Antonello Leone spiegò: “ Tutta la cultura è legata ai graffiti. E noi il graffito lo intendiamo come primo segnale di cultura: attraverso la gestualità e il graffiare,vale a dire lasciare il segno. Di solito il graffito è di due strati. Bene, siamo in grado di produrre un graffito di 10 strati, ecco la parola “ polistrato”, con malta elaborata, vari colori e conseguente effetto plastico e di pulizia cromatica. E’ un procedimento tecnico-artistico semplice ma complesso. Occorre tener conto della tecnica e della sensibilità umana. Fattore non meno importante è la qualità del materiale: in questo caso anche sabbia di mare o di fiume lavata, calce cotta con legna. Volete un esempio concreto di quanto fin qui detto? Lo trovate nella città di Potenza”. E’ vero, un graffito, “ Il Circo”, vidimato G.A.Leone fa parte di una collezione d’arte privata ubicata nel capoluogo potentino.

Leone e la Basilicata . Giuseppe Antonello Leone ha avuto un intenso rapporto con la Basilicata. A cui ha dato molto. Per esempio, nel 1966 il Ministero della Pubblica Istruzione designa Leone direttore dell’Istituto Statale d’Arte a Potenza. Ne sarà il fondatore. Riconoscimento legato alla stima complessiva per il suo operato nel periodo dell’immediato dopoguerra e per la successiva attività di artista e docente. Partecipa da protagonista alla Riforma della scuola quale esperto del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel periodo che va dal 1957 al 1966 Giuseppe Antonello Leone si trasferisce da Napoli a Potenza, insieme ai figli e sua moglie Maria Padula(1915-1985). Pittrice,docente di “ Disegno dal vero” i cui dipinti rivelano la forza dei paesaggi e personaggi colmi di luce e pervasi da una continua tensione esistenziale. Paesaggi e personaggi che esplicano la storia di un’artista poliedrica,intellettuale che sentiva l’intuizione artistica come energia che poteva rinnovare il mondo, che poteva “… reagire,anticipare i tempi,accorciare le distanze,ovviare alle lacune di una società divisa e discriminante”. Grazie a un quadro di Maria Padula(Ponte sul Lago del Pertusillo,1980)è possibile ammirare la fu bellezza ambientale irripetibile del Pertusillo:patrimonio naturale che ultimamente risulta più o meno manomesso stante le analisi di società private e enti pubblici che rilevano tracce di scarichi fognari e sversamento di sostanze tossiche tra cui,probabilmente idrocarburi.

Ricordare bisogna. Fare memoria significa riscoprire radici,legami,tenere conto di quanto,in meglio,costruito dalle passate generazioni. A proposito di petrolio e gas: il 12 maggio 2016 a Roma nessun lucano o società o associazione riconducibili alla Basilicata ( il più importante giacimento di oro nero italico e forse europeo) era iscritto all’assemblea degli azionisti del Gruppo Eni. Strano, una quota azionaria di Eni costa la bellezza di un euro. E in mezza giornata si è discusso di fatti, movimenti finanziari e intraprese energetiche, e geotermiche, assai interessanti.
Levi, Rossi Doria, Sinisgalli, Scotellaro…

Antonello Leone e Maria Padula intrecciano amicizie e scambi culturali con Pedìo, Valente, De Pilato, Ricotti, De Filpo, Luigi Compagnone, Domenico Rea,Vasco Pratolini, Rocco Scotellaro(mirabile la scultura del sindaco-poeta realizzata da Leone e collocata nella sala del Consiglio comunale di Tricarico), Carlo Levi, Leonardo Sinisgalli, Alfredo Schettini, Manlio Rossi Doria. A proposito di Scotellaro Leone ci raccontò: “ Rocco,amico di Tommaso Pedìo, fu ospite nostro a Monetmurro negli anni 1948-49,dove conobbe in casa nostra Leonardo Sinisgalli.Incontro storico con scambi di esperienze politiche e culturali. Con Rocco facemmo sia in Val d’Agri che in Val Basento un’inchiesta sulla situazione dell’analfabetismo. Ci sgomentò la quota di analfabeti che rasentava il 96% tra giovani e anziani che non sapevano nè leggere e nè scrivere. Intanto cresceva tramite Scotellaro un’amicizia con Carlo Levi, sino a scambi di ospitalità. Ricordo una storica mostra di pittori lucani presentati da Levi alla Galleria del Ponte a Napoli. L’amicizia con la famiglia Levi continua con il nipote, Guido Sacerdoti,anche notevole pittore”. A Potenza sopraggiungono i fermenti politici e culturali contemporanei e successivi al 1968. Leone è particolarmente impegnato nella gestione dell’Istituto d’Arte di Potenza dove introduce metodologie didattiche considerate d’avanguardia. A questo punto il professor Giuseppe Antonello Leone diviene, per il sistema di potere locale, una persona scomoda. Di conseguenza nel 1971 è trasferito d’ufficio dal Ministero della Pubblica Istruzione da Direttore dell’Istituto statale d’Arte di Potenza a Direttore dell’Istituto statale d’Arte di Cascano di Sessa Aurunca. Senza alcun dubbio questo trasferimento è vissuto da Leone come una punizione immeritata. Però si rinfranca con gli attestati di stima e solidarietà manifestati da docenti e studenti dell’Istituto d’Arte di Potenza. A fine 1974 Leone risulta tra i vincitori di uno dei rarissimi concorsi per posti di Direttore di Istituto d’Arte. Va a dirigere l’Istituto San Leucio di Caserta . In seguito assume la carica di Direttore del 2° Istituto Statale d’Arte di Napoli, sede alla Mostra d’Oltremare. Ha ricoperto la carica di Ispettore onorario per la conservazione dei monumenti ed oggetti d’Arte della provincia di Potenza.

Quel giorno con Pablo Picasso. Leone è poeta. Sfogliando l’incarto sobriamente disordinato esclamò sornione: “ Prima o poi devo mettere ordine in questo mio materiale depositato qui a Montemurro ma pure a Napoli. Arriverà il giorno”. E l’incontro con Picasso? Giuseppe Antonello Leone un poco emozionato disse : “Nel 1948 a Venezia visitando la Galleria “Il Cavallino” nell’entrare incontrai Pablo Picasso e una signora che uscivano. Lo salutai con rispetto. Egli sorrise e con calore mi colpì con la mano sulla spalla. Intanto i signori della Galleria seduti dietro una scrivania,dove erano appoggiati dei cartoni, ridevano per un disegno veloce di Picasso,disprezzandolo. Io mi permisi di chiederlo e loro mi concessero di poter strappare l’angolo del cartone dove Picasso aveva disegnato un volto femminile. Tale lavoro,poi ammirato molto dall’avv. Tommaso Pedìo, mi servì per compensarlo per la causa riguardo un taglio abusivo,eseguito da un appaltatore,nella proprietà di mia moglie”.

Una parola. “Quello che interessa in arte è lo spirito di libertà. Quello vero,indipendente. La grande forza creativa -sosteneva Leone- l’ho trovata nelle botteghe artigianali. I miei maestri geniali e però schivi,modesti,dimenticati sono stati Gennaro Luciano, Emilio Notte,Alessandro Monteleone,Felice Carena,Giovanni Brancaccio,Francesco De Nicola,Pietro Barillà. Come fondamentale è il pensiero. Una parola gettata nella mente a caso,produce onde di superficie e di profondità. Provoca una serie infinita di reazioni a catena,coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini,analogie e ricordi,significati e sogni in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria,la fantasia e l’inconscio, e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione ma vi interviene continuamente per accettare e respingere,collegare e censurare,costruire e distruggere”.

Scorrono minuti, ore. Fino all’imbrunire parlammo di Ovo Matematicus e il significato della vita impresso nei quadri di Piero della Francesca, “l’opera artistica deve incontrare l’altro: questo è il fine dell’artista, di ogni artista”, affermò Giuseppe Antonello Leone .Rammentò che in Accademia si perde un po’ il senso umano, dell’errore che porta invece a migliorarsi . A suo giudizio: “Il tempo è importante. Costruire un nuovo linguaggio artistico è fondamentale: un dono che deve essere messo a disposizione di tutti”. Pertanto risulterebbe gratificante per i lucani e non vedere l’Ente pubblico, a cominciare dagli Enti pubblici regionali, dar vita a una Scuola internazionale d’Arte . Riferì con tono malinconico: “ Qui manca il pensiero, manca il fare, è una constatazione triste ma è così, purtroppo”. Prima di salutarci a Giuseppe Antonello Leone domandammo: “ E la civiltà delle macchine? “.Rispose così : “ Quella di Leonardo Sinisgalli?”. “Sì, quella di Sinisgalli?”. Ecco la risposta del professor Leone:” Sinisgalli è la civiltà delle macchine. Io, la civiltà delle mani”.

Inarrivabile Giuseppe Antonello Leone, di cui Sinisgalli ha scritto: “ … Di Beppe devo dire con franchezza che mi colpì più di tutto il suo demone, la sua intelligenza, la sua straordinaria tendenza con i segreti del mestiere. Beppe ha un istinto compositivo rarissimo ai nostri giorni. Beppe ha un gusto delle cose che ha un forte sapore arcaico. Beppe è dotato di un fiuto psicologico infallibile”. Per quale ragione il talento artistico e umano di Giuseppe Antonello Leone, Maria Padula, Leonardo Sinisgalli, Gerardo Guerrieri, eccetera è così poco apprezzato, divulgato, nascosto al sapere delle nuove generazioni? Forse a causa della sindrome di Salieri: la paura del talento, la soggezione verso chi è bravo, dunque autorevole, dunque popolare, dunque libero.

(A cura di Nino Sangerardi, autore del testo ‘Quello che i pugliesi non sanno’)

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