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Amore totalizzante, ricchezza e prestigio professionale: Madame Bovary

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
5 Dicembre 2016
Manfredonia // Spettacoli //

Manfredonia. Al teatro Lucio Dalla ritorna la stagione di prosa, e lo fa con un grande classico, Madame Bovary di Gustave Flaubert, salutato da oltre 150 abbonati (+26% rispetto allo scorso anno) in un teatro quasi completamente pieno, nonostante la durata fiume dello spettacolo che ha superato le due ore e mezzo ed il realismo, amaro ed umoristico, della trama.

La riscrittura di Letizia Russo e la regia di Andrea Baracco non hanno apportato modifiche né ai personaggi né all’intreccio floubertiano delle vicende, rappresentate nella loro interezza. Emma Bovary, interpretata da Lucia Lavia è l’antieroina per eccellenza, simbolo della sconfitta degli ideali romanzeschi di amore eterno e romantico, di avventura e progresso, nello scontro con la realtà di una cittadina di provincia, fatta di tranquillità che scivola nella noia, prudenza che scivola nell’inettitudine, amore che scivola nella tenerezza coniugale più scialba.

Questa realtà è l’habitat naturale del dottor Charles Bovary (interpretato da Woody Neri), senza specializzazioni, senza passioni, senza ambizioni, ma disarmante e quasi comico nei suoi tentativi vani di capire e curare il “male di vivere” della moglie, e stoico nell’amarla disperatamente fino all’ultimo, nonostante tutto.

La realtà di provincia è per Emma la gabbia in cui ha deciso di entrare, senza troppa consapevolezza, nel momento in cui ha sposato Charles, e tutti i tentativi di uscirne l’hanno portata ancora più a fondo nel baratro dell’insoddisfazione. La maternità non le ha dato la gioia di mettere al mondo un maschio “un essere libero”, ma solo la piccola Berthe, rappresentata in scena come un manichino senza voce né volto, simbolo forse della condizione femminile del tempo (siamo a metà Ottocento). Emma, come Berthe, non è libera e ripone negli uomini tutte le sue speranze di “salvezza”, ma travolta da passione e ambizione, sceglie uomini sbagliati: né il timido giurista Leon, né il dongiovanni Rodolphe l’ameranno abbastanza da sconvolgere la propria vita per lei (e pagare i suoi debiti). L’unico a sacrificare per lei ciò che gli resta da vivere sarà proprio l’odiato Charles, che la segue nella scelta, finalmente libera, di morire.

Dialoghi e soprattutto monologhi, di questa Madame Bovary, colpiscono forte lo spettatore e lo coinvolgono. Amore totalizzante, ricchezza e prestigio professionale: i sogni degli uomini e delle donne in fondo non sono cambiati, così come è la stessa la frustrazione che ci uccide quando per colpa nostra o degli eventi non riusciamo a trovare la strada per realizzarli.

(A cura di Annapina Rinaldi, Manfredonia 05.12.2016)

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