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Manfredonia, al teatro comunale Lucio Dalla sold out per “La bottega del Caffè”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
14 Marzo 2023
Manfredonia // Teatro //

MANFREDONIA (FOGGIA), 14/03/2023 – (di Mariella La Forgia, fotogallery di Luigi Starace ) Sold out per “La bottega del Caffè” andata in scena al teatro comunale Lucio Dalla il 3 marzo. Il regista, Paolo Valerio, immagina di poter aprire la facciata di un palazzo veneziano per poter raccontare quello che accade a chi vive al suo interno.

Sicuramente ciò che anima questa brillante commedia goldoniana è “l’irresistibile fascino del pettegolezzo”. Protagonista d’eccezione un brillante Michele Placido nei panni di Don Marzio, chiacchierone ed impiccione che non sa assolutamente custodire un segreto non appena gli viene raccontato; seduto nella bottega del caffè del generoso ed altruista Ridolfo, Don Marzio si intrufola nelle vite degli abitanti del campiello, divertendosi ad intrecciarle quasi a suo piacimento, giocando con i destini dei malcapitati abitanti del quartiere.  Ma cosa succede? Nulla di clamoroso: qualcuno si rovina al gioco, due amanti si ritrovano e si perdonano, qualche sogno s’infrange… ma soprattutto si spettegola. È Venezia – come dice Don Marzio – un paese in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento».

 

Sostanzialmente, La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni è una commedia che, pur essendo ambientata in un contesto storico preciso, affronta temi attuali e universali, come la manipolazione dell’informazione, l’emarginazione e l’ambiguità dei rapporti umani. L’autore descrive  ogni personaggio in modo preciso, rivelando complessità e umanità, e offrendo allo spettatore la possibilità di riflettere sui meccanismi che regolano le dinamiche sociali.

Al caffettiere Ridolfo, Goldoni affida il compito ristabilire la lealtà nei rapporti interpersonali, il rispetto della dignità, il riconoscimento dei valori fondanti di una convivenza pacifica e civile. L’obiettivo di Goldoni è far sì che il pubblico, dopo aver riso dei personaggi che si lasciano trascinare dal vizio, faccia proprie le convinzioni e i valori dell’onestà e della riconoscenza. Eugenio è un giovane mercante che perde tutto al gioco. Nulla può la sua amata consorte che vorrebbe ricondurlo sulla retta via.

 

Anche il “finto” conte Leandro si presenta un maestro nell’ingannare Lisaura, un’ingenua ballerina, convinta di aver trovato in lui la sua fortuna…e che dire di Placida? Una misteriosa viandante giunta da Torino alla ricerca del marito “fuggitivo” (alias il conte Leandro) che proprio Ridolfo consolerà e tranquillizzerà fino al punto da riuscire addirittura a farla ricongiungere con il furbetto consorte. Pandolfo, biscazziere, è un uomo senza scrupoli, si diverte a “dissanguare” al gioco il malcapitato Eugenio, fino a quando finalmente sarà arrestato.

“Tutto è bene quel che finisce bene”, recita un luogo comune molto conosciuto, che calza a pennello come finale di questa esilarante commedia. Si alternano ai personaggi sul palco, gli attori con delle bautte bianche. Sempre si riporta la mente al carnevale, un richiamo dovuto ma anche voluto, che racchiude ancor più il fascino e il mistero della vicenda che si snoda davanti al pubblico. Non è forse tutta la nostra vita un infinito carnevale, nel corso del quale piangiamo e ridiamo e poi ancora ridiamo e piangiamo, facendo roteare il cuore fra mille emozioni contrastanti?

 

Ci sarà sempre un Don Marzio, a prendersi gioco di noi, lì seduto a quel tavolino con il suo caffè fra le mani e il suo sorrisetto soddisfatto. “Tradurre nel minimo spazio scenico il massimo della socialità”: è questo il nostro campiello, il microcosmo nel quale gli amanti si rincorrono, i furbi vengono smascherati, i buoni si gratificano del proprio operato.Un mondo sotterraneo, una commedia, una bottega e noi “attori- spettatori” nel goldoniano cerchio della vita.

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