Il Tribunale di Taranto ha ordinato alla Regione Puglia di risarcire un’azienda agricola di Castellaneta con 41.748,60 euro, oltre agli interessi e alle spese legali, per un totale di circa 52.000 euro. Il risarcimento è stato determinato a seguito dei danni arrecati da cinghiali alle coltivazioni di fico d’India. Secondo l’avvocato dell’azienda, Giuseppe Clemente, questa è la prima sentenza di questo genere in Italia e potrebbe rappresentare un precedente importante per future cause simili.
La corte ha ritenuto la Regione responsabile per non aver controllato adeguatamente la popolazione dei cinghiali, nonostante le misure previste dal Piano faunistico venatorio e affidate agli Ambiti territoriali di caccia. In sostanza, il personale addetto al controllo della fauna non ha svolto un numero sufficiente di abbattimenti. La decisione, presa dal giudice Valerio Seclì, riguarda i danni subiti dall’azienda agricola tra il 2021 e il 2023.
L’avvocato Clemente ha sottolineato che la sentenza è rilevante non solo per l’importo del risarcimento, mai riconosciuto prima d’ora in Italia, ma anche perché afferma che i coltivatori non sono obbligati a dotarsi di sofisticati sistemi di protezione o a recintare i propri terreni. La sentenza precisa che la recinzione del fondo è una scelta del proprietario e che il mancato esercizio di tale scelta non può essere considerato una negligenza.
Per ottenere un risarcimento, le aziende agricole devono dimostrare l’entità del danno e che esso sia stato causato dalla fauna selvatica. Clemente ha sviluppato una strategia legale che consente di ottenere il risarcimento in tempi relativamente brevi. La strategia prevede una richiesta urgente di accertamento tecnico preventivo, con la nomina di un consulente tecnico da parte del Tribunale per stimare il danno. Successivamente, in un periodo che può variare da sei mesi a un anno a seconda del carico di lavoro del Tribunale, si ottiene il provvedimento di condanna. La Regione ha poi 120 giorni per completare il pagamento.
Lo riporta Civico93.