L’assalto con tecniche paramilitari avvenuto a Torchiarolo richiama una specifica scuola di pensiero: quella dei criminali cerignolani. Questi professionisti del crimine sono talmente abili da essere spesso chiamati in causa dalle principali organizzazioni mafiose nazionali, come Cosa Nostra, la ‘ndrangheta e la camorra, per eseguire colpi impeccabili su caveau o portavalori. Oltre ai cerignolani, altri gruppi d’assalto noti per la loro competenza provengono da Bitonto, Andria e dai territori della Sacra Corona Unita tra Brindisi e Lecce. A Torchiarolo, potrebbe essersi verificata una collaborazione tra questi diversi gruppi, utilizzando una tecnica chiaramente riconducibile a Cerignola: veicoli posizionati di traverso e incendiati, chiodi sparsi sull’asfalto, esecuzione rapida, ostacoli per rallentare le forze dell’ordine, e vie di fuga ben pianificate.
Negli ultimi anni, oltre un centinaio di cerignolani sono stati arrestati e condannati anche a pene di 20 anni per rapine in tutta Italia. Il gip di Foggia, nel novembre 2022, descriveva il loro modus operandi come un “modello aziendale di stampo criminoso” quando ha disposto l’arresto di 17 persone, di cui 15 di Cerignola, per una serie di rapine in Puglia e Campania.
Questi criminali, ricercati sia dalla legge che da altre bande malavitose, sono spesso le menti dietro assalti a blindati e caveau in tutta Italia. L’indagine “Keleos” della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha rivelato, ad esempio, la loro partecipazione a un furto da 8 milioni di euro nel caveau della “Sicurtransport” a dicembre 2016. Gli investigatori scoprirono che i calabresi, con l’approvazione di alcune cosche della ‘ndrangheta, si erano rivolti ai cerignolani per pianificare e attuare la rapina.
Queste abilità si tramandano di generazione in generazione. Un padre, senza sapere di essere intercettato, istruiva il figlio su come eseguire i colpi, sottolineando l’importanza di imparare il mestiere e gestire le operazioni con competenza.
L’ultimo grande blitz contro i cerignolani risale al 30 gennaio scorso, coordinato dalla DDA dell’Aquila. Sei persone sono state arrestate per una rapina da 4,8 milioni di euro alla “sala conta” dell’Ivri di San Giovanni Teatino, vicino Chieti. In totale, 39 persone sono indagate, di cui 28 cerignolani, per reati che vanno dall’associazione a delinquere all’omicidio tentato, ricettazione, incendio e uso di armi. Alcuni degli indagati sono stati accusati di aver agito con metodo mafioso, con una professionalità criminale e una brutalità che richiamano le modalità dei gruppi mafiosi organizzati.
Lo riporta Lagazzettadelmezzogiorno.it