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Sul Gargano: Porti, abusi e ‘cementi illegali’

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
12 Luglio 2010
Editoriali //

Consiglio provinciale nel centro polifunzionale delle Isole Tremiti (image M.Palumbo)
IL CASO TRIVELLAZIONI – Le minacce al sistema marino costiero del Parco nazionale, infatti, non arrivano solo dal cemento, ma anche dalle trivellazioni petrolifere off-shore. Ad aggravare la situazione, lo scorso aprile, ci ha pensato il ministero dell’Ambiente, quando l’ufficio Valutazione di Impatto Ambientale del dicastero di via Cristoforo Colombo – contro il parere espresso dalla Regione Puglia – ha dato il via libera alla società petrolifera Petroceltic Elsa, che chiedeva l’autorizzazione per sondare il mare tra il Gargano e le Isole Tremiti, a 12 chilometri dall’arcipelago e a 11 dalla costa, alla ricerca del petrolio. Obiettivo: la ricerca del petrolio a ridosso delle Isole Tremiti dove sorge una delle tre aree marine protette regionali, un importantissimo patrimonio, non solo ambientale ma anche turistico ed economico, che rischia di essere occupato da piattaforme petrolifere.

La Petroceltic Elsa, società petrolifera irlandese, di fatto ha monopolizzato negli ultimi anni le richieste di permessi di ricerca nell’intero specchio di mare compreso tra la costa teramana e le isole Tremiti. Ed ora potrà sondare anche il tratto di mare tra il Gargano e le Isole Tremiti. La società è infatti titolare di due richieste per la ricerca di idrocarburi in questa zona, per un totale di 934 chilometri quadrati di mare.

“INSUFFICIENTI I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO” – “Nell’eventualità di un incidente con sversamento di idrocarburi in mare, per le nostre coste non ci sarebbe scampo”, dicono i rappresentanti di Goletta Verde Legambiente. A fronte del rischio rappresentato da pozzi e piattaforme, e a fronte del pericolo di nuove piattaforme, l’unico provvedimento preso dal governo italiano a tutela di mare e coste è la ‘moratoria’ sulle istallazioni entro le 5 miglia dalla costa, o 12 in caso di aree protette marine (vedi nota in precedenza). “Un provvedimento esclusivamente propagandistico. Innanzitutto perché la norma non si applica a pozzi e piattaforme esistenti – commenta Stefano Ciafani, Responsabile scientifico Legambiente -. E poi cosa cambierebbe se un incidente avvenisse in un pozzo o una piattaforma localizzata al di là di 5 o 12 miglia dalle coste? In caso di incidente sarebbe comunque un dramma per tutto l’Adriatico. Se spostassimo, infatti, la marea nera che sta inquinando il Golfo del Messico nell`Adriatico la sua estensione si spingerebbe da Trieste al Gargano“.

Il Paese consuma 80 milioni di tonnellate di petrolio l`anno e si calcola che vi siano riserve recuperabili per 130 milioni di tonnellate. Ai consumi attuali, estrarle tutte consentirebbe all`Italia di tagliare le importazioni per soli 20 mesi. “Che senso ha, allora, ipotecare il futuro di terreni e di tratti di mare? Che ci guadagna la collettività?”

L’APPUNTAMENTO – Il Parco del Gargano sarà inoltre lo scenario in cui, dal 22 luglio al primo agosto si terranno il Teatro civile festival di Legambiente e FestambienteSud 2010. Saranno appuntamenti ricchi di eventi culturali e di spettacolo, ma anche l’occasione per approfondire le questioni aperte che coinvolgono il promontorio.

GOLETTA VERDE CONTRO PORTO TURISTICO DI MANFREDONIA – “Giù le mani dalla costa!” È il messaggio lanciato da Goletta Verde di Legambiente sulla scogliera nei pressi del Villaggio dei Pescatori di Manfredonia, a ridosso del porto commerciale, dove sono stati già aperti i cantieri per la realizzazione della nuova Marina Grande, il quarto porto della città. Gli attivisti di Legambiente si sono ritrovati sulla scogliera a ridosso del molo di Ponente del porto commerciale di Manfredonia, l’ultima scogliera rimasta nella cittadina, e hanno srotolato uno striscione giallo con la scritta nera: “Giù le mani dalla costa!”. Alludendo palesemente al faraonico progetto del nuovo porto, che oltre ai posti barca prevede la cementificazione della costa per la bellezza di 48.890 metri cubi.

IL PROGETTO ‘MARINA GRANDE’ – Nel dettaglio, così come concepita, l’opera portuale di Manfredonia prevede: 658 posti barca, 900 posti auto, ristoranti, spazi eventi, locali commerciali, servizi, elisuperficie e aree verdi attrezzate, per una superficie complessiva del piano di 273.845 metri quadri, di cui circa 110 mila a terra e 165 mila in acqua, con spazi costruiti pari a 11.050 metri quadri. Per la realizzazione della Marina Grande è preventivato un investimento totale di 55 milioni di euro, il 35,6% dei quali a carico del Terzo Protocollo aggiuntivo al Contratto d’area di Manfredonia-Monte Sant’Angelo-Mattinata e il rimanente 64,4% a carico della Gespo srl, la società incaricata per la realizzazione del progetto.

Aperti lo scorso inverno, i cantieri per la Marina Grande avrebbero già “compromesso la scogliera di Manfredonia e la prateria di Posidonia sotto costa”, e presto aggrediranno anche l’ultima spiaggia libera della città, oltre a modificare pesantemente il regime delle onde e delle correnti creando difficoltà anche alla navigazione di pescherecci e barche da diporto. Stando alle dichiarazioni dell’ex assessore comunale all’Urbanistica, Franco La Torre, infatti la realizzazione dell’opera procede in fretta e saranno sufficienti 3 anni, contro i 4 previsti da progetto, per rendere operativa la nuova struttura Partiti ufficialmente i lavori per il porto turistico di Manfredonia . Lungi dall’essere l’ultimo caso di cementificazione delle costa di Manfredonia, la Marina Grande fa parte di un più ampio piano di ‘riqualificazione’ urbanistica e funzionale della fascia litoranea.

“L’assalto dei porti turistici è diventato un vero e proprio escamotage per urbanizzare la costa, derogando e aggirando i piani urbanistici – commenta Stefano Ciafani, Responsabile scientifico Legambiente – un business milionario che ruota intorno alla costruzione di una miriade di posti barca spesso inutili e con relativo corollario di strade, bar, negozi, parcheggi e centri commerciali, con il serio rischio di innescare anche gravi fenomeni di erosione costiera e scomparsa di spiagge. Progetti per cui le amministrazioni locali fanno a gara nell’intento di accaparrarsi risorse pubbliche, che in questo caso arrivano a pioggia, ma che non rappresentano certo un modello di sviluppo lungimirante del territorio. La strada dello sviluppo sostenibile passa per la conservazione e la valorizzazione del territorio e per un turismo di qualità, inteso come una risorsa intelligente”.

RENATO: “LAVORI CON I SOLDI DEI CITTADINI” – Oltre ad essere una speculazione spacciata per riqualificazione, la Marina Grande ha anche l’aggravante di essere realizzata con una quota consistente di finanziamenti pubblici. “Teoricamente vengono erogati per produrre posti di lavoro sul nostro territorio, che vanta il triste primato di 11 mila disoccupati – spiega Enzo Renato, Presidente Circolo Legambiente Manfredonia -, ma in questo caso vanno a vantaggio esclusivo della Gespo srl. Detto in altre parole, con i soldi dei cittadini vengono realizzate opere da vendere agli stessi. Quindi gli eventuali nuovi posti di lavoro arriveranno dalle risorse dei cittadini, non dagli investimenti produttivi della società costruttrice”.

Ancora. “A Manfredonia non serve un nuovo porto, avendone la cittadina già tre – spiegano i rappresentanti di Goletta Verde di Legambiente – Oltretutto la flotta dei pescherecci negli ultimi tre anni si è dimezzata. Sarebbe invece più utile usare le risorse disponibili per una riorganizzazione delle attuali strutture portuali, prevedendo un approdo misto sia per la pesca, che per il diporto.

LO STUDIO UCINA – L’Ucina, l’organizzazione degli imprenditori della nautica, sostenie nel suo Piano per la portualità del Mezzogiorno che non esisterebbe “un problema legato al deficit di posti barca”, dato che i problemi vigerebbero “nella loro gestione e organizzazione”. A tal proposito uno studio Ucina elaborato nel 2008 stima che, senza aggiunger un metro cubo di cemento in più sulle coste italiane, ma semplicemente riorganizzando, ristrutturando e adeguando i bacini già oggi esistenti lungo la Penisola, si potrebbero realizzare 39 mila nuovi posti barca. Di cui 13.500 da realizzare subito, ossia entro sei mesi.

4 commenti su "Sul Gargano: Porti, abusi e ‘cementi illegali’"

  1. lA GENTE STA VEDENDO QUELLO CHE STATE FACENDO ALLA COSTA SIPONTINA, ORMAI LO SA TUTTA ITALIA

  2. …. mi sorge una domanda: come mai quando si trattano articoli seri e di interesse pubblico, ci sono pochi commenti? Svegliatevi! facciamoci sentire….. Agostino continua così, forse qualcuno si sveglierà.

  3. Baia delle Zagare: cemento cemento cemento lungo il vallone. ieri uno schifo da guardare speriamo in una bella piena del fiumiciattolo. Aggiungiamo che c’è scritto riserva del parco…e costruiscono centinaia di minilocali…

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