“Non alla chiusura delle cucine e degli ospedali, non ai pasti preparati e surgelati, e no al trasferimento dei lavoratori delle cucine”. Il comitato “Pro-Ospedale di San Severo – Medicina Democratica” si oppone fermamente al piano di centralizzare a livello regionale il servizio di ristorazione per tutti gli ospedali e le strutture di degenza della Puglia.
Il progetto prevede un maxi appalto di oltre 372 milioni di euro, che ha già sollevato preoccupazioni tra le sigle sindacali. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, tra cui la senatrice Gisella Naturale, l’europarlamentare Mario Furore e il deputato Marco Pellegrini, sottolineano che “le pietanze servite ai pazienti, essendo consumate molte ore dopo la preparazione, perdono inevitabilmente in qualità e appetibilità”.
La proposta prevede la creazione di un unico centro di cottura a Foggia, in zona via San Severo o Villaggio Artigiani, per tutta la provincia, con il successivo trasporto dei pasti ai vari presidi sanitari, spesso situati a diversi chilometri di distanza. Questo ha suscitato un diffuso disappunto in Capitanata, dove la comunità teme che tale operazione possa avere effetti negativi sulla collettività.
Con questa centralizzazione, i centri cottura degli ospedali di San Severo, Cerignola, Manfredonia, San Marco in Lamis, Monte Sant’Angelo e del Riuniti di Foggia verrebbero chiusi. Il Comitato ha lanciato una raccolta firme denominata “Una firma per la salute dei pazienti”, con l’obiettivo di informare i cittadini, richiedere l’annullamento dell’appalto e convocare una conferenza di servizio monotematica.
Secondo il progetto, i pasti, una volta preparati, verrebbero surgelati e stoccati in un magazzino. Su richiesta delle strutture ospedaliere, un responsabile preleverebbe i pasti e li consegnerebbe la sera precedente con un furgone. Durante la notte, i pasti verrebbero scongelati, riscaldati e serviti al mattino: “Chiediamo di continuare a cucinare negli ospedali”.
I rappresentanti del Movimento 5 Stelle condividono questa posizione: “Oltre ai problemi di salute, i degenti devono affrontare anche il ‘boccone amaro’ dei pasti cucinati molte ore prima e surgelati. Un buon cibo è un ‘fattore di cura’ importante. Le materie prime di qualità, non sottoposte a processi di decongelamento, tracciabili e – perché no – a chilometro zero, rappresentano una strategia di prevenzione delle patologie cronico-degenerative. Crediamo che le autorità locali debbano prendere decisioni sostenibili, ecocompatibili e funzionali dal punto di vista strutturale, organizzativo ed economico”.
Furore, Naturale e Pellegrini propongono l’internalizzazione del servizio di ristorazione, “che potrebbe rappresentare un toccasana per l’economia e l’occupazione locale, sostenendo le aziende locali”.
La chiusura delle cucine ospedaliere e delle strutture di degenza significherebbe la perdita di circa 1200 posti di lavoro, “senza determinare un reale risparmio economico”, concludono gli esponenti del Movimento 5 Stelle.