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Ipres, in Puglia “meno 50mila occupati”. Da Foggia: caos nel privato

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
10 Giugno 2010
Lavoro //

Lavori e precari (immagine d'archivio)
Lavori e precari (immagine d'archivio)
Foggia – DRAMMATICA la situazione regionale e provinciale in Puglia da un punto di vista occupazionale. La tesi è dell’Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali, Ipres, che ieri ha presentato presso l’Ateneo di Bari l’annuario statistico “Puglia in Cifre 2009”.

L’ANALISI, SITUAZIONE DRAMMATICA IN CAPITANATA – Secondo l’annuario dell’Ipres, nello scorso anno l’occupazione in Puglia è scesa di 50mila unità, pari al 3,8%. Un dato più che doppio rispetto al -1,6% nazionale, accompagnato dai numeri preoccupanti relativi alla cassa integrazione, a cui nel primo bimestre 2010 le aziende hanno fatto ricorso quattro volte e mezzo in più rispetto allo stesso periodo di due anni fa. Le ore di Cassa Integrazione hanno registrato un’impennata (+ 458,4% nel primo bimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2008). La funzione che a livello regionale assorbe la maggior parte delle spese è quella di amministrazione, gestione e controllo, seguita dalle funzioni di gestione del territorio e dell’ambiente, del settore sociale, della viabilità e trasporti, dell’istruzione pubblica. Il grado di pressione finanziaria risulta più elevato nella provincia di Foggia; mentre la pressione tributaria fa registrare il valore maggiore nella provincia di Taranto. Il saldo sociale della Puglia nel 2009 è stato negativo (– 948 unità), a fronte di un saldo nazionale molto positivo (+ 318.066 unità). Il saldo naturale della nostra regione nel 2009 invece è stato positivo (+ 4.104 unità e Bari è risultata la città col maggiore saldo tra nascite e decessi) a un fronte di un saldo nazionale negativo (di – 22.806 unità). Foggia rappresenta la città con minore quota di produzione di rifiuti urbani per abitante (kg/ab/anno), 480 rispetto anche alla media italiana di 610. Brindisi risulta la più virtuosa per quanto riguarda la raccolta differenziata (20% sul totale, rispetto anche a una media nazionale del 27%).

I DATI DI FOGGIA – Foggia segna il numero minore di veicoli circolanti: 55 su 100 abitanti (63% è il dato medio nazionale). Il minor consumo idrico da acquedotto si segna nel brindisino e nei comuni della BAT (poco meno del 10% per entrambe le aree). Poche buone notizie anche per quanto riguarda l’accesso al lavoro per donne e giovani, inferiore alla media nazionale. Note nuove invece per quanto riguarda l’immigrazione. La Puglia si sta trasformando, secondo il rapporto, da terra di passaggio a luogo di insediamento, sebbene sia ancora lontana dai livelli di Lombardia, Lazio ed Emilia. Una sorpresa, invece, sul versante ambientale: Brindisi risulta la provincia più virtuosa per quanto riguarda la concentrazione di biossido di azoto e PM10, con dati nettamente inferiori rispetto a quelli nazionali. In Capitanata la situazione è drammatica: aumenta la cassa integrazione e diminuisce il lavoro. I più penalizzati sono soprattutto i giovani, specie quelli in cerca del primo impiego. Un altro settore colpito è quello femminile, con poche donne impiegate e quelle più fortunate che hanno un lavoro part-time. Fortemente penalizzati gli studenti, soprattutto i neo-laureati, che pur di trovare un impiego sono costretti ad emigrare verso regioni più fortunate, al Nord Italia o addirittura all’estero, come in Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti.

I FOGGIANI: STANCHI DI QUESTA SITUAZIONE – Dati impietosi, che testimoniano un quadro sociale ed economico difficile, che si può facilmente “toccare con mano”. Basta girare per le città della provincia di Foggia per rendersi conto della delicata situazione che sta vivendo il territorio di Capitanata. “Da cittadina di Foggia non posso che affermare che ci troviamo in una situazione tragica”, afferma a Stato Graziana S<./em>, infermiera professionista di Foggia. “Dal punto di vista qualitativo, la città sta degenerando a causa della superficialità e mancanza di stimoli della cittadinanza e dell’amministrazione comunale. Sotto il piano lavorativo, invece, se lavori nel settore privato poi è un miracolo se a fine mese si riesce a percepire uno stipendio”. Il problema riguarda anche i giovani, che “non hanno abbastanza spazi per esprimere se stessi o i propri interessi. Mancano circoli e palasport dove organizzare eventi e manifestazioni. Dobbiamo svegliarci tutti, fare un esame di coscienza collettivo e amare di più la nostra città”, conclude l’infermiera foggiana.

FRANCESCO: DEVE CAMBIARE LA MENTALITA’ – Laconico il commento di Francesco S., laureato ma alle prese con la difficile situazione della città di Foggia: “Non stiamo vivendo un bel periodo, la difficoltà non è soltanto di chi non ha lavoro, ma anche di chi è laureato e vorrebbe avere una prospettiva migliore sul proprio futuro. Ci vorrebbe una diversa strategia politica di chi deve amministrare la città, ma anche la mentalità deve cambiare, se non vogliamo affogare nel mare del degrado”.

2 commenti su "Ipres, in Puglia “meno 50mila occupati”. Da Foggia: caos nel privato"

  1. I tagli indiscriminati nella pubblica istruzione hanno fatto cassa? Su 42.000 cattedre in meno ammortizzate dai 40.000 pensionamenti i licenziamenti sarebbero dovuti ammontare solo a 2.000, tutti coperti dal c.d. “decreto salvaprecari”. La realtà è diversa: a perdere cattedra sono stati 44.000 docenti, quasi tutti non coperti dal decreto. Ma chi sono questi docenti esclusi dal “salvaprecari”? Sono quelli di terza fascia delle graduatorie d’istituto, privi di abilitazione all’insegnamento, requisito non indispensabile per insegnare ma essenziale per la assunzione in ruolo. Questi precari sono stati nominati dai presidi da graduatorie Ministeriali di terza fascia, solo dopo esaurimento di quelle di prima fascia; hanno svolto per anni insegnamento identico ai colleghi abilitati. I motivi per cui non si sono abilitati sono per lo più dovuti all’alto costo dei corsi abilitanti e agli obblighi di frequenza imposti. Dall’anno scolastico 2009/10 il DM 42/09 ha dato la possibilità ai soli docenti abilitati di fare domanda di insegnamento in tre province in coda alle graduatorie di prima fascia (degli abilitati) ma sempre davanti a quelle di terza fascia.
    I non abilitati sono quindi scavalcati da chi, pur abilitato, risulta sprovvisto di esperienza e quindi non avrebbe diritto all’indennità di disoccupazione. Con questo metodo, per almeno 40.000 docenti precari di terza fascia, rimasti senza supplenza, i sussidi di disoccupazione sono stati pagati per posti di lavoro in realtà esistenti. In pratica, per una supplenza nominata, si pagano due persone: il docente titolare della cattedra pagato dallo Stato e il docente perdente cattedra il cui sussidio di disoccupazione dura otto mesi, facilmente prolungato con il conferimento di qualche supplenza breve. Lo Stato ha operato forti tagli per risparmiare; invece non si è risparmiato, ma si è speso addirittura di più per dare meno risorse alla scuola!

  2. se soltanto avessero ripristinato i concorsi a cattedra…forse il merito sarebbe premiato e a costo zero. purtroppo non è più stato così e anche l’abilitazione è divenuta un fatto di prezzo, oltre che un fatto politico. mah1

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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