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Consulta: carcerazione preventiva non è “tesoretto”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Luglio 2014
Casi e Sentenze // Foggia //

(ANSA) – ROMA, 11 LUG – La carcerazione preventiva non è un “tesoretto” sempre utilizzabile: in caso di condanna definitiva, può essere detratta solo se sofferta dopo la data di commissione del reato, e non per fatti precedenti. Lo ha confermato la Corte Costituzionale, dichiarando non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 657 del codice di procedura penale, riguardo al quale aveva sollevato alcune obiezioni il Tribunale di Lucera (Foggia), in particolare per una presunta disparità di trattamento.

La vicenda ha avuto origine dall’istanza di un condannato, il quale ha chiesto che dalla pena detentiva da espiare per reati commessi nel 2000, gli siano detratti oltre tre anni di custodia cautelare da lui ingiustamente subiti negli anni ottanta per altri fatti dai quali fu assolto. Il Tribunale di Lucera ha tuttavia osservato che l’articolo 657 del codice di procedura penale stabilisce che l’ingiusta carcerazione, per poter essere computata in detrazione, deve seguire, e non precedere, la commissione del reato per il quale vi è stata condanna definitiva. Questa previsione, secondo i giudici di Lucera, poteva far ipotizzare una disparità di trattamento davanti alla legge, dal momento che lo “sconto” sarebbe stato dipendente da un fattore meramente casuale, di natura temporale.

La Corte Costituzionale, tuttavia, con la sentenza 198, depositata oggi, ha dichiarato la questione non fondata, dal momento che lo sbarramento temporale si giustifica per due motivi. Il primo: la precedente custodia cautelare non può in alcun modo essere considerata un “riserva di impunità” (una sorta di “tesoretto”) “utilizzabile per elidere le conseguenze di futuri illeciti penali, e che determinerebbe addirittura una sorta di ‘licenza di delinquere’ per i reati punibili in misura uguale o inferiore alla carcerazione sofferta”. Il secondo: la pena deve comunque seguire, e non può precedere, il fatto criminoso. “Una pena anticipata rispetto al reato – sottolinea la Consulta – anziché sconsigliarne la commissione, rischierebbe di incoraggiarla” e, d’altro canto, non potrebbe in nessun caso svolgere la funzione rieducativa del condannato. (ANSA).

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