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Tchaikovsky e il tam-tam del silenzio

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
6 Febbraio 2011
Musica //

Teatro Petruzzelli, opera (immagine d'archivio)
Teatro Petruzzelli, opera (immagine d'archivio)
Bari – UNA nota. Una sola nota nel quarto movimento, alla battuta 137. E’ quella suonata dal tamtam, il leggendario e misterioso strumento orientale, che come uno spartiacque “segna l’inizio del pizzicato lugubre dei contrabbassi, sul quale si inanella un tema discendente, di rassegnazione, che si spegnerà dopo qualche battuta” (R. Muti).

Una sola e decisa nota. Metafora che racchiude la chiave di volta del quarto movimento, “Adagio lamentoso”, della Sesta sinfonia di Pyotr Ilyic Tchaikovsky, detta “Patetica”. Ancora una sinfonia sul tema dell’ineluttabilità del destino, che questa volta, però, non trova alcun esorcismo nella maestosità di un finale trionfante. Questa volta il fato vincerà la sua partita.

Tchaikovsky nella sua ultima sinfonia spiazza tutti. Il finale maestosamente violento lo colloca alla fine del terzo movimento. Come se volesse, in quel punto preciso, chiudere i conti col suo pubblico senza tempo. Per riservarsi una fine intimamente introspettiva, sussurrata dolcemente e intensamente fino al rapimento estremo e al silenzio senza fine.

Per una di quelle imponderabili coincidenze che la vita riserva a ciascuno, il compositore morì quando si stava eseguendo per la seconda volta la sua “Patetica”. Diventando, così, una sorta di testamento artistico, nel quale confluiscono tutti gli stati emotivi, spirituali ed affettivi che ne avevano caratterizzato il suo travagliato arco di vita. Un romantico fendente di luce sulla fragile tela esistenziale del musicista russo, segnata da ombre e tinte dal tenore caravaggesco.

Un’ulteriore prova di maturità dell’Orchestra della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli, che sotto il polso e la bacchetta del Maestro Renato Palumbo testimonia una crescita precoce e “l’ottimo spessore artistico” apprezzati dallo stesso Direttore. Ormai artisticamente di casa a Bari.

Ancora una donna protagonista e solista mozartiana sul palcoscenico sinfonico del Politeama barese. Questa volta è toccato a Martina Repetto, primo corno dell’Orchestra del Petruzzelli, dare fiato e tonalità al suo insolito strumento nell’accattivante Concerto n. 3 per corno e orchestra K 447 di Wolfgang Amadeus Mozart.

Infine una comprovata evoluzione anche nel processo competente del pubblico, che consapevolmente si lascia travolgere dall’entusiasmante tranello thcaikovskyano alla fine del terzo movimento della “Patetica”. La speranza che si spegne nell’inusuale silenzio che chiude la sinfonia, si riaccende nei lunghi e calorosi applausi finali. Applausi convinti, che sigillano l’orgoglio per l’Orchestra ritrovata e il piacere di poter contare su una promettente, folta e professionale presenza giovanile.


gelormini@katamail.com

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