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Sangalli: “le Torri cadranno ma sicurezza per il forno. Noi in chiusura? Fra 15 anni”

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
8 Ottobre 2011
Manfredonia //

Manfredonia Vetro, Sangalli Group, aerea (ST da IDM)
Attesa per i responsi dell’Arpa sulla presenza di arsenico nel suolo. La preoccupazione principale vigerebbe anche per l’abbattimento delle polveri. Ovvero per il sollevamento delle stesse a seguito della demolizione delle due opere. Le torri potrebbero infatti contenere arsenico. Da qui la decisione di attendere una settimana per la caratterizzazione del suolo e le risposte dell’Arpa, che ha già effettuato dei sondaggi (anche sulle polveri superficiali e non presenti nel suolo circostante, per verificare la possibile presenza di arsenico). Dei laboratori specializzati (privati) correlati alla svolgimento dei lavori avevano già eseguito delle analisi – per conto degli appaltatori dei lavori – per rilevare la presenza di arsenico sulle pareti esterne delle torri. Le analisi farebbero riferimento a metà luglio (dunque con la partenza dei lavori), fine luglio, prima decade di agosto: la presenza di arsenico sarebbe risultata “non rilevante”.

Per le superfici esterne non dovrebbero determinarsi problematiche di inquinamento “in considerazione delle piogge degli ultimi anni” che a seguito della dismissione dell’impianto avrebbero completamento lavato e “purificato” le torri da ogni traccia di sostanza inquinante. Detto del funzionamento e dell’utilità delle due torri, si ricorda che quando l’impianto andava in pressione al vertice delle torri fuoriusciva arsenico (il petrolchimico Anic – poi EniChem Syndial – si insediò a Manfredonia nel 1971 “specializzato nella produzione di fertilizzanti e di caprolattame, monomero del nylon)”. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti si rivelarono nel tempo “inadeguati” e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche “si susseguirono a distanza quasi regolare”. Il più grave il 26 settembre 1976, quando un’esplosione all’impianto per la fabbricazione dell’urea provocò la fuoriuscita di una nube di anidride arseniosa (gas contenente arsenico): nessun decesso diretto, ma con conseguenze che si avvertirono negli anni, “soprattutto tra gli ex dipendenti della ditta e la popolazione del territorio circostante”. Verso la fine degli anni ’80 la crisi delle produzioni. Dunque le inchieste per inquinamento marino con la cessazione della produzione di caprolattame nel 1988. Con l’accordo per la ristrutturazione, sottoscritto dai sindacati nel 1991, gli impianti per la produzione di fertilizzanti chiusero nel 1993 e rientrarono – con cessazione definitiva – nel piano di riassetto della divisione dell’Enichem Agricoltura. Nel 1994 la firma del Contratto d’Area, per “l’arrivo di finanziamenti per l’industrializzazione di aree in crisi”, con l’autorizzazione della Regione ma “senza una valutazione d’impatto ambientale”. Nei primi del 2000 le opere di bonifica nell’ex area Enichem e lo smantellamento delle vecchie ciminiere per le aziende del CdA. Ancora in corso il processo sulle morti per tumore degli ex dipendenti del’Enichem: lo scorso luglio 2011 la Procura generale di Bari ha presentato ricorso alla Cassazione contro la sentenza della Corte d’appello di Bari sulle morti per tumore dei dipendenti. Secondo la Procura gli imputati non hanno infatti adottato “tutta una serie di contromisure per limitare i danni causati dalla fuoriuscita di 10 tonnellate di arsenico”. Ora l’ultima parola alla Cassazione anche se resta difficile in ogni modo, nonostante il ricorso, l’annullamento di una sentenza d’appello confermante i giudizi di primo

I soggetti interessati alle opere di demolizione. Si ricorda che il progettista e direttore della “seconda fase” dei lavori di demolizione delle opere civili nell’Isola 5 – comprese le due torri Prilling di 16 per 65 e 19 per 70 metri di diametro per altezza – è l’ingegnere Matteo Palumbo; responsabile lavori e coord. sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione lavori il dott. Ing. Domenichino Bisceglia; cliente finale naturalmente la Syndial Spa di San Donato Milanese (attuale intestataria degli oltre 5 Ha in questione), committente e impresa affidataria dei lavori, Mosmode sas di Giuseppe Cannavale e c. di Crotone, da fine anni ’90 impegnata in “servizi di smaltimento rifiuti, raccolta e trasporto di rifiuti speciali, non tossici e nocivi, smontaggio e demolizione di impianti e bonifiche di siti civili ed industriali anche contenenti amianto” (già interessata alla prima fase dei lavori di demolizione, nel 2007-2008 con un Ati e l’Agecos dei f.lli Bonassisa, coinvolti in indagini giudiziarie per smaltimento dei rifiuti in discariche abusive). In sub-appalto per i lavori di demolizione la Spa dei Fratelli Omini con sede legale a Novate Milanese (Mi), che si occupa tra l’altro della demolizione di impianti industriali e civili e della bonifica di tutti i materiali etc. con sedi tra l’altro a Manfredonia (sito di M.S.Angelo della Syndial Spa, ufficio-cantiere); Sassari (Porto Torres, zona ind. La Marinella, c/o Syndial Spa, cantiere-ufficio); Venezia (Marghera, cantiere c/o Enichem, demolizioni industriali). Interessate ai lavori in sub-appalto la De Cristofaro srl di Lucera (sede legale a Lucera in C.da Montaratro, tra l’altro impegnata nello smantellamento di impianti industriali ed altre sedi in c.da Pozzo dell’orefice snc a Lucera, attività: discarica); infine in sub-appalto anche la snc Angelo Collicelli di Manfredonia (sede legale a Manfredonia, con due sedi in area ex Enichem, stabilimento ufficio per la fabbricazione carta e cellulosa ed uno stabilimento sempre nell’area Ex Enichem, cantiere per la bonifica ambientale dello stabilimento della Syndial Spa

Come saranno demolite le torri. Per il rischio polveri verrà utilizzato il sistema dei cannoni nebulizzanti (o nebulizzatori), con ugelli capaci di produrre un getto d’acqua finemente nebulizzato, in grado di abbattere le particelle di polvere alla loro sorgente e impedirne la diffusione nell’aria circostante. I cannoni nebulizzanti sono stati utilizzati anche per le caldaie dell’Isola 9, in base alla raccolta dati.


Il cd metodo della caduta programmata.
La cd tecnica della caduta programmata (tramite un escavatore telecomandato a distanza, senza operai e con un ragigo di caduta di circa 100 metri) dovrebbe prevedere dei tagli nelle colonne delle torri per originare uno sbaricentramento del manufatto in cemento armato con la successiva caduta della torre. Dunque apertura di una breccia (per circa il 50% della circonferenza della torre) alla base del manufatto, inclinamento in avanti della torre, con lo sbaricentramento la caduta del manufatto a seguito della caduta dalla base. Una metodologia di demolizione con la quale si dovrebbe prevedere l’asse di caduta di ogni singola torre. Una volta demoliti, i manufatti saranno analizzati probabilmente dall’Arpa, dunque trattati, infustati e spediti in discariche specializzate, ipoteticamente distinte nel caso di presenza o meno di sostanze inquinanti. 90 i giorni a disposizione dalla demolizione dei manufatti per stabilire la presenza o meno di arsenico negli stessi. Naturalmente alla base della destinazione finale in discarica dei rifiuti l’accertata presenza o meno di arsenico nei manufatti.

La posizione di Sangalli. Il direttore di stabilimento dr. Giuseppe Dacchille: “la nostra preoccupazione, come azienda, e che potrebbero determinarsi delle ripercussioni sulle produzioni del forno, in seguito alla caduta delle torri. Forno già compromesso ed azienda in chiusura ? Smentisco categoricamente”. “E’ innegabile come la caduta delle due torri di Prilling (poste a circa 200/300 metri dallo stabilimento Sangalli, ndR) potrebbe anche determinare delle ripercussioni sulle produzioni del forno”. In che modo ? “La vibrazioni potrebbero diciamo inficiare la qualità delle produzioni dell’impianto ricordando la struttura costituita da mattoni refrattari sovrapposti, un peso di circa 1300 tonnellate, con vetro fuso a 1600 gradi di temperatura e la presenza di un liquido dal quale si avrà la determinazione finale della materia prima”. Ovvero: con le vibrazioni in atto “per qualche ora, giorno” si potrebbe anche determinare uno spostamento dello stesso liquido e dunque un’alterazione nelle produzioni. “Abbiamo chiesto un approfondimento per conoscere tutti i rischi ai quali potremmo essere esposti come azienda”, dice Dacchille. E’ emersa voce che il forno sarebbe comunque già compromesso, e che anche i camion, i mezzi pesanti di passaggio sulle strade parallele originerebbero vibrazioni maggiori rispetto a quelle determinate dalla prossima caduta delle torri (“le vibrazioni non esistono – dice un responsabile delle ditte appaltatrici – la verità è che la Sangalli vuole chiudere, i geotecnologi hanno già misurato e valutato il possibile impatto. Ricordo che il forno della Sangalli è in zona a2, per il rischio sismico. Con i nostri lavori siamo al di sotto di quanto previsto dalla norma di circa 1/25. Forse l’azienda punta al risarcimento danni”). “Il forno è soggetto ad una normale usura determinata dal tempo. Ha un ciclo di vita di circa 14 anni. Dunque fino al 2014/15. L’azienda è coperta con una polizza assicurativa con massimale di 35/40 milioni di euro, pari al valore del forno. Oggi in Sangalli ci lavorano circa 250 persone. Se il forno si ferma si ferma l’azienda. L’imprenditore per tale motivo ha inviato lettere al Prefetto, Syndial e vari responsabili interessati ai lavori di demolizione. Ma come azienda smentiamo categoricamente l’ipotesi chiusura. Quando il ciclo vita di questo forno sarà terminato dovrebbe entrare in funzione il nuovo forno. Con possibilità di produzione possibile di altri 15 anni. Per il finanziamento si provvederà come in precedenza. Non lo so è prematuro, vedremo”. L’attesa è per il 13 ottobre. Poi si comprenderà se le due torri di prilling, nell’Isola 5, cadranno o meno “definitivamente”

g.defilippo@statoquotidiano.it

17 commenti su "Sangalli: “le Torri cadranno ma sicurezza per il forno. Noi in chiusura? Fra 15 anni”"

  1. In verità l’Azienda sta per chiudere e sta già portando materiale nell’azienda di San Giorgio. Alcuni operai inoltre stanno già concordando una buona uscita per andar via prima.Apriamo gli occhi: se fra 2 anni deve entrare in funzione, in sostituzione di quello vecchio ,un altro forno con lavori per circa 35 milioni di euro, dovremmo iniziare a vedere qualcosa di quei lavori o sbaglio? Spero solo che non dovremmo rincorrerli fino in Veneto far riportare quella zona come era prima!

  2. La Sangalli in chiusura Cazzate !! La verità è che si vuol mascherare l’abbattimento delle torri su di un terreno che non è stato ancora caratterizzato (possibile presenza di arsenico) e tenuto sotto sequestro dalla magistratura fino a qualche mese fa, con false notizie riguardanti la Sangalli.

  3. caro piero e stefano…………….non vi cullate ha ragione paolo ,vedrete sta per chiudere la sangalli,altro che chiacchiere.

  4. Se vi riferite alla Manfredonia Vetro vi sbagliate di grosso , uno stabilimento del genere non si chiude, al massimo si vende o se ne fanno altri oltre a quello di Manfredonia. Infatti la Sangalli ne ha fatto un’altro a Udine e forse ne farà un terzo. Forse vi riferite ad altro della Sangalli.

  5. Per la redazione certo che la persona dell’articolo che ha voluto rimane anonimo sicuramente non lavora alla manfredonia vetro perchè stanno scritte un sacco di cavolate che riguardano l’aspetto tecnico del forno. Se avete necessità di conoscere gli aspetti tecnici della manfredonia vetro non rivolgetevi ai salumieri, senza nulla togliere ai salumieri.

  6. mi dispiace ma Sangalli non è cosi scemo da continuare a spendere soldi all’interno dello stabilimento per poi chiudere guarda copertura parcheggio operai in pannelli solari impianto omat copertura zona uffici in pannelli solari copertura raccolta acqua in pannelli solari impianto eolico una pala già installata il nuovo impianto per il vetro coatizzato ovvero vetro a bassa emissione e il nuovo deposito della soda tutti investimenti fatti nell’ultimo anno sarebbe da matti e che il dott. Sangalli è preoccupato per la stabilità del forno non dimentichiamo che li si produce il vetro italiano con la qualità più alta noi operai della Sangalli dovremmo preoccuparci solo del fatto che dall’abbattimento delle torri potrebbe essere messa a repentaglio la ns salute non tutti sanno quanta polvere possa causare l’abbattimento delle torri e cosa ci sia in realtà nel terreno dove le torri cadranno non dimentichiamo il 26 settembre 1976 allora senza retroscena sulla chiusura della Sangalli cerchiamo di attuarci che non vengano abbattute le torri ma demolite come hanno fatto per i camini della centrale Enichem perchè sarebbe dannoso non solo per i lavoratori della Sangalli che ci lavorano ma anche per i cittadini di Manfredonia se con l’abbattimento si alzassero sostanze nocive e ricordiamoci che nelle vicinanze c’è un centro commerciale

  7. La verità è che l’azienda che ha commissionato l’bbattimento delle torri è calabrese e poco gli importa di imquinare ulteriormente il territorio. L’abbattimento della torre a caduta d’albero costa poco questa l’unica verità, mentre il metodo utilizzato per i camini della centrale è sicuramente una tecnologia più avanzata è richiede qualche settimana di lavoro e chiaramente più soldi che la mosmode non ha alcuna intenzione di spendere. Mi domando dove sono gli ambientalisti di manfredonia, biancalancia etc,? Forse sono solo interessati a operazioni a cui si può attingere qualcosa…..?

  8. a sentir parlare qualcuno di voi mi domando: ma quanti tecnici che abbiamo qui a manfredonia,sapete tutto voi, sangalli che chiude, operai che concordando una buona uscita per andar via prima,l’Azienda sta per chiudere e sta già portando materiale nell’azienda di San Giorgio, adienda demolitrice calabrese,ma la volete smettere di gettare fango su tutto. condivido quello che ha detto massimo riguardo la Sangalli,e a chi fa il prof. voglio precisare che il primo appalto di demolizione fu dato ad una ditta di crotone, e la ditta che ha abbattuto le torri e che sta ultimando la demolizione è di PADOVA.Vergognatevi a saper solo sparlare di tutto

  9. Di sicuro i due amici :Minghia e Paolo sono senza dubbio 2 personaggi che non vivono in stretto contatto con la vita lavorativa di chi la dentro ci lavora.Per tale motivo non li posso biasimare,a minghia poi suggerirei di cambiare nikname,per come si presenta è chiaro intravedere una personalita fortemente disturbata…chissa per quale motivo.Paolo probabilmente avra avuto qualche delusione o non so di quale natura tale da fargli esprimere giudizzi ed opinioni di sua probalile distorta interpretazione.Un consiglio a entrambi….prima di scrivere certe castronerie documentatevi come si deve,sono certo che farete piu bella figura.

  10. Per anonimo, se le cose non se sai “salle”. La ditta che ha commissionato la demolizione alla ditta di padova è la mosmode azienda di crotone di cannavale giuseppe. E’ quest’ultima che al momento deve gestire lo smantellamento e sempre quest’ultima ha affidato all’azienda di Padova la demolizione secondo le specifiche modalità più economiche. Non fare di tutt’erba un fascio perchè tu fai parte dell’erba che le cose non le sa

  11. Faccio solo una domanda a chi sa Le cose come stanno visto che secondo qualcuno noi non le sappiamo: mi dite come mai se fra due anni occorre sicuramente sostituire il forno nè si sa nè si vedono lavori che ci possano far capire la sua sostituzione? Penso che se qualcuno deve fare lavori da una trentina di milioni si preoccuperà almeno due anni prima!Si accettano risposte solo da esperti

  12. caro paolo le domande meritano risposte se poste in maniera inteligente il rifacimento del forno è un lavoro limitato a un tempo breve e a uno spazio limitato in quanto nascerà esattamente nel posto dove è ora a qst punto il materiale sarà preso appena si saprà la morte certa dell’attuale forno è la programmazione dei lavori che sono già a buon punto ma una cosa te la devo ricordare la questione non è ne il forno nuovo ne quanto ne come si farà ti è e ci deve riguardare tutti e qnt dico tutti intendo una popolazione che spazia dai manfredoniani ai montanari che l’abbattimento così come programmato potrebbe causare una quantità alta di polveri nell’aria dannose sia per il territorio che per la popolazione concentrati su questo

  13. Caro Massimo a me sembra che il DOTT. SANGALLI è più preoccupato delle sollecitazioni al terreno che per le esalazione delle polveri dei suoi operai e della popolazione. Io penso che creare gruppi,comitati del solito “NO” sia sbagliato; rimandare invece la questione ai tecnici dell’arpa e ai tecnici interessati nell’operazione sia la cosa più saggia.

  14. Paolo mi spiace smentirti Sangalli spende fior di quattrini per la sicurezza dei lavoratori ovviamente è nel suo interesse farlo oltre che nell’interesse dell’operaio ovviamente ti voglio ricordare che l’imprenditore ha il dovere di preservare la salute del lavoratore ottenendo cosi un maggior profitto e sangalli è un’IMPRENDITORE come lui se ne trovano pochi ti ripeto un’altra cosa le torri giù con demolizione preservando l’interesse e l’incolumità della Sangalli, operai, cittadini che quotidianamente frequentano quella zona e le due cose sono compatibili vedi demolizione dei due camini centrale Enichem

  15. Caro Paolo che il dott. Sangalli non si preoccupa dei suoi operai questo e’ falso io ci lavoro da 14 anni e penso proprio di poterlo dire cosi’ come i miei colleghi,concordo pienamente con Massimo per quanto riguarda il rifacimento del forno e tra un paio di anni si comincera’ a pensare all’acquisto dei materiali visto che sono migliaia i pezzi che arriveranno comprarli ora vorra’ dire togliere vetro dal magazzino e metterci mattoni,e questo non e’ possibile.

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