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Casa ARCI: 60 anni di associazionismo in Puglia raccontati da Vito Saracino

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
5 Dicembre 2019
Cultura // Manfredonia //

Non si arresta la carriera del giovane Vito Saracino, storico sipontino che aggiunge una nuova pubblicazione al suo curriculum: Casa ARCI! Sessant’anni di associazionismo in Puglia, volume edito da Andrea Pacilli Editore.  Frutto di un lavoro lungo due anni e mezzo, sulle sue pagine si dispiegano interviste, racconti e documenti d’archivio su una pietra miliare dell’associazionismo laico italiano, diffusasi nel Mezzogiorno e specialmente in Puglia a partire dagli anni ’60. Mai come stavolta non vale il detto “non giudicare un libro dalla copertina”, qui riportante l’opera del 2006 Tum – Liberiamo la Musica: con tutta la vitalità e l’energia di una rappresentazione futuristica, quel TUM impresso non è solo un tonfo, ma è l’eco di un’idea di movimento, di forza delle idee.

VITO SARACINO (CP)

Appena al suo debutto, Casa Arci! ha già riscosso il suo primo riconoscimento: quello del Centro Internazionale di Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile, patrocinato da Regione Friuli Venezia Giulia e Università di Trieste. “Il libro di Vito Saracino – così recita la motivazione del premio  è una appassionata e attenta rappresentazione della crescita del modello associative ARCI, […] con riferimenti alla storia locale e nazionale e in particolare agli sviluppi e ai cedimenti delle strategie della sinistra politica. […] I temi trattati sono davvero importanti: per esempio il tempo libero e la crescita sociale oltre che culturale, tema ancor sempre attuale e per diverse motivazioni e in diverse aree del paese con declinazioni diverse”.

La genesi di questo libro, spiega il ricercatore, è abbastanza lunga e curiosa: «In primis non doveva essere un libro ma una semplice ricognizione archivistica con successivo riordino, un lavoro di routine che svolgo all’interno del team di giovani ricercatori della Fondazione Gramsci di Puglia. Casualmente, la sede di Arci Puglia a Bari si trova giusto a cento passi da quella della Fondazione Gramsci, come se la vicinanza geografica si possa trasformare in una vicinanza ideale. Così mi sono proposto alla dirigenza di Arci, ottenendo riscontri entusiasti e soprattutto spazio libero (ciò che spesso manca alla nostra “generazione senza vento”, parafrasando sia i Timoria che alcune pagine del mio libro), per ricostruire i tasselli di quel mosaico della storia dell’Associazionismo pugliese.»

VITO SARACINO (CP)

Non manca anche la storia dell’associazionismo in Capitanata: dalla presidenza dell’Arci Foggia di Maria Schinaia, di cui l’autore traccia un profilo di donna esemplare nel rilancio associativo, nella scuola e nelle istituzioni (ricchi i riferimenti all’impegno in solidarietà internazionale), alla realtà di Monte Sant’Angelo, passando per l’esperienza di Arci Manfredonia, di cui sono citate le numerose attività in campo culturale, come ad esempio le rassegne cinematografiche realizzate da Domenico Spagnuolo e Costantino D’Angelo nel 1986, o alla realtà delle” Iazzband” (così chiamati in dialetto), piccoli nuclei nati grazie alla diffusione ad opera di Arci della cultura jazz, all’interno delle quali compì i suoi primi passi  Lucio Dalla insieme a Nicola Di Bari.  Tuttavia la sua resta una ricerca regionale, che cerca quindi di dare lo stesso spazio imparziale a tutti i territori, la scelta più “local” rimane quella dell’editore: «Ho voluto fortemente che il mio libro fosse edito da Andrea Pacilli, grato al ruolo educativo che può svolgere una casa editrice in una terra difficile come Manfredonia. »

È impossibile parlare di Arci senza parlare di sinistra. Un’accezione di essa che oggi non ha più rappresentanza, costretta a cambiare nomi, alleanze e azioni politiche, un’evoluzione a cui l’Arci non guarda in maniera passiva. Come è cambiata la sua missione oggi? In che modo sono declinati i suoi valori nella società contemporanea? A queste domande Saracino cerca di dare una risposta: «Arci è riuscita fin dagli anni ’70 e ’80 a comprendere come forse il circuito dei partiti si stava ormai opacizzando, riuscendo a “fare politica” non solo nelle sezioni ma nelle piazze, oggi tornate di mode, nella solidarietà, con l’accoglienza responsabile, argomento oggi tanto dibattuto, nella diffusione dell’educazione popolare, nell’organizzazione di grandi e piccoli eventi musicali, con la proposta del turismo responsabile e del cinema. Queste che ho citato sono solo la punta di un iceberg di idee che hanno influenzato l’agenda culturale e anche, dell’industria culturale italiana e della nostra regione. Perchè non bisogna dimenticare come di idee e di cultura, nonostante le insidie del tempo, si può e si deve vivere. La missione di Arci e dell’associazionismo, come notiamo con la riforma del Terzo Settore, ha un futuro che è ancora da scrivere e non mi sento di ritenere migliore o peggiore del passato, sarà sicuramente diverso.»

«La mia non è stata una ricerca alla cieca, anzi questo libro rappresenta il completamento di uno studio sull’associazionismo spontaneo del quale mi ero già occupato all’interno della mia prima monografia dedicata ai movimenti della sinistra murgiana, un lavoro che come questo sull’Arci è partito per caso da un tuffo nelle carte. Devo dire che spesso le casualità mi aiutano e mi danno forza in momenti come questi, di “nebbia del pensiero collettivo”, dove il mestiere di storico possa apparire alquanto inusuale e addirittura desueto. Ma proprio questo ricorrere puntualmente alla linfa della storia e alla radice dei fatti e dei documenti è una sfida giornaliera che vale la pena perseguire

 

Carmen Palma per Stato Quotidiano

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