Edizione n° 5386

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Arrestato Giuseppe Pacilli, latitante Mafia del Gargano (Video)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
13 Maggio 2011
Manfredonia //

Giuseppe Pacilli (in prima e all'interno pagina) all'ingresso in Questura (Ph: ST)
Manfredonia – ARRESTATO stamane, dagli agenti della Squadra Mobile di Foggia e di Bari, del commissariato di Manfredonia e dello Sco, Servizio centrale operativo, il 39enne latitante del Gargano Giuseppe Pacilli, detto “Peppe u’ montanar”, “tra i dieci latitanti piu’ pericolosi d’Italia” ( Lista latitanti, ministero Interni). Lista di latitanti “guidata” – si ricorda – dal trapanese Messina Danaro. Pacilli è stato fermato all’alba di stamane (in base a quanto riferito alle ore 2) nella frazione di Ruggiano, ai confini tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo (Foggia) all’interno di un rifugio. Questa la comunicazione resa alla stampa. Pacilli si sarebbe nascosto in questo rifugio per oltre 16 mesi. In base a quanto comunicato dal Procuratore di Bari A. Laudati, in conferenza stampa a Foggia, Pacilli sarebbe stato sorpreso in un rifugio nella località suddetta, “armato e con 5000 euro di denaro”. A metà mattinata la conferenza stampa nella Questura di Foggia dove sono stati resi noti i dettagli dell’operazione ma soprattutto i ringraziamenti del Procuratore Laudati verso tutti gli uomini che hanno partecipato all’operazione suddetta. Presenti in Questura: il commissario PS di Manfredonia Luciano Di Prisco, il Procuratore di Foggia Vincenzo Russo, Giuseppe Gatti, attualmente in forza alla direzione distrettuale antimafia di Bari, in passato alla procura di Foggia e destinato ad occupare l’ufficio decentrato della Dda di Manfredonia dove lavoreranno altri sostituti procuratori, il Prefetto di Foggia Nunziante, il Questore di Foggia M.G.Maiorino, il procuratore capo di Lucera dottor Domenico Seccia, il capo della Mobile di Foggia dottor Alfredo Fabbrocini. Si è parlato di un rifugio vicino ad un famoso (ed unico) hotel nella zona.

IN FUGA DAL MARZO 2009 – Giuseppe Pacilli era stato coinvolto nella maxi operazione della Dda di Bari sulla mafia garganica del 23 giugno 2004 e sfociata nell’operazione Iscaro Saburo, nel corso della quale era stato tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di mafia, estorsioni ed armi. Successivamente Pacilli è stato sottoposto agli arresti domiciliari con sentenza n.60/08 e 34/06 della corte d’appello di Bari, emessa l’ 8 luglio del 2008. Nel corso del processo di primo grado, con il giudizio abbreviato, l’otto giugno del 2006, era stato condannato ad 8 anni di reclusione per associazione mafiosa, estorsione e detenzione illegale di armi, condanna confermata in appello e dalla corte di cassazione il 20 marzo del 2009. Alcuni giorni prima della definizione del processo dinnanzi alla corte di cassazione, al fine di sottrarsi alla esecuzione della pena definitiva Pacilli evase dagli arresti domiciliari rendendosi nuovamente latitante. L’uomo era inserito tra i 10 latitanti più pericolosi d’Italia.

Pacilli, 39enne pregiudicato locale, coinvolto nella mafia del Gargano, era in fuga dal marzo 2009. L’uomo doveva scontare 11 anni circa (10 anni, 9 mesi e 21 giorni di reclusione) per cumulo di pene, in cui sono inclusi gli 8 anni di condanna inflitti per mafia, estorsioni e armi nel maxi-processo alla mafia garganica quale affiliato al clan Libergolis (pena residua da espiare per la condanna nel maxi-processo citato). “Nel passato giudiziario” di Pacilli arresti per furto, estorsione, omicidio (condannato in primo grado ed assolto in appello) fino a configurarne un criminale di spessore principale nella criminalità del Gargano. Il nome di Pacilli compariva tra i 99 destinatari – come detto – delle OCC firmate dal Gip di Bari su richiesta della Dda lo scorso 23 giugno del 2004 nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri sulla mafia garganica ( L’inchiesta, il processo). All’epoca dell’operazione dei carabinieri, Pacilli era già agli arresti, detenuto, con provvedimento di cattura (relativo all’inchiesta Iscaro Saburo) notificata all’uomo in cella. Pacilli fu anche tra gli 80 imputati del maxi-processo ad aver scelto il rito abbreviato: condannato in primo e secondo grado a 8 anni per mafia (fonte GdCapitanata, GR) quale affiliato al clan Libergolis, estorsione ed armi.

L’otto luglio 2008 gli arresti domiciliari, dai quali evase nel febbraio 2009 pochi giorni prima che la Cassazione (20 marzo 2009) ne confermasse la condanna rendendola definitiva. L’uomo era dunque in fuga da 2 anni e 2 mesi. Sul capo di Pacilli anche un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Bari il 12 luglio 2010 su richiesta dell’allora Pm della Dda Domenico Seccia, attuale Procuratore capo a Lucera, (dopo l’arresto dei 6 presunti fiancheggiatori per la latitanza del ricercato, di cui due interessati dell’incendio di un’autovettura, vedi in seguito – Focus ) e ( Bruciate autovetture a Manfredonia, ai danni fiancheggiatori latitante ). Pacilli avrebbe anche minacciato un cittadino del Gargano affinchè ritrattasse le confidenze rese a due poliziotti “su un progetto d’attentato ai loro danni (fonte: GdCapitnata,GR ndR), per punirli nelle ricerche” dello stesso latitante. Pacilli scrisse anche ad una testata regionale dicendo di non appartenere a nessun clan ed annunciando che, sebbene innocente, avrebbe presto “pagato il suo conto con la giustizia”. Pacilli dunque “risponde di minacce per far commettere un reato, aggravate dalle finalità mafiose”. Infine l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato per detenzione illegale e ricettazione di una pistola calibro 9 trovata nel suo rifugio in località Ruggiano, con l’aggravante delle finalità mafiose. Pacilli, difeso dall’avvocato foggiano Raoul Pellegrini, sarà interrogato dal Gip di Foggia su rogatoria del collega di Bari il prossimo 16 maggio tanto per l’arresto in flagranza avvenuto quanto per l’arma recuperata nel rifugio e per l’ordinanza di custodia cautelare emessa come detto il 12 luglio 2010, con il coinvolgimento di 6 fiancheggiatori, di cui 2 vittime di auto incendiate nel centro di Manfredonia (vedi link).


PROFILO
– Pacilli – inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità del Viminale – era ricercato da oltre due anni. L’uomo è ritenuto “elemento di assoluto vertice della cosca Libergolis”, potente sodalizio criminale operante nell’area garganica della Puglia, resasi protagonista, negli ultimi anni, di una sanguinosa e cruenta “guerra di mafia” con il contrapposto clan Romito, un tempo alleato, che ha portato a diversi omicidi “eccellenti” di rappresentanti di vertice dei due clan, tra i quali l’uccisione, nell’aprile 2009, di Franco Romito, di 45 anni (ucciso a Siponto, in via degli Eucalipti, con il suo autista, il 21 aprile del 2009), e quella, nell’ottobre successivo, di Francesco Libergolis, detto ‘u calcarùl’, di 66 anni ( Agguato Ciccillo Libergolis), capi delle rispettive fazioni.

Li Bergolis fuori la caserma dei Cc
L'arresto di F. Li Bergolis fuori la caserma dei Cc (fonte image: Lastampa.it)
L’ARRESTO DEL LATITANTE FRANCO LIBERGOLIS – Nello scontro armato tra i contrapposti sodalizi criminali, Pacilli era il “braccio operativo” del boss Franco Libergolis (nipote di Francesco), catturato, lo scorso anno, dopo un periodo di prolungata latitanza ( Arresto Libergolis, condanne maxi processo Iscaro Saburo). Franco Libergolis, allevatore manfredoniano di 33 anni esponente dell’omonima famiglia coinvolta nella faida del Gargano, contrassegnata da 35 omicidi dal 1978 ad oggi, è stato condannato di recente a 4 anni di reclusione, con esclusione dell’aggravante delle finalità mafiose, per la detenzione illegale e la ricettazione di una pistola calibro 7.65. Arma sequestrata dai carabinieri nell’appartamento di Monte Sant’Angelo dove Libergolis fu trovato (Libergolis era stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado nel maxi-processo alla mafia garganica e catturato il 26 settembre del 2010 dopo 18 mesi di latitanza).

ARRIVA MARONI, NASCONO I DUE GRUPPI DI RICERCA PER L’ARRESTO DEI LATITANTI – Si ricorda che dopo il vertice interforze a Manfredonia, in seguito all’arrivo di Maroni dopo il duplice agguato nel centro sipontino ai danni di Michele Romito e del barista di via Gargano Leonardo Clemente, furono stabili due gruppi di ricerche ed investigazioni per la ricerca dei due latitanti, entrambi oggi arrestati: per Franco Libergolis a cura dei carabinieri (Comando Compagnia di Manfredonia), per Pacilli il gruppo che ha eseguito stamane l’ordinanza di custodia cautelare.A seguito di tale arresto, Pacilli avrebbe assunto un ruolo di leadership all’interno del gruppo di appartenenza assurgendo ai vertici del clan. Dalle attività investigative è emerso che l’uomo ha continuato a gestire il settore delle estorsioni “che incide pesantemente sul tessuto economico dell’area garganica”. La sua cattura è avvenuta attraverso un’irruzione effettuata in un casolare, dove il ricercato si nascondeva, individuato mediante l’esperimento di sofisticate attività tecniche, realizzate nei confronti dei fiancheggiatori. Pacilli era armato e deteneva una somma di circa 5mila euro. La cattura è il frutto di mirate indagini svolte da un gruppo di lavoro composto da operatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Foggia e Bari.

La conferenza stampa in Questura (ST)
LA CATTURA – Il latitante e’ stato arrestato in un blitz messo a segno dagli agenti della squadra mobile di Foggia e Bari, del commissariato di Manfredonia e degli agenti dello Sco, il Servizio centrale operativo. Pacilli e’ stato condannato per mafia, estorsione e armi dopo essere stato coinvolto nel maxi processo dalla faida del Gargano. Secondo l’ accusa Giuseppe Pacilli e’ da considerarsi vicino al clan Li Bergolis la famiglia dei “Montanari” di Monte Sant’Angelo da sempre in guerra con gli Alfieri- Primosa. “Una guerra nata per questioni di abigeato e poi trasformatasi in lotta per il controllo del territorio“. Come detto, Giuseppe Pacilli era stato arrestato nel 2004 nel corso del blitz di carabinieri del reparto operativo di Foggia denominato Iscaro Saburo che fotografava la guerra di mafia sul Gargano e le alleanze tra i vari clan del promontorio. Da segnalare: tanto nel caso di Pacilli quanto di Libergolis i due latitanti avrebbero esclamato, in base a quanto comunicato dagli inquirenti: “come avete fatto a trovarmi”. Forse indirettamente evidenziando l’approfondimento delle ricerche. Da segnalare infine: una presunta capacità di Pacilli di movimento notturno (“15 kilometri di cammino la notte fra le boscaglie”) e diurno. L’uomo per la sua latitanza sarebbe stata anche aiutato da fiancheggiatori “impliciti”, vale a dire di gente che avrebbe volontariamente fatto finta di non vederlo temendo future ritorsioni. Pacilli è stato condotta in Questura con una tuta mimetica (in perfette condizioni di conservazione, che lascerebbe dunque pensare a cambi continui se valida l’ipotesi degli spostamenti notturni tra le boscaglie di Monte Sant’Angelo) ed un giubbotto con marca Bridge.

FOCUS, I 7 ARRESTI PER FAVOREGGIAMENTO DELLA LATITANZA DI PACILLI COMUNICATI IL GIORNO DELL’ARRIVO DI MARONI A MANFREDONIA Focus

LO SCORSO 22 APRILE DUE AUTO BRUCIATE IN CONTEMPORANEA A MANFREDONIA I DANNI DI FIANCHEGGIATORI DEL LATITANTE – Bruciate autovetture a Manfredonia, ai danni fiancheggiatori latitante )

NESSUN APPARENTE LEGAME CON IL RECENTE AGGUATO A MATTINATA – Da ricordare che nessun legame sarebbe emerso fra il recente agguato ai danni di A.Quitadamo, allevatore di Mattinata, ferito in un agguato in località Vignanotica ( Agguato Quitadamo, Mattinata) e l’arresto odierno di Pacilli.

CONFERENZA IN QUESTURA – Nel corso della conferenza stampa in Questura il Procuratore Laudati ha configurato l’operazione svolta come un “punto di arrivo” nella lotta contro la criminalità organizzata ma anche di “partenza” per il lavoro che ancora attende le autorità competenti per i futuri contrasti alla criminalità organizzata. Ringraziamenti anche da parte del Questore Maiorino, del Prefetto Nunziante, del procuratore Russo.

Il deputato Pd Michele Bordo (immagine d'archivio)
Il deputato Pd Michele Bordo (immagine d'archivio)
BORDO – “Grazie all’ottimo lavoro di intelligence e alla perseveranza delle forze di polizia e della magistratura, è stato inferto un duro colpo alla mafia garganica”. Così Michele Bordo, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione parlamentare Antimafia, commenta con soddisfazione la cattura di Giuseppe Pacilli dopo 2 anni di latitanza “resa possibile da una rete di favoreggiatori che ora bisognerà individuare e smantellare per portare a termine la missione”. “L’arresto di questa mattina dimostra, una volta di più, che lo Stato sa essere vincente quando impegna sul campo ottime competenze e mezzi tecnologici adeguati”. Dopo il maxi sequestro di beni nelle disponibilità dei clan viestani, “la magistratura e le forze dell’ordine hanno inviato alla comunità garganica un ulteriore segnale in direzione del contrasto e del superamento dell’emergenza criminalità – conclude Michele Bordo – Un’operazione a cui la società civile può e deve collaborare alzando un argine sempre più solido contro l’illegalità”.

Il presidente Pepe
Il presidente Pepe (archivio)
PEPE – «L’arresto di Giuseppe Pacilli segna un’altra importante vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata, a conferma dell’azione positiva e proficua portata avanti quotidianamente dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine». È il commento di Antonio Pepe, presidente della Provincia di Foggia, alla notizia dell’arresto, operato stanotte dagli agenti della Squadra Mobile di Foggia, di Giuseppe Pacilli, inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. «A tutti coloro i quali hanno lavorato a questa operazione – afferma il presidente della Provincia – va il nostro ringraziamento per aver assicurato alla giustizia uno dei più pericolosi latitanti italiani. È un’affermazione del ruolo e dell’autorità dello Stato, che negli ultimi mesi sta mettendo a segno risultati straordinari nella lotta alle mafie. Un plauso va dunque alla Magistratura, alle Forze dell’Ordine del territorio e alla Prefettura di Foggia, che coordina l’attività del Comitato per la Sicurezza e l’Ordine Pubblico – conclude Antonio Pepe – per questa dimostrazione di capacità e per il loro lavoro, condotto ogni giorno per l’affermazione della legalità e a favore della sicurezza della nostra comunità provinciale».

Del. Consulta provinciale studenti (St)
Del. Consulta provinciale studenti (St)
CONSULTA PROVINCIALE STUDENTI – “Anche oggi gli studenti della Capitanata notano, e toccano con le proprie mani, il successo dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata nella nostra terra”. Questo il commento del Presidente della Consulta Provinciale Studentesca Felice Piemontese nell’apprendere la notizia della cattura di Giuseppe Pacilli, inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. “Il nostro ringraziamento – prosegue il Presidente – va allo Sco, alle Questure di Foggia e Bari ed a tutti coloro che si sono prodigati per questo successo. Un pensiero particolare lo rivolgiamo invece al Procuratore Distrettuale Antimafia Antonio Laudati che ancora una volta ha voluto dedicare questo risultato agli studenti ed ai giovani di Monte Sant’Angelo che lo scorso settembre hanno vissuto l’esperienza del ‘Vertice Regionale sulla Legalità’ promosso da questa Consulta: insieme a lui ed a tutte le forze dell’ordine ed ai rappresentanti della magistratura – conclude Piemontese – siamo sicuri di poter proseguire su sani ed importanti progetti volti alla diffusione della cultura della legalità tra le nuove generazioni”.

Il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi (ST)
RICCARDI – In merito all’ulteriore colpo assestato alla mafia garganica con la cattura del superlatitante Giuseppe Pacilli, il sindaco Angelo Riccardi ha inviato un messaggio di congratulazioni alle forze di polizia che hanno condotto l’operazione sotto il coordinamento delle questure di Bari e Foggia, con l’ausilio del commissariato di Manfredonia e degli agenti dello Sco (Servizio centrale operativo) di Roma. “La straordinaria notizia dell’arresto dimostra che prosegue con efficacia la volontà di liberare il nostro territorio dalla morsa criminale”. Desiderio non solo ventilato, ma espresso con efficacia in una storica riunione tecnica del comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza, tenutasi proprio presso il municipio di Manfredonia il 12 luglio 2010 con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, i sindaci di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, il capo della Polizia, il prefetto Manganelli, e i vertici dei carabinieri e delle Procure di Bari, Foggia e Lucera. “Di questo importante risultato va dato merito alla magistratura inquirente, alle forze di polizia e al ministro Maroni”, dichiara il sindaco Riccardi che continua: ” A tutte le forze dell’ordine che proseguono indomite nella lotta all’illegalità e per la tutela della sicurezza e dei diritti, va la gratitudine di tutti i cittadini anche per la dimostrazione che quando fare il proprio dovere è il primo ed unico pensiero, non ci sono crisi che tengano ed i frutti di un buon lavoro arrivano”.

COLOMBA MONGIELLO – “La cattura di Giuseppe Pacilli, considerato dal Ministero dell’Interno fra i latitanti più pericolosi, è motivo per tutta la comunità garganica, foggiana e pugliese di grande soddisfazione. Meritano riconoscenza ed encomio gli uomini delle forze dell’ordine e della magistratura che con il loro impegno hanno permesso questo ottimo risultato. Il colpo inferto alla mafia garganica, della quale si è troppo a lungo sottovalutata la pericolosità e la ferocia, è di grande rilievo ed importanza. Nell’esprimere la mia soddisfazione di cittadina e di rappresentante delle istituzioni, ribadisco la necessità che la società nel suo insieme sia vicina ai rappresentanti della legalità, giacché solo questa coesione permetterà di sconfiggere i poteri criminali”.


SINDACO DI MONTE ANDREA CILIBERTI
– “La risposta di fermezza che lo Stato sta dando reagendo all’insulto che la criminalità organizzata ha inferto alla nostra società conferma l’importanza e la irrinunciabilità dell’azione delle forze dell’ordine sul territorio. È necessario non abbassare il livello di guardia e continuare su questa strada affiancando all’azione di repressione e di prevenzione speciale una profonda opera di diffusione della cultura e della pratica della legalità. Monte Sant’Angelo sta facendo la sua parte con il coinvolgimento e la partecipazione di tanti cittadini e dei giovani, interpreti più sinceri del comune desiderio di cambiamento. Combattere la criminalità e l’illegalità – ha detto Ciliberti – rappresenta una premessa indispensabile per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio. Rispetto a questo obiettivo ognuno di noi, nel suo quotidiano, deve assumersi la responsabilità di contribuire realmente e lealmente al suo raggiungimento”.

VIDEO, LA CATTURA IN LOCALITA’ RUGGIANO


VIDEO, CONFERENZA


Redazione Stato, gdf, riproduzione riservata

10 commenti su "Arrestato Giuseppe Pacilli, latitante Mafia del Gargano (Video)"

  1. scusate…ma dov’è questa importante operazione se il tizio in questione negli ultimi giorni passeggiava tranquillamente anche in piazza???aprite gli occhi!!!

  2. peddifero sei banale e inopportuno…quello che vedi in giro è il fratello….che in attesa della cassazione tornerà dentro per 9 anni.
    Maroni e Mantovano VI AMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

  3. un paese distrutto, ci avete tolto servizi enel, pretura,aquedotto,ospedale,e ora anche i latitanti, chi parlera piu di noi””’

  4. ha ragione peddifero quando dice “apriamo gli occhi”… Maroni e Mantovano centrano ben poco con la mafia garganica.. Purtroppo lo stato arriva sempre troppo tardi e pensa che con questi arresti infligga colpi mortali alla mafia. In realtà non è così. La rete mafiosa è talmente capillare che indagare e arrestarli tutti sarebbe praticamente impossibile. La mafia parte dal comune cittadino, passa per la politica (che non fa altro che servire grandi gruppi aziendali) e finisce in cima alla piramide con i boss (che spesso non risultano essere chi arrestano). Per dare una vera svolta a TUTTO IL SISTEMA MAFIOSO bisogna che ci sia una presa di coscienza prima di tutto da parte dei cittadini. I Falcone e i Borsellino sono rari e non certo Maroni è uno di loro. Le svolte alle inchieste più importanti della nostra storia sono partite da piccoli gesti, da denuncie fatte da cittadini per “piccole cose”. Bisogna che ci sia una rete capillare fra i cittadini. E per far questo bisogna educare la gente alla legalità e al vivere civile. Le svolte si hanno partendo dal basso. Credo fermamente che le forze dell’ordine non possano distruggere un sistema che infetta tutti i settori della nostra società (cittadini, politica, imprenditoria e ahimè anche forze dell’ordine). Solo l’unione di tutti può cambiare questo virus apparentemente invincibile. Il boss non è la mafia.

  5. e bello parlare di mafia quando non si capisce cosa si dice,La mafia deriva dalla costituzione italiana,perche i veri …si coprono con le divise e le toghe,pur di non essere indagati,e di non fare scoop.prendiamo ESEMPIO dai nostri politici,da chi gestisce ordini finanziari,che RUBANO,TRUFFANO,illegalmente e tutto finisce li.i max media vengono tappate le bocche se no non fanno piu odiens,quindi,cari ministri cari onorevoli politici non sputate dove si mangia,perchè dopo il pranzo cè la digestione,e la digestione va sopportata,come ad esempio l’asl,che ci sono state fatte truffe furti,non e successo niente di scandalo si sono fatti appartamenti uffici regge in montagna al mare e tutto tace,non esiste mafia non esiste confische immobiliare o di patrimonio giudiziale non esiste niente x condannare un ladro o un truffatore AUTORIZZATO e questa e la giustizia ITALIANA.[LA LEGGE NON E UGUALE PER TUTTI].

  6. Un elogio per lo Stato che ha ulteriormente assottigliato una mano della mala sul nostro territorio, ma all’appello manca l’altra mano della mala che indisturbata e sotto acque apparentemente calme continua ad allungarsi. Questa non vuole essere una critica all’operato dello Stato ma uno sprono ad operare in tutte le direzioni poiché lo ha ribadito anche il procuratore Pietro Grasso quando intervenne a Manfredonia riferendo che gli arresti effettuati hanno messo in una posizione predominante il “clan Romito”. Non è bello vedere parti importanti del tessuto sociale (avvocati, imprenditori…) padroneggiare come…

    Di nuovo complimenti allo Stato.

  7. un elogio per la polizia e i nuovi carabinieri alla caserma di m.sant’angelo,grazie a dio incomingiamo ad avere fiducia,la mafia, la faida e diventata piu forte in questi ultimi dieci anni grazie achi ci doveva tutelare.

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In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

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