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Una Manfredonia da mangiare

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
7 Agosto 2010
Editoriali //

Un pescatore dell'Adriatico (iltirreno.gelocal)
Un pescatore dell'Adriatico (iltirreno.gelocal)
Manfredonia – AL turista del Nord che (per sbaglio, statistiche alla mano) si trovi a scendere dalla Padania industrializzata alle meno blasonate latitudini sipontine lo spettacolo del centro di Manfredonia, specie il sabato sera, potrebbe far riportare alla memoria il famoso detto “Milano da bere”. Il celebre slogan, nato negli anni ottanta per pubblicizzare un noto amaro, descriveva alcuni ambienti sociali della città lombarda caratterizzati dal benessere diffuso e dall’immagine “alla moda”. In effetti, il turista stupefatto, in quanto abituato a una visione degradata del Sud, potrà osservare allibito un continuo passeggio di auto, molte delle quali lussuose, parcheggiate in piena zona a traffico limitato, e molte dame sfoggiare abiti costosi, facendosi finanche beffe della crisi economica. Poi, dati alla mano, inizierebbe a scoprire che, a partire dal 1991 fino ad oggi, in media 100 cittadini manfredoniani ogni anno sono stati costretti a cambiare residenza per mancanza di lavoro. Il turista inizierebbe a scoprire il flusso continuo di giovani costretti ad accontentarsi di 200 euro il mese, naturalmente senza contratto e contributi, per non cambiare città, oltre l’interminabile e quotidiana fila dell’Inps. E inizierebbe a capire che c’è qualcosa che non funziona. Scoprirebbe l’urbanizzazione selvaggia che ha consentito di distruggere palazzi storici in centro, sostituiti da squallidi condomini di 7 piani, in barba a qualsiasi regolamento. Scoprirebbe, inoltre, che ogni grande evento di sviluppo che ha coinvolto la città sipontina ha prodotto solo effetti temporanei e ha irrimediabilmente “mangiato” il territorio.


PRENDI I SOLDI E SCAPPA – Un esempio lampante è costituito del Contratto d’Area (o d’Aria, come è stato ribattezzato) (Focus Contratto d’Area: truffe, frodi, fallimenti e chiusure), dove si sta assistendo, sin troppo precocemente, alla genesi di un esempio di moderna archeologia industriale, con le industrie del nord sovvenzionate e autorizzate a distruggere una estesa area del Parco del Gargano interdetta anche al pascolo e a fuggire quando i rubinetti dei finanziamenti vengono chiusi. Un caso di questo tipo porta la data di solo 3 giorni fa quando una frode fiscale per 22 milioni di euro viene accertata dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Manfredonia, all’esito di specifici controlli, partiti già nel febbraio del 2009 (relativi allo stesso finanziamento percepito dalla srl). La società in questione, il Cotonificio di Capitanata, aveva usufruito dei fondi del CdA derivanti dal secondo protocollo aggiuntivo, a valere su fondi Cipe, pari a 39.006 (in miliardi) d’investimenti, 23.554,7 miliardi di contributi, per 48 occupati a regime in 36 mesi (vedi Focus precedente).

“STANNO SEPPELLENDO UNA SCOGLIERA” – Il sistema più semplice e redditizio per le amministrazioni italiane, specie in tempo di crisi galoppante, sembra essere stato trovato nella cementificazione selvaggia.“A Manfredonia (Foggia)” – scriveva Beppe Severgnini lo scorso 2 agosto, sul Corriere della Sera – “stanno seppellendo una scogliera”. Al sito del giornale del capoluogo lombardo erano giunte, infatti, una serie di segnalazioni e foto riguardanti la costruzione del nuovo porto (il quinto della città) accompagnato da un imponente apparato di strutture correlate.

IL PROGETTO ‘MARINA GRANDE’ – Nel dettaglio, così come concepita, l’opera portuale di Manfredonia prevede: 658 posti barca, 900 posti auto, ristoranti, spazi eventi, locali commerciali, servizi, elisuperficie e aree verdi attrezzate, per una superficie complessiva del piano di 273.845 metri quadri, di cui circa 110 mila a terra e 165 mila in acqua, con spazi costruiti pari a 11.050 metri quadri. Per la realizzazione della Marina Grande è preventivato un investimento totale di 55 milioni di euro, il 35,6% dei quali a carico del Terzo Protocollo aggiuntivo al Contratto d’Area di Manfredonia-Monte Sant’Angelo-Mattinata e il rimanente 64,4% a carico della Gespo srl, la società incaricata per la realizzazione del progetto.

FOCUS: Sul Gargano: Porti, abusi e ‘cementi illegali’ e La partenza dei lavori per il Porto turistico

La protesta di Goletta Verde-Legambiente nell'area del nascente Porto turistico di Manfredonia (immagine d'archivio)
La protesta di Goletta Verde-Legambiente nell'area del nascente Porto turistico-Mf (immagine d'archivio)
PROTESTA SOLO LEGAMBIENTE – Nonostante l’ondata di proteste partite dal web gli unici ad aver svolto una manifestazione pubblica degna di note sono stati gli attivisti di Legambiente, che si sono ritrovati sulla scogliera a ridosso del molo di Ponente del porto commerciale di Manfredonia, l’ultima scogliera rimasta nella cittadina, e hanno srotolato uno striscione giallo con la scritta nera “Giù le mani dalla costa!”, alludendo palesemente al faraonico progetto del nuovo porto, che oltre ai posti barca prevede la cementificazione della costa per la bellezza di 48.890 metri cubi. Stando alle dichiarazioni dell’ex assessore comunale all’Urbanistica, Franco La Torre, infatti, la realizzazione dell’opera procede in fretta e saranno sufficienti 3 anni (contro i 4 previsti da progetto) per rendere operativa la nuova struttura.

LA CONSERVAZIONE DEL TERRITORIO – “L’assalto dei porti turistici è diventato un vero e proprio escamotage per urbanizzare la costa, derogando e aggirando i piani urbanistici” – commentava Stefano Ciafani, Responsabile scientifico Legambiente – “un business milionario che ruota intorno alla costruzione di una miriade di posti barca spesso inutili e con relativo corollario di strade, bar, negozi, parcheggi e centri commerciali, con il serio rischio di innescare anche gravi fenomeni di erosione costiera e scomparsa di spiagge; progetti per cui le amministrazioni locali fanno a gara nell’intento di accaparrarsi risorse pubbliche, che in questo caso arrivano a pioggia ma che non rappresentano certo un modello di sviluppo lungimirante del territorio. La strada dello sviluppo sostenibile passa per la conservazione e la valorizzazione del territorio e per un turismo di qualità, inteso come una risorsa intelligente”.

CONCLUSIONI – La storia di Manfredonia dimostra che “mangiare” il territorio (vedi Enichem), Contratto d’Area e urbanizzazione in aree archeologiche hanno prodotto ricchezza solo nel breve periodo per poi ritorcesi contro la città stessa. “La cosa” – si spiega nell’articolo del Corriere della Sera – “piace ai costruttori locali e ai residenti-elettori: in tempi difficili è lavoro. Turisti, visitatori e viaggiatori protestano; poi alcuni, a cose fatte, comprano la casetta a schiera e l’affittano in nero”.

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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