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La scomparsa del Servizio sociale. La triste lezione che viene da Bibbiano

AUTORE:
Paolo Cascavilla
PUBBLICATO IL:
6 Agosto 2019
Editoriali // Foggia //

A Vieste raccolgono le firme per dire a chi affidare due bambini. Il popolo sovrano decide.

I rappresentanti delle forze di governo del territorio (Lega e 5 stelle) intervengono. Fanno conoscere chi sono e cosa pensano. Promettono controlli per “mettere ordine” e “vederci chiaro nei Piani sociali di zona”. Gli operatori sociali sono guardati con sospetto. Di Maio in questi giorni va a Bibbiano, dopo Salvini, che è stato accolto da una grande folla. Eppure solo 3 – 4 mesi fa di fronte a vari casi di bambini maltrattati e morti per incuria e responsabilità dei genitori, i sindaci sono stati costretti a difendersi e a dover spiegare perché i servizi sociali non erano intervenuti e non avevano tutelato quei bambini.

Leggendo le notizie da Bibbiano e dall’Unione dei comuni di val d’Enza, eccessivo appare il numero dei bambini allontanati dalle famiglie di origine. Superiori a quelli di Comuni che contano un numero di abitanti di gran lunga maggiore. “E’ perché lavoriamo bene” E’ stata la risposta.

I dati di Manfredonia, alcuni anni fa, erano di poco più di venti bambini ospitati in strutture protette (case famiglia), un terzo e anche un quarto rispetto a quelli di altri comuni delle stesse dimensioni della Provincia di Foggia. Gli affidi oscillavano e non superavano dieci – quindici unità. La spiegazione? Funzionavano i servizi di sostegno e di aiuto: semiconvitto, assistenza educativa domiciliare, recupero scolastico, lavoro di rete (servizi sociali, consultorio, pediatri, asilo nido…). Rapporti vivaci e mai subalterni anche con il Tribunale dei minori. Prima di giungere all’allontanamento si sperimentavano tutte le vie possibili, tra cui il coinvolgimento di parenti e associazioni nel seguire e accompagnare i nuclei fragili. La preoccupazione nel mantenere o nell’allontanare era condivisa, e per il lavoro di rete c’erano protocolli (patto educativo, povertà, recupero scolastico…), che coinvolgevano associazioni, parrocchie, scuole… Era il welfare comunitario. Tutto bene? Si facevano errori, ma c’erano gli anticorpi per correggerli. Non c’era un’idea astratta di famiglia, ma si cercavano dentro di essa punti positivi e sostenerli. Il controllo in un piano sociale di zona è nel gruppo stesso, nella rete, nei vari servizi. Il Piano sociale di zona è costituito da vari comuni, e quindi da assessori di orientamento differente e da Consigli comunali diversi.

I fatti di Bibbiano saranno chiariti dalla magistratura e forse assumeranno una luce diversa. Ma ora sorgono numerosi interrogativi politici e culturali. Intanto emerge un metodo e un clima di lavoro verticistico e inquietante. Figure apicali che sono “totalizzanti”, e dietro non si avverte un lavoro di gruppo, una diversità di orientamenti, il reciproco controllo, una umiltà nell’avvicinarsi a casi che restano sempre “unici”. Verifiche mancate anche dalla politica, che ora si accorge di essersi fidata troppo. E poi il linguaggio. Servizi sociali che non usano le parole, non motivano, non chiariscono…. Si possono togliere i nipoti alle nonne con una telefonata? Ma forse c’è altro. Non l’idea di famiglie imperfette da correggere, puntellare, provare ad aggiustare… ma famiglie da sostituire. Magari con altri modelli di famiglie.

Leggo oggi un manifesto che indica orari di ricevimento del pubblico all’Ufficio Servizi sociali dei comuni dell’Ambito: Manfredonia 4 ore e mezza, Monte S. Angelo 4, Zapponeta 6, Mattinata 17. Parliamo di orario settimanale! Fino a poco tempo fa si riceveva ogni giorno con decine e decine di incontri e colloqui quotidiani. A Manfredonia si parla solo dell’ospedale e della sua insufficienza per i bisogni di una popolazione che cresce ancor più durante l’estate. E per i servizi sociali? Forse se ne può fare a meno.

In un incontro a Foggia sulla Salute mentale si discusse della centralità di tale servizio in carico ai Comuni, all’Asl e ad altri enti. Centralità confermata da un autorevole rappresentante della Organizzazione Mondiale della sanità (OMS). Assistenti sociali, figure di base che ascoltano, indirizzano, seguono, accompagnano, difendono le persone senza relazioni e potere. Furono paragonate agli insegnanti di scuola materna o elementare. Da Bibbiano a Manfredonia emergono due problemi: uno svuotamento del servizio sociale e poi la drammatica carenza di conoscenze diffuse. I piani sociali di ogni Ambito stanno ovunque su Internet, ma nessuno sente il bisogno di leggerli. L’ignoranza non fa più vergognare.

A cura di Paolo Cascavilla
fonte futuriparalleli.it

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