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CLAN Il pentito Patrizio Villani: “Nel 2017 dovevo uccidere Ciro e Giuseppe Francavilla”

"Ero pronto a uccidere il 2 gennaio 2017 i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla perché avevo capito che erano passati col clan rivale Moretti"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Luglio 2024
Cronaca // Cronaca //

FOGGIA – “Ero pronto a uccidere il 2 gennaio 2017 i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla perché avevo capito che erano passati col clan rivale Moretti; ma fui fermato a fine 2016 per l’omicidio compiuto nell’ottobre precedente in un bar a Foggia per conto del clan Sinesi/Francavilla, e quindi non se ne fece più niente“. L’ha dichiarato ieri mattina Patrizio Villani, sammarchese di 47 anni, pentitosi a maggio 2022 dopo una condanna a 30 anni per aver ucciso il 29 ottobre 2016 Roberto Tizzano e ferito Roberto Bruno all’interno del bar “H24” di via San Severo a Foggia, agguato collegato alla guerra tra i Sinesi/Francavilla e i Moretti/Pellegrino/Lanza. Il collaboratore di Giustizia in videocollegamento da una località segreta ha risposto alle domande del procuratore generale Pasquale De Luca e degli avv. Ettore Censano, Michele Sodrio e Gino Sauro nel processo d’appello “Grande carro” a 11 imputati condannati in primo grado a 94 anni per mafia (quali affiliati al clan capeggiato dai fratelli Donato e Franco Delli Carri, ritenuto un’articolazione della batteria Sinesi/Francavilla); estorsione; incendio e danneggiamento; armi; truffa; falso; trasferimento illecito di beni; illecita concorrenza.

Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.it

11 condannati – Il pentito ha parlato della posizione di 2 imputati: l’ergastolano Franco Russo (“era un amico fraterno”); e Luciano Cupo (“non era né affiliato né associato, faceva estorsioni, era vicino al capo clan Roberto Sinesi”). Si torna in aula il 12 settembre per requisitoria del pg, arringhe di parti civili e difesa. In attesa di giudizio davanti alla terza sezione della corte d’appello di Bari ci sono i foggiani Francesco Delli Carri condannato a 16 anni; Luciano Cupo (7 anni e 4 mesi); Francesco Russo (6 anni e 8 mesi); gli ortesi Cristoforo Aghilar (11 anni); Michele Pelosi (16 anni); Vincenzo Buonavita (9 anni); Adriano Leone (11 anni); Pasquale Spinetti di Ascoli Satriano (4 anni); Gerardo Pergamo, Salerno (3 anni); il venezuelano Cono Morena residente a Rimini (7 anni e 4 mesi); Alessandro Magalotti, Cesena (2 anni e 8 mesi).

“Commesso omicidi” – Russo, nipote del boss Roberto Sinesi e cugino dei Delli Carri, sconta l’ergastolo per l’omicidio di Francesco De Luca ammazzato nella sua impresa di pompe funebri il 19 aprile 2003 nella guerra di mafia tra i Sinesi/Francavilla e i Trisciuoglio/Prencipe. In “Grande carro” è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per mafia perché mentre era latitante per l’omicidio, “beneficiò dell’assistenza del sodalizio che lo collocò in Romania dove presto la propria attività per conto dell’organizzazione”, recita il capo d’imputazione: fu catturato in Romania nel luglio 2013. “Con Russo eravamo come fratelli; abbiamo commesso omicidi nella guerra del 2002/2003” ha detto Villani “e ci coprivamo le spalle in quel periodo, l’ho ospitato pure a casa mia a San Marco in Lamis. Dopo il suo arresto in Romania abbiamo intrattenuto un rapporto epistolare; quando mi sono pentito ho consegnato 5/6 lettere che ci siamo scambiati; lui parlava dell’alibi per l’omicidio per il quale è stato condannato; io gli feci capire della mia intenzione di uccidere i fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla” (pentitisi tra dicembre e gennaio scorso) “perché erano passati con il gruppo rivale dei Moretti”. Russo difeso dagli avv. Sodrio e Sauro, respinge le accuse.

“Non era affiliato” – Come si dice innocente Luciano Cupo (assistito dall’avv. Censano), braccio destro di Sinesi; in “Grande carro” è stato condannato a 7 anni e 4 mesi per concorso in estorsione a un imprenditore e per mafia in quanto “sovrintendeva e partecipava alle attività estorsive, destinando i soldi all’assistenza di sodali detenuti, e aveva funzioni di raccordo con la batteria Sinesi/Francavilla”. A dire del pentito Villani, Cupo non è affiliato né associato al clan Sinesi/Francavilla (gli affiliati vengono “battezzati” secondo rituali mafiosi, gli associati vengono cooptati nella batteria) ma ha un rapporto stretto col boss Sinesi e si occupa di estorsione.

Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.it.

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