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Ferimento di Trimigno, arrestato 20enne

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
15 Maggio 2010
Manfredonia //

Manfredonia, via Beccarini (Luigi Rignanese)
Manfredonia, via Beccarini (Luigi Rignanese)
Manfredonia – COME già anticipato l’11 maggio, preannunciando infatti la chiusura imminente delle indagini investigative, è stato tratto in arresto l’uomo resosi autore del ferimento, lo scorso 8 maggio, di Giuseppe Trimigno, il 43enne di Manfredonia, classe 1967, colpito da due-tre colpi di arma da fuoco, probabilmente una pistola calibro 7.65, nel corso di un agguato avvenuto alle ore 8 e 30 in viale Beccarini, una traversa a nord di via Gargano, precisamente in via Galilei, vicino ad una bancarella di ortofrutta. Il ragazzo è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Foggia Salvatore Casiello. Per il giovane le accuse sono di lesioni aggravate e porto illegale di arma da fuoco. M.R. (si riportano volutamente le iniziali) si è costituito in nottata nel carcere di Foggia.

I FATTI – Lo scorso 8 maggio, Giuseppe Trimigno è in una traversa ad est di viale Beccarini, via Galilei, a fare delle compere in una bancarella di ortofrutta. La zona è situata in pieno rione Monticchio, dove il mercoledì si svolge abitualmente il mercato settimanale. La vittima è sola, improvvisamente un uomo affianco Trimigno e, da una distanza relativamente ravvicinata, spara 2-3 colpi di pistola, probabilmente calibro 7.65, colpendo l’uomo ad entrambi gli arti inferiori. Un colpo di pistola entra con certezza nella gamba destra di Trimigno, colpendo il quadricipe femorale dell’uomo. Lo stesso colpo, ma l’ipotesi è ancora al vaglio degli inquirenti, Nucleo operativo e radio Mobile dei carabinieri di Manfredonia, coordinamento delle indagini affidato al Tenente Antonio Stanizzi, sarebbe fuoriuscito dalla gamba destra della vittima per entrare in quella sinistra, così colpendo la parte periferica (dunque in relazione al femorale) delll’arteria poplitea (parte finale dell’arteria femorale che si sdoppia in arteria tibiale anteriore e tibioperoniera. Si occupa dell’irrorazione del ginocchio e dei muscoli a esso legati) dello stesso Trimigno. Ma non è escluso che sia stato il secondo o terzo colpo, sparato dall’ignoto aggressore, a colpire l’arteria suddetta. Dei 2-3 colpi uno avrebbe colpito la carrozzeria di una macchina sita nelle vicinanze. Da qui la perdita copiosa di sangue di Trimigno, con l’alto rischio per l’uomo di morire dissanguato. Un passante, forse amico di Trimigno, avrebbe aiutato lo stesso accompagnandolo in macchina al locale pronto soccorso dell’ospedale San Camillo di Manfredonia. L’ignoto aggressore sarebbe invece fuggito a piedi, per poi salire a bordo di un auto che attendeva lo stesso, chiaro sintomo naturalmente della precedente premeditazione ed organizzazione dell’azione delittuosa, non preceduta nella stessa mattinata da alcuna azione di violenza ma, come si vedrà nel racconto dei fatti, nella giornata precedente.

LA PERDITA DI SANGUE – LA CORSA IN OSPEDALE – Subito Trimigno, di professione pescatore presso terzi, con gestione indiretta di un bar-caffè locale, gestito in famiglia, viene trasportato d’urgenza nel reparto di chirurgia cardio-vascolare dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Qui i medici riescono a tamponare la situazione di emergenza, scongiurando quindi il pericolo di morte per l’uomo. Per Trimigno la prognosi attuale parlava di 30 giorni di cure nel plesso ospedaliero di San Giovanni. Non riscontrate sull’uomo lesioni o fratture in altre parti del corpo o negli stessi arti inferiori. L’aggressore avrebbe utilizzato una pistola calibro 7.65, ma non c’è ancora certezza, a causa del mancato rinvenimento dei bossoli relativi. Va ricordato che a livello giudiziario, Trimigno avrebbe avuto in passato dei “piccoli” precedenti penali, legati a spaccio di droga, truffa ed estorsioni. Dunque, un soggetto di “non particolare spessore criminale”.

LE INDAGINI – Dopo una serie di meticolose indagini, i militari del Comando Compagnia di Manfredonia hanno notificato l’applicazione, ieri sera, dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ai danni di un 20enne (classe 1990) incensurato del luogo, M. R., nullafacente. Il ragazzo è attualmente custodito nel carcere di Foggia.

LO SVOLGIMENTO DELLE INDAGINI – LE RICERCHE – IL CEDIMENTO PSICOLOGICO DEL RAGAZZO – Le ricerche dei militari della comando compagnia dei carabinieri di Manfredonia sono partite nella stessa mattina del ferimento di Trimigno, attraverso un’analisi accurata dei legami e delle relazioni della stessa vittima con l’ambiente circostante. Diverse le piste seguite dai militari della comando compagnia di Manfredonia, compreso la rete di amicizie e parentali della vittima dell’agguato. Una volta strettosi il cerchio attorno a M.R., i carabinieri di Manfredonia hanno cominciato ad ascoltare le persone più vicine allo stesso. M.R. sarebbe stato infatti assente da casa per quasi una settimana, in giro per Manfredonia probabilmente, ma non si esclude anche fuori dal territorio sipontino. Va ricordato che già all’indomani dell’agguato i carabinieri di Manfredonia avevano ascoltato quasi una ventina di persone, escludendo qualsiasi correlazione fra l’aggressione ed un legame con gli interessi delle famiglie della Faida del Gargano.

LA SERA PRECEDENTE ALL’AGGUATO – Difficile poter parlare di un passato specifico di M.R., 20enne incensurato, nullafacente, quanto dei precedenti penali della stessa famiglia. Il papà di M.R. è difatti un pregiudicato del luogo, attualmente occupato, ed avrebbe avuto un ruolo importante (ma naturalmente a livello indiretto) nella vicenda che avrebbe poi portato al ferimento di Giuseppe Trimigno. M.R. avrebbe avuto infatti dei recenti contatti con il figlio dello stesso Trimigno (che si ricorda, anch’egli pregiudicato in passato per estorsioni, truffa e droga). Un rapporto di ‘amicizia’ che la stessa vittima dell’agguato avrebbe sopportato ‘mal volentieri’, cercando così di interrompere subito ogni forma di contatto tra il suo futuro feritore, M.R., e il figlio. Delle sue insofferenze e della volontà di chiudere ogni forma di rapporto tra suo figlio ed M.R., Giuseppe Trimigno ne avrebbe fatto notizia al padre dello stesso M.R.

IL RAGAZZO ACCUSATO DI AVER RUBATO DEI SOLDI – Inoltre, come detto, Trimigno, di professione pescatore, sosteneva anche la figlia nella gestione di una caffetteria-bar locale. Il ruolo del bar è altresì importante, in considerazione di un’ulteriore accusa a carico di M.R., l’aggressore di Trimigno. Il ragazzo 20enne, arrestato ieri dai carabinieri di Manfredonia, è stato accusato, da parte della famiglia Trimigno ( o dello stesso padre), di aver derubato una somma di danaro dal locale di famiglia. “Non sono stato io”, avrebbe detto il ragazzo al padre per discolparsi delle accuse rivoltegli da Giuseppe Trimigno, che da lì a poco sarebbe diventato il suo obiettivo.

L’AGGUATO – In ogni modo, molto probabilmente il giorno dopo dell’incontro tra i due genitori, M.R. si reca poco dopo le 8 e 15 in viale Beccarini, a piedi, POI scende probabilmente da un’auto nelle vicinanze,e si dirige verso la via. Ignaro del fatto Giuseppe Trimigno è occupato a fare delle compere in una bancarella di frutta e verdura, prima di essere raggiunto alle gambe dai 2-3 colpi di pistola. In seguito, la fuga di M.R. (probabilmente in auto), il passante che accorre Trimigno, la corsa in ospedale, il ricovero.

DALL’IRREPERIBILITA’ ALLA POSSIBILE LATITANZA – La settimana del giovane feritore non deve essere stata sicuramente semplice, passata infatti a cercare protezione in un’ipotetica rete familiare, assalito dai dubbi e dalla certezza di essere braccato dai carabinieri. La situazione di M.R. è diventata subito (senza che lo stesso ragazzo avrebbe avuto il tempo di capirlo) più pericolosa, dopo che Giuseppe Trimigno, in base a testimonianze raccolte nell’ambiente, sarebbe stato dimesso dal reparto di chirurgia cardio-vascolare di San Giovanni Rotondo. Questo non vuole dire che Trimigno sia guarito completamente e che sia nel pieno delle sue forze, ma resta in ogni modo la possibilità avuta per l’uomo di muoversi nella decorsa settimana, così creando una minaccia indiretta allo stesso suo feritore, che Trimigno potrebbe anche aver visto in volto (oltre al fatto naturalmente di un’analisi del confronto avuto con il padre del ragazzo, fra le motivazioni alla base dell’aggressione). L’irreperibilità di M.R. era a rischio latitanza (anche se non esiste, nei fatti, una tempistica definita per l’attivazione dello stato di latitanza ai danni di un soggetto), uno stato giuridico che avrebbe comportato delle ricerche più approfondite da parte degli stessi organi inquirenti, in relazione alla maggiore pericolosità e gravità maggiore dell’uomo. Dunque: maggiore ore di controllo, più forze e organi interessati all’indagine. Inoltre, lo stato di latitanza rende naturalmente difforme la valutazione in sede di condanna di un reo da parte del giudice competente (art.133, gravità del reato: valutazione agli effetti della pena: “nell’esercizio del potere discrezionale indicato nell’articolo precedente (164,169,175,203) il giudice deve tenere conto della gravità del reato, desunta: 1) dalla natura, dalla specie, dai mezzi ,dall’oggetto, dal tempo, dal luogo e da ogni altra modalità dell’azione (..) Il giudice deve tenere conto, altresì, della capacità a delinquere del colpevole (103, 105, 108, c.p.p. 220) desaunta: dai motivi a delinquere e del carattere del reo; (…) dai precedenti penali e giudiziari e, in genere, dalla condotta e dalla vita del reo, antecedenti al reato; 3) dalla condotta contemporanea o susseguente al reato (..) condizioni di vita individuale familiare e sociale del reo ). Fissato probabilmente per il prossimo lunedì l’interrogatorio di garanzia del giovane. Procede il Pubblico Ministero Paola De Martino della Procura della Repubblica del Tribunale di Foggia.

OMERTA’ E SILENZIO HANNO OSTACOLATO LE INDAGINI – Come spesso avvenuto in passato, il silenzio e l’assoluto riserbo della comunità locale, nonostante le ore 8 e 30 di sabato mattina, non hanno agevolato le indagini degli organi inquirenti. Al di là dell’arresto resta in ogni modo un’aggressione materializzatasi, nei fatti, nel completo silenzio della città di Manfredonia e nella più totale indifferenza della gente del luogo.

Redazione Stato – Riproduzione riservata

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