Edizione n° 5383

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

INFORMAZIONE StatoQuotidiano, perché è un’informazione libera e vera

14 anni di libera informazione

LEGGI ANCHE //  “StatoQuotidiano oggi e per sempre”
AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
14 Novembre 2023
Prima pagina // Primo piano //

StatoQuotidiano.it è un’informazione libera e vera. Un’informazione che non massacra per altri fini, che non è sostenuta da alcun gruppo di potere, un’informazione realmente aperta a tutti. Stabilita questa realtà finale, con la pubblicazione stamani della nuova versione del sito, StatoQuotidiano.it V14 a cura di Kobold Studio di Cesena, si ripubblica un editoriale divulgato in occasione dei 10 anni di fondazione della nostra testata giornalistica.

Buona lettura a tutti. GRAZIE.

StatoQuotidiano, oggi e per sempre (editoriale decennale fondazione)

Una ricorrenza può esser motivo per un bilancio. Una ricorrenza val bene un progetto.
Una ricorrenza – come quella dei 10 anni di StatoQuotidiano -, può rappresentare un momento di stasi, per comprendere quanto si è fatto e quanto ancora si possa fare.
Per chi crede in una ricorrenza, la stessa ha un valore inestimabile. Enorme. Per altri, e sono tra questi, è importante quanto ineluttàbile.

StatoQuotidiano è stato (venia per il gioco di parole), grande dall’inizio.

Nacque nell’ottobre 2009 dopo un’esperienza nel quotidiano più letto. La Repubblica, a Firenze. Terminai una collaborazione fulminea, pochi mesi, ed ebbi idea del giornalismo nostrano: indiscutibile la bravura, la conoscenza, la ricerca e conoscenza di ambienti e fonti di colleghi (oggi) di Firenze, discutibili le modalità di avvicinamento alle professione per chi, laureato al ramo all’Università, già da minore innamorato dell’idea di “raccontare ai lettori” credeva nel “sostegno alle giovani leve“.

A Firenze provai rabbia. Correlata a delusione. Frustrazione, ecco.

Notizie narrabili e meno, trattazione dei fatti correlati a scelte personali, rapporti umani sovrastanti quelli professionali, idee divergenti dal valore della notizia. È diritto di critica, lo posso esercitare (“ferma restando la libertà della scelta editoriale in ordine alle pubblicazioni, che è espressione della libertà di stampa e di informazione protetta e garantita dall’art. 21 della Costituzione“). In sintesi, a Firenze provai rabbia. Correlata a delusione.

Logo Stato Quotidiano originale, 2009
Logo originale statoquotidiano.it (2009)

L’istinto mi portava a lasciare. E neanche l’istinto ma una “sana” realtà dei fatti.
Chi me lo faceva fare di credere nella magia della professione, nella speranza di un “domani narrabile con emozioni nuove“. E mentre, per non perdere l’abitudine nel raccontare di getto scrivevo su un blog le delusioni per quanto avveniva in politica, nel giornalismo, non risparmiandomi testi su curiosità e cronaca, le persone che per sempre saranno la base della mia vita – i miei familiari – e un amico mi hanno spinto a tentare.

Ora, alla realizzazione nel settembre 2009 della prima pagina del sito, la felicità, e le sensazioni di attesa hanno fatto da contraltare a un senso di frustrazione leggera. Passare da Repubblica a questa strana creatura che chiamai StatoQuotidiano (Stato=territorio ed emozioni, Quotidiano=periodicità della notizia), non era il massimo delle aspirazioni. Non era nei miei sogni. Già, i sogni.

Hai appena giocato la Coppa al Bernabeu e ti ritrovi ad incazzarti per una partita tra gli amici.

La costanza e l’impegno (e solo chi mi è stato vicino può comprendere e dare valore alla parola impegno, come costanza), ci hanno fatto crescere a dismisura. Finalmente crescita. E come ho raccontato tante volte, dalle 2 visualizzazioni tra un mio clic e quello di Agostino si è passati – complice l’inaspettata interruzione di una testata di Manfredonia – , alle 3000 letture. Poi 5mila. 10mila. 20mila. E quindi 50mila, 60mila, 100mila, 300mila.

Non avevo creato StatoQuotidiano per questo, ma ci ero riuscito. Indirettamente.

Il traguardo era stato raggiunto: eguagliare in termini numerici un’edizione regionale di Repubblica. Non avevo creato Stato per questo, ma ci ero riuscito. Indirettamente. Il resto è stata crescita e obiettivi raggiunti, non senza limiti ed errori evitabili. Sì, errori. Nelle scelte, nel rapporto con i collaboratori (le mie scuse a chi non si è sentito valorizzato), nell’approfondimento delle notizie (ma solo dall’interno è possibile comprendere che quanto si rende ogni giorno è quello che, oggettivamente, è possibile dare, i dati lo confermano, gli obiettivi restano altri), nelle analisi editoriali, nel tempo dedicato a chi mi è stato vicino.

A chi mi è stato vicino… (e oggi non c’è più). La crescita ha avvicinato StatoQuotidiano a testate regionali, nazionali, con partecipazioni a programmi Rai, Mediaset, interviste, collaborazioni di livello, utilizzo del nostro materiale anche da colleghi che sono, in fondo, dall’altra parte. Numeri mai raggiunti prima da nessun altro. Mai.

E questa è una realtà.

L’altra riflessione mi porta a una considerazione: 10 anni fa c’era un altro Premier, la Lega era correlata a Bossi, il Pd ai massimi fasti, da un’idea di Grillo&Casaleggio nasceva – sull’onda dei meetup -, il Movimento 5 Stelle. Si evitino narrazioni di quello che è accaduto in questi anni, di cosa stia avvenendo ancora oggi: dal punto di vista politico, finanziario, economico, variazioni climatiche (e appelli annessi di Greta, della cui strumentalizzazione se ne parlerà in altri contesti), di alleanze tra popoli e Stati, di personalità decadute, di altre che hanno trovato valore dall’altra parte della barricata. Si evitino riferimenti a situazioni politiche di Foggia così come San Severo, Cerignola, Lucera e/o Manfredonia.

A quello che c’era, che è stato quando è nato StatoQuotidiano e quello che è rimasto, che è cambiato, che è mutato. Che non potrà più tornare indietro. O verginamente simile all’originario. Ecco, 10 anni dopo, con qualche anno in più, con qualche lustro e ferite che non moriranno più, si testimonia un dato lapalissiano: siamo fedeli a noi stessi.

Rispetto per la coerenza, per quello che si è detto, che si è giurato di mantenere

Rispetto dei canoni alla base dell’esercizio del diritto di critica, di cronaca (si noti bene che “per pacifica e risalente acquisizione della giurisprudenza civile e penale, è un diritto pubblico soggettivo fondato sulla previsione dell’art. 21 Cost., che sancisce il principio della libera manifestazione del pensiero e della libertà di stampa“, fermo restando i principi della pertinenza, verità e continenza, dunque della “utilità sociale dell’informazione, della verità oggettiva o anche solo putativa dei fatti e della forma civile dell’esposizione“), rispetto e valore per le fonti, rispetto e valore per le collaborazioni (dall’interno lo si può comprendere, dall’esterno si potrebbero avere differenti visioni), rispetto e valore per i dettami alla base della professione, rispetto e valore per i decessi, rispetto e valore per i familiari che hanno subito tragedie, per le vittime.

Rispetto per chi ha perso un lavoro, una casa. Rispetto per la comprensione, priva di ipocrisie. Rispetto per la morale.
Rispetto per la coerenza, per quello che si è detto, che si è giurato di mantenere. Di rispettare. Il segreto professionale. Rispetto per la correttezza. Sempre. Rispetto per la gentilezza e i principi cardini alla base dei rapporti umani.
Il tutto nonostante i limiti, gli errori, nonostante sia stato difficile, e a volte lo si è pagato con strascichi interni. In questo senso, StatoQuotidiano è stata una scelta di vita, che ha originato privazioni, malumori, pianti, rinunce, notti insonni, bestemmie, poi sfociati nell’esaltazione.

Vignetta decennale di StatoQuotidiano – In primo piano, il direttore responsabile Giuseppe de Filippo (a cura di Francesco Granatiero)

StatoQuotidiano è stata una scelta di vita, che ha originato anche privazioni, malumori, rinunce, notti insonni.

Ci sono stati errori nelle pubblicazioni, inutile che si obietti il contrario. “Tenete a mente che nessuno ha visto tutto. Vi dico solo quello che ho visto io. E vi chiedo preventivamente scusa se vi parrà troppo poco.”

Inviato dal “Corriere della Sera” a seguire le drammatiche giornate della rivolta in Ungheria, Indro Montanelli arriva a Budapest il 1° novembre, mentre i carri armati russi abbandonano la città; vi rientreranno però pochi giorni dopo. Raccoglie gli entusiasmi dei patrioti, certi di un futuro “indipendente, neutrale e occidentale”.

Assiste poi alla fulminea occupazione sovietica della città con cinquemila carri armati; alle “cento ore di disperata battaglia” e, infine, alla repressione violenta. Costretto a liberarsi dei propri appunti si rifugia a Vienna dove comincia a stendere il suo racconto (La Sublime pazzia della rivolta – Indro Montanelli, Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001 – Ed. Rizzoli – 02.11.2006).

Nonostante questo, siamo rimasti fedeli all’originario. StatoQuotidiano era e resta libero. Era e resta indipendente. Era e resta non legato a fazioni politiche, al potere. Il potere o altrimenti detto: una personalità o più personalità che decidono e comunicano non sempre in nome della verità. Verità o altrimenti detto: la ricerca principale che dovrebbe rappresentare il fulcro di ogni testata giornalistica.

StatoQuotidiano era e resta libero, non schiavo o genuflessamente piegato a forme di prevaricazioni, comprese quelle aziendali, programmatiche, imprenditoriali, di clan irrilevanti o caste locali. Siamo liberi, ci sosteniamo attraverso le sponsorizzazioni di imprese, locali/regionali o nazionali, che hanno il loro spazio e lo esercitano, nel rispetto (anche in questo caso) dei dettami giuridici e di mercato. “Ho raggiunto ciò che i dottori chiamano la Fine della Strada, e non durerò a lungo. Ma sapere che voi fate quello che fate, pensare che voi sarete qui quando io non ci sarò più, mi aiuta parecchio a esercitare quel dovere contro il nemico. A non dargli pace finché avrò un filo di fiato“. (Consegna Annie Taylor Award, dicembre 2005 – Orianna Fallaci: Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006).

Quanti possono dire di aver fatto lo stesso? Quanti possono dire oggettivamente di essere partiti, cresciuti, e continuato ad esercitare la professione, in modo libero. Indipendente. Senza collegamenti con nessuno. Tanto da scrivere (o agire) per propria scelta, per le proprie idee, corrette o errate che siano. Non spetta giudicarlo al sottoscritto. Non spetta analizzarlo al sottoscritto.

Il nuovo progetto

Ora il nuovo progetto. Dunque, la nascita di un altro StatoQuotidiano, fedele all’originale (nei principi) differente da un punto di vista grafico e sezionale. Con l’ausilio di un team aziendale di respiro nazionale (Kobold Studio, del dottore in ingegneria Raffaele Salvemini), ecco StatoQuotidiano 10.0: più spazio alle singole sezioni, dal territoriale all’arte, alla cultura, agli spettacoli, al vintage, allo sport, alla medicina, alla salute e ai viaggi. Al cinema, alle curiosità, alla regione e territorio, fino alla politica, lavoro, economia. Focus sulle singole comunità: Foggia, Manfredonia, San Severo, Lucera, Cerignola, Vieste, Zapponeta, Monte Sant’Angelo, Cinque Reali Siti, Gargano, Monti Dauni, etc..

Il progetto va in rete, non senza un impegno incessante da parte di tutti: grazie a quanti sono rimasti vicini alla testata, a tutti indistintamente i collaboratori che hanno sostenuto StatoQuotidiano in questi anni. Tutti, nessuno escluso. Lo dico con il cuore, compreso?. Grazie a chi continua a farlo ancora oggi: Agostino, Paola, Carmen, Enzo, Daniela, Nino, Daniela, Alessio, Ferruccio, Sipontina, Chiara, Antonio, Matteo, Marco, Giuseppe, Maria Teresa, Paolo, Michele…

Grazie senza ipocrisia a tutti i lettori, senza i quali StatoQuotidiano svanirebbe nel nulla

Grazie senza ipocrisia a tutti i lettori, senza i quali StatoQuotidiano svanirebbe nel nulla.

Grazie a quanti hanno sorriso, a quanti hanno finto di collaborare mostrando altri fini (politici, scoperti), a quanti hanno mostrato amicizia rivelandosi accusatori, a quanti non hanno voluto legare il loro nome con il giornale, per timore di essere ripresi, a quanti hanno intrapreso azioni giudiziarie contro il sottoscritto e la nostra testata. Nel tentativo di fermarci, di demolirci.

Sono e resto fiero della mia onestà intellettuale. Sono e resto fiero della mia dignità personale. Valori che rappresentano la mia anima, che non hanno prezzo, credetemi, e per i quali ringrazierò sempre i miei genitori, i miei fratelli. E che estendo oggi a chi è al mio fianco e a chi, un domani, lo sarà in eterno.

Il giornalismo che cambia. Il futuro.

Le logiche comunicative, le modalità di pubblicazione e diffusione della notizia sembrano cambiate drasticamente. Il passo è stato compiuto: minore attenzione sulla veridicità dei fatti, interesse spropositato sulle immagini e sulla spettacolarizzazione del titolo del testo, concentrazione su particolari e dettagli che, realisticamente, non interesserebbero a nessuno, se non diffusi su un giornale.

Notizie celeri, concentrazione delle stesse fonti, riduzione di spazi di analisi, diffusione spropositata di video e frame sensoriali, diffusione spropositata di immagini che vogliono maledettamente rappresentare il tutto; note pubblicitarie o publi-redazionali eretti ad agenzie informative (per mere questioni commerciali, e i responsabili di questo lo siamo un po’ tutti), ridimensionamento delle note e delle conferenze stampe, fonti che dettano esse stesse la diffusione e periodicità della notizia, valorizzazione di fonti e/o sondaggi non attendibili; accentramento sul personaggio in sé e non sul concetto di pertinenza della notizia, distorsione dei fatti causati da interventi mirati dei lettori, inquirenti probabilmente genuflessi alla stessa esaltazione della notizia quanto invece all’importanza della stessa.

La morte, il decesso dei social potrebbe spingere i giornali su canali maggiormente avvicinabili agli elementi essenziali della professione, e da qui a una maggiore analisi di ogni singola notizia. Ma probabilmente anche la morte di un social farà da contraltare alla nascita di altre modalità di giornalismo.

Stato Quotidiano v14 di Kobold Studio
Stato Quotidiano v.14 – 2023

Con le sue distorsioni e l’allontanamento dai canoni fondanti della professione. Da questo punto di vista, il senso della narrazione è variato inevitabilmente. E le principali preoccupazioni andrebbero correlate alla formazione futura di scrittori, di narratori, di giornalisti, di inviati, ma anche di esperti della comunicazione.

Quello che è possibile proporsi come StatoQuotidiano è il rispetto perenne di pochi ma principali valori della notizia. Da questo punto di vista, dopo 10 anni, un risultato è stato raggiunto. Siamo liberi. E lo resteremo per sempre. Siamo liberi e lo resteremo fino a quando sarò alla guida di questa testata giornalistica. Siamo liberi esattamente come dettato dai principi cardini della professione.
Da qui, tra 10 anni ci saremo, saremo ancora più importanti, più rilevanti. Tra 10 anni il progetto potrebbe essersi ridimensionato. Tra 10 anni potrei non esserci più o magari rivestire un ruolo di maggior prestigio. O minore.

Abbiamo vinto, comunque. E’ paradossale: ha fatto male ma è bellissimo

Il dato sul quale ho riflettuto resta questo: StatoQuotidiano c’è oggi, come è nato e cresciuto in passato, e qualsiasi cosa possa avvenire, StatoQuotidiano sarà Stato ancora domani e in un futuro prossimo. E a questo punto direi, StatoQuotidiano sarà per sempre. Abbiamo vinto, comunque. E’ paradossale: ha fatto male, malissimo, ma è bellissimo.

Buona lettura a tutti. Grazie di cuore. Un abbraccio.

(“I dieci anni di StatoQuotidiano a chi, realmente, mi vuole bene, e in dedica a una *bambina bellissima, che AMO ogni giorno…SEMPRE“).

*Oggi le bambine sono due. Bellissime.

A destra: Giuseppe de Filippo, direttore responsabile www.statoquotidiano.it (in foto con la giovane scrittrice Alessia Lasorsa)

A cura di Giuseppe de Filippo – Direttore Responsabile StatoQuotidiano.it
g.defilippo@statoquotidiano.it

  • Formazione: Università degli Studi di Firenze, CdL “Giornalismo e comunicazione” – Scienze politiche e governo (2008);
  • Iscritto nell’Albo – Ordine dei Giornalisti della Puglia dal 2008 (elenco Pubblicisti);
  • Collaborazione con “La Repubblica” di Firenze; collaborazione con l’agenzia di stampa “Il Grecale”;
  • Direttore responsabile www.statoquotidiano.it, dal 2009 principale testata giornalistica della Provincia di Foggia e della Puglia.
  • Fondatore supplemento femminile di StatoQuotidiano.it, www.statodonna.it;
  • Ospite negli studi Rai per programmi televisivi; interviste e collaborazioni per programmi Mediaset;
  • Attività di comunicazione – social manager – sviluppo per progetti vincitori di bandi regionali (Sviluppo Italia, Puglia Sviluppo, Pin Puglia);
  • Pregresse esperienze lavorative/amministrative con società specializzate in sistemi di informazioni creditizie – commerciali, investigazioni, accertamenti patrimoniali, al servizio di privati, studi legali – notarili, istituti di credito e finanziarie.

© StatoQuotidiano - Riproduzione riservata

2 commenti su "StatoQuotidiano, perché è un’informazione libera e vera"

Lascia un commento

In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

Anonimo

StatoQuotidiano sei tu!

StatoQuotidiano, fondato nell'ottobre 2009, si basa sul principio cardine della libertà d'informazione, sancita dall'art. 21 della Costituzione.

Il giornale si impegna ad ascoltare la comunità e a fornire informazione gratuita, senza sostegno di classi politiche o sociali.

Ai lettori che ci seguono e si sentono parte di questo progetto, chiediamo un contributo simbolico, per garantire quella qualità che ci ha sempre contraddistinto!

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce, articoli, video, foto, richieste, annunci ed altro.

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.