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OMICIDIO Cagliari: uccise il padre con la fiocina perché “guidato da un impulso d’odio”

"Ho sentito un impulso d'odio, un colpo di collera che ha superato il mio autocontrollo. Un gesto senza motivo, compiuto perché privo della mia integrità psicofisica"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
9 Luglio 2024
Cronaca // Prima pagina //

Ho sentito un impulso d’odio, un colpo di collera che ha superato il mio autocontrollo. Un gesto senza motivo, compiuto perché privo della mia integrità psicofisica“. Queste sono le parole pronunciate stamattina da Alberto Picci, 50enne di Cagliari, davanti alla Corte d’Assise di Sassari. Picci è a processo per l’omicidio del padre, Giuseppe, morto dopo una lunga agonia, infiocinato e accoltellato alla testa nel sonno all’alba del 27 aprile 2022, a Santa Maria Coghinas. Il figlio ha anche aggredito ferocemente la madre, Maria Giovanna Drago, colpendola alla testa con un coltello multiuso.

Per quest’ultimo fatto, Picci è stato già condannato a 12 anni per tentato omicidio, sentenza passata in giudicato. Dopo la morte del padre, però, il pm Angelo Beccu ha incriminato il 50enne per omicidio, e oggi l’imputato, difeso dall’avvocato Claudio Mastandrea, si è sottoposto all’esame davanti alla Corte presieduta dal giudice Massimo Zaniboni (a latere Valentina Nuvoli).

Non avevo intenzione di fare del male ai miei genitori. Mi stavano ospitando a casa loro perché si fidavano di me,” ha raccontato Picci. “Di notte, verso le 4, mio padre si è alzato per andare in bagno e ha fatto rumore accendendo la luce, svegliandomi. Ho cercato di riaddormentarmi ma mi sono innervosito. Ho sentito un impulso incontrollabile: ho preso il fucile da pesca dalla sacca, ho sentito qualcuno nella sala, non si vedeva nulla, ho sparato e poi ho visto mio padre dimenarsi per togliersi l’arpione dalla testa.”

Picci ha poi continuato: “Ho preso un coltello e l’ho colpito, poi sono andato in camera da mia madre e ho colpito anche lei con un coltello multiuso. Poi ho chiamato i carabinieri dicendo: ‘chiamate un’ambulanza, ho fatto un casino’.”

In aula sono stati sentiti anche i medici legali Valentina Piredda, che ha visitato Giuseppe Picci durante il suo ricovero in ospedale, e Francesco Serra, che ha eseguito l’autopsia. I medici hanno confermato la connessione tra le ferite riportate dall’anziano e la morte, avvenuta per infiammazione polmonare conseguente alle lesioni e alla degenza.

Lo riporta Ansa.

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