“Orlando, che gran tempo innamorato fu de la bella Angelica, e per lei in India, in Media, in Tartaria lasciato avea infiniti ed immortal trofei in Ponente con essa era tornato, ..”, la trama sembra ripetersi fino ai giorni nostri.
Il viaggio dell’amore, si svincola a tratti dagli stereotipi del dolore, dell’incertezza e della follia che coinvolge lo stesso Orlando. Storie sospese tra il bisogno e il desiderio di possedere l’amato. Il bisogno da solo si riduce alla soddisfazione degli istinti sessuali, della ricerca esasperante e acerba di un atto che si conclude e vanifica ogni sentimento duraturo. E così anche l’amore mai posseduto, se non desiderato “ Fugge tra selve spaventose e scure, per lochi inabitati, ermi e selvaggi..”.
La selva della vita, dove la persona amata resta in bilico tra il bisogno e il desiderio, impigliata nella rete dell’amare e l’essere amati, traguardo divino. I ragazzi interrogano la Professoressa Rosa Porcu tra il sorriso e lo stupore: “ E’ vero che nell’amore bisogna sempre soffrire? L’amore è spesso un gioco di interessi?” E tra le domande e le risposte si alternano spezzoni di films e brani musicali che parlano delle maschere dell’amore, delle trame che propongono stili, scelte, e visioni contrapposte. Il filo conduttore del poema ariostesco, guida il dibattito anche tra due generazioni diverse, depositarie di domande che accomunano adulti e giovani ragazzi.
Angelica fugge e i suoi spasimanti l’inseguono, duellano, ansimano per possederla, ma invano.Personaggi sconvolti da sentimenti maniacali dell’amore e dell’odio, dove Sacripante teme di aver perduto il privilegio di cogliere il fiore verginale di Angelica si preparava al “dolce assalto”. Una nota che richiama l’aspra e brutale violenza sessuale sulle donne, viste soltanto come corpi da possedere, da domare e non da amare.
La follia di Orlando, che vaga nudo e villoso richiama l’istinto animalesco e selvaggio, cieco come una belva che caccia la propria preda. Angelica sposerà un semplice paggio, mentre Orlando annegherà nella follia dell’amor perduto. E nella selva dei sentimenti umani solo la capacità di vivere un amore “povero”, che sopporta la mancanza, restituisce il sentimento alla genesi divina.
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