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Da Canne a Canosa il ricordo di una guerra fratricida

AUTORE:
Ferruccio Gemmellaro
PUBBLICATO IL:
10 Agosto 2010
Editoriali //

Battaglia di Canne (ricostruzione storica, image molisando.it)
Battaglia di Canne (ricostruzione storica, image molisando.it)
Canne della Battaglia – SULLA “terrazza” della stazioncina di Canne, che offre l’emozionante vista della piana, luogo del cruento scontro tra i romani e i punici, la sera del 2 agosto si sono concluse le celebrazioni per il 2226° anniversario.

C’era stata la conferenza ‘Roma e Cartagine: lo scontro continua’ della Prof.ssa Vincenza Morizio ordinaria di Storia romana all’Università di Foggia, l’esposizione di opere d’arte del pittore Antonio Cilli in omaggio a Canne, l’intrattenimento musicale con la chitarra di Domenico Mezzina e la presentazione del volume “L’amante italiana di Annibale Iride la salapina” introdotto dal giornalista scientifico Luigi Starace e la lettura di brani scelti a cura della giornalista Mariella La Forgia, che costituivano tra gli altri la delegazione sipontina.

Canosa. Nel sagrato della cattedrale, già su manufatti longobardi, e all’ombra del normanno mausoleo ‘Altavilla’, la sera del 6 agosto 2010 ha avuto luogo la manifestazione canosina che ricorda il soccorso e l’ospitalità fornite dall’antica città di Canusium alle truppe reduci della rovinosa battaglia di Cannae del 2 agosto 216 aC. “Nessun altro popolo avrebbe resistito a tanta rovina” avrebbe scritto Livio osannando il martirio dei romani.

La rievocazione di Canosa, che dovrebbe essere oramai alla sesta edizione, è un’idea sorta in seno alla Scuola Secondaria di Primo Grado ‘U. Foscolo’ e che ha ottenuto il patrocinio del Comune e della Provincia BAT.

L’asilo offerto da Canusium ai romani fu tessuto dalla canosina Paola Busa, rivale politica della salapina Iride che parteggiava invece per i punici, entrambe figlie dell’alta borghesia d’epoca. Canosa, tuttavia, era già un ‘emporium’, vale a dire un deposito granario a disposizione dei romani, una enclave in territorio ancora libero dall’influenza capitolina.

/…/ L’aristocratica Paola Busa era della casata di un Buzos di Canusium, grossista, che nell’isola greca di Delo aveva ammonticchiato una grandezza economica /…/
/…/ Cannae, la futura Canne della Battaglia, era in Peucezia con Barletta, questa col nome latino di Bardulos, entrambi Vici nell’orbita di Kanysion, Canusium per i latini, Canosa * /…/

La Peucezia partiva geograficamente dalla riva destra dell’Ofanto (tracciato originale), questo la linea naturale di confine con la Daunia la regione che si apriva verso il Gargano, il Fortore e il Subappennino, pertanto, per motivi storici, tradizionali e culturali, Trinitapoli con Margherita di Savoia (gli antichi territori di Salapia) non dovrebbero essere nella BAT, nell’orbita delle peucete Bardulos (Barletta), Netion (la greca Andria), Turenum (Trani).

Canne, dauna, si affacciava letteralmente sull’antico alveo dalla riva della Daunia, anche se annoverata in Peucezia. Passi per S. Ferdinando di Puglia in BAT, poiché il paese venne fondato in epoca moderna come colonia agricola nel 1843 per volere di Ferdinando II di Borbone; quindi è verosimile una discendenza etnica di eterogeneità, insomma non propriamente di etnia dauna.

/…/ Canusium, dunque, non disertò il partito preso e fece di più: Paola Busa, la facoltosa proprietaria, dissolse buona fetta del suo patrimonio per rivestire, medicare e rifocillare i quattromila sbandati romani, intimando ai cittadini di prodigarsi per la ricezione nelle case, elargendo la propria, per farne delle Diversoria. Non si demoralizzò quando la città dovette compattarsi per respingere l’assalto di Annibale, fomentato dal rancore della sua amante contro la ‘greca’.

Ebbe successo per virtù delle alte fortificazioni di cinta, quantunque gli assedianti si fossero avvalsi di una elèpoli, che consisteva di una torre mobile alta fino a nove ripiani, che consentiva di fronteggiarsi a livello dei bastioni. Conseguì pubbliche lodi dal senato capitolino. Tito Livio, in ‘Ab urbe condita’ (libro XXII) scrive ‘…i nostri militi rifugiatisi a Canusium hanno avuto ospitalità nelle case, e una donna aristocratica di nome Busa, nobile di nascita e di averi, offrì abiti, frumento e denaro…’ /…/ *

La manifestazione canosina ha visto la sfilata in costume d’epoca – militi romani con gli ospitanti cittadini prodighi di sussistenza – e danzatori sul palco. L’apice è stato raggiunto con l’arrivo delle delegazioni, accolte da Francesco Ventola Presidente della Provincia BAT e Sindaco di Canosa, dal dirigente scolastico prof. Giuseppe Dinunno e dal prof. Sabino Facciolongo.

La delegazione di Salapia (Trinitapoli), naturalmente in primo piano la figurante ‘Iride’, la donna che convinse Annibale per una strategia meridionalistica, quella di Cannae composta di Vitantonio Vinella l’alacre presidente del ‘Comitato Pro Canne della Battaglia’, promotore della rievocazione cannense, e della mia persona – Ferruccio Gemmellaro – avendo trattato giusto questi episodi nelle pagine della quadrilogia dedicata alle figure femminili protagoniste della storia – la salapina ‘Iride’ è l’ultima nell’ordine editoriale – pertanto ospite accreditato sia a Canne sia a Canosa, con tutta la mia gratitudine.

…è la prima volta che dal Veneto approdo ufficialmente in queste contrade – ho dichiarato in apertura al mio intervento – eppure, nelle poche ore di permanenza mi sono sentito uno di qui, per la familiarità mostratami dalla gente…“. L’attesa delegazione sipontina (da Sipius-Sipontum) non ha potuto qui partecipare perché bloccata da un nubifragio sfrenatosi alla partenza da Manfredonia.

Un secondo aspetto delle celebrazioni riguarderà la cultura, la tutela ambientale, la storia, la gastronomia e sarà svolto il 14 agosto a ridosso dell’antico ponte romano sull’Aufidus (Ofanto) eretto tra il I e il II secolo dC, costituito di cinque arcate e quattro pilastri, muniti di speroni e pigne architettoniche allo scopo di offrire meno resistenza alle acque correnti.
/…/ La lungimiranza del portavoce le detrasse dal viavai di un più frequentato ponte, che i Romani avrebbero ristrutturato per la falcata fluviale dell’Appia verso Venusia. Quel Pons Aufidi, Ponte dell’Ofanto, dove lo spaccio di confine si era enfiato in uno slargo di venditori e compratori /…/
Da qui cigolavano, fino alla Gallia cisalpina, carovane zeppe di tessuti canosini e di lane daune, queste fresche di trattamento poiché la zona ospitava vasche fulloniche di lavorazione /…/ *

* Gli incisi sono tratti dal volume ‘L’amante italiana di Annibale Iride la salapina’

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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