Manfredonia – ARRESTATO stamane il 42enne Mario Luciano Romito, ritenuto uno degli esponenti di spicco dell’omonima famiglia legata alla faida del Gargano (la lotta trentennale che oppone esponenti delle famiglie Primosa-Alfieri da un lato, e dei Libergolis/Romito da un altro). L’uomo era in regime di sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di Manfredonia, ed è stato sorpreso da una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Manfredonia e da una del personale della C.I.O. (Compagnia d’Intervento Operativo) di Bari, in viale di Vittorio, alla guida dell’auto della moglie, una Opel Corsa. Al momento del controllo, Romito era privo della patente di guida, da qui la sanzione penale in relazione alla situazione precedente degli arresti domiciliari fino al provvedimento, ai danni delllo stesso, di custodia cautelare in carcere (le misure cautelari personali coercitive comportano una limitazione o privazione della libertà personale, con il provvedimento stabilito dall’articolo 284 c.p.p., che dispone gli arresti domiciliari, il giudice prescrive all’imputato di non allontanarsi dalla propria abitazione o da altro luogo di privata dimora ovvero da un luogo pubblico di cura o di assistenza; con l’art. 285 c.p.p., si dispone il provvedimento di custodia cautelare: in questo caso il giudice ordina agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria che l’imputato sia catturato e immediatamente condotto in un istituto di custodia per rimanervi a disposizione dell’autorità giudiziaria).
Mario Luciano Romito era infatti sottoposto a regime di arresti domiciliari dallo scorso 20 agosto del 2008. L’uomo fu già trovato alla guida di un auto senza patente, lo scorso primo maggio del 2009. Il 18 settembre del 2009, Mario Luciano Romito, con il fratello Ivan, fu vittima di un attentato esplosivo alla sua auto. L’uomo si stava recando infatti nella locale caserma dei carabinieri, in compagnia del fratello, per l’obbligo di firma.
L’ordigno rudimentale, posto all’interno della ruota anteriore e della carrozzeria dell’Audi A4 dei due fratelli, era stato costruito con della polvere pirica ed un congegno meccanico per provocare un esplosione ad ogni minima vibrazione. Nell’occasione, l’esplosione provocò soltanto una rottura parziale dell’auto dei due Romito, fratelli di Franco, l’allevatore 43enne di Manfredonia, ucciso in un agguato a Siponto, in viale degli Eucalipti, lo scorso 21 aprile, quando fu freddato, con il suo autista personale, il 64enne Giuseppe Trotta, alla guida di una Chrysler Voyager. Anche Franco Romito era in questo caso privo della patente di
guida. Il duplice omicidio avvenne alle ore 9 e 30, su viale degli Eucalipti a Siponto: circa una quarantina i colpi, mitra e lupara, sparati dai tre killer che avrebbero agito a colpo coperto. Franco Romito, tornato in libertà nel giugno 2008, dopo aver scontato 3 anni e 9 mesi per detenzione illegale delle armi con cui girava quand’era ricercato nell’estate 2004 perchè coinvolto nell’inchiesta sulla mafia garganica.
Continuando cronologicamente nelle guerra di sangue che oppone le due famiglie, con un attentato in segno di avvertimento da parte di uno dei due clan in opposizione all’altro: il 22 maggio 2009, con quattro colpi di fucile a canne mozze sparati da un’auto in corsa sulla quale c’erano due sicari, fu ucciso Andrea Barbarino, di 28 anni, ritenuto vicino al clan mafioso Libergolis, considerato dalla procura antimafia di Bari un personaggio ‘minore’ tra quelli affiliati ai clan coinvolti nella sanguinosa faida del Gargano che in una trentina d’anni ha provocato ormai una quarantina di omicidi. Dopo l’assassino di Romito – ricostruiscono oggi gli investigatori – la mala avrebbe regolato i conti con i Libergolis: per questo sarebbe stato deciso l’omicidio di Barberino. Il pregiudicato ucciso era costretto su una sedie a rotelle per le ferite riportate in un agguato subito nel 2003. Negli anni scorsi era stato assolto al termine del maxi processo scaturito dall’operazione ‘Iscaro-Saburo’ che nel giugno 2004 portò all’arresto di oltre 100 persone. Il 2 ottobre 2000 Barbarino sfuggì ad un agguato assieme al suo Michele Santoro (poi ucciso nel 2003). All’epoca imperversava la ‘guerra’ tra il clan Libergolis (al quale tutti e due erano ritenuti affiliati) e la famiglia Mangini. In risposta all’agguato – secondo gli investigatori – furono assassinati due esponenti del clan Mangini: il 29 ottobre 2000 venne ucciso Matteo Ferrandino, mentre Matteo Mangini venne assassinato il 2 settembre 2001 a soli 20 anni.
Mario Luciano Romito, invece, è stato coinvolto nel blitz contro la faida del Gargano portato a termine dai carabinieri nel luglio del 23 giugno del 2004, ma assolto da tutte le accuse due anni dopo.
Va ricordato che l’arresto di Mario Luciano Romito è avvenuto, temporalmente, dopo il recente omicidio di Francesco Libergolis, detto “Ciccille u Calcarùle”, presunto esponente di spicco della malavita del Gargano, freddato poco prima delle undici di sera, con colpi al torace sinistro, con un colpo di fucile caricato a pallini, e 6 colpi di pistola calibro 9×21 al volto (chiaro sintomo di esecuzione mafiosa).
Libergolis aveva 67 anni. Per diverso tempo è stato a capo dell’omonimo clan opposto a quello dei Primosa-Alfieri, nella sanguinosa Faida che, dal 1978 ad oggi, ha devastato il Gargano con decine di morti ammazzati. Il fratello di Francesco, Pasquale, che divideva con Ciccillo il comando del clan malavitoso, venne ucciso, nello scorso giugno del ‘95, a colpi di fucile (grosso modo secondo le stesse dinamiche delittuose subite dal fratello Francesco).
Dieci anni dopo, maggio 2005 , Francesco Libergolis viene arrestato, dai carabinieri del territorio, all’interno di una masseria. Va anche ricordato che Ciccillo “u Calcarule” era zio del 33enne Armando, presunto capomafia del Gargano, imputato per cinque omicidi ma scarcerato a giugno del 2008.
In base ai movimenti intercorsi negli anni in seno alla “famiglia”, Libergolis avrebbe avuto un ruolo “fondamentale” negli affari criminali del “clan” garganico: un clan simile ad una “grande famiglia’, nella quale confluivano tanto gli interessi dei montanari garganici quanto quelli della famiglia Romito di Manfredonia. Ma nel tempo si è parlato anche di una “netta presa di distanza” dei Romito dai montanari, fino al duplice omicidio, avvenuto come detto lo scorso 21 aprile, dell’allevatore Franco Romito, e del suo autista personale.
(Viale di Vittorio, immagine d’archivio)