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ESCALATION Medici ed infermieri aggrediti, a Vibo Valentia arrivano i soldati in ospedale

Prima Foggia, al policlinico Riuniti, con ben tre casi in cinque giorni, poi in Campania, due giorni fa, al nosocomio di Nocera Inferiore

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
15 Settembre 2024
Cronaca // Foggia //

FOGGIA – Un’escalation. Che ora inizia a preoccupare se nelle ultime ore si sono registrate diverse aggressioni contro il personale sanitario.

Prima Foggia, al policlinico Riuniti, con ben tre casi in cinque giorni, poi in Campania, due giorni fa, al nosocomio di Nocera Inferiore e presso la guardia medica di Mondragone, a Caserta.

E ieri altri due casi: una quarantina di persone, dopo la morte di un congiunto, irrompe nel reparto di oncologia dell’ospedale di Pescara distruggendo suppellettili e minacciando i medici mentre una dottoressa viene aggredita nel pronto soccorso dell’ospedale metropolitano di Reggio Calabria.

E, ancora, Vibo Valentia dove il prefetto ha spedito l’Esercito dopo l’ultimo caso.

E ora anche al Viminale iniziano ad interrogarsi se non sia il caso di adottare il sistema calabrese anche in altri presìdi ospedalieri.

Specie quelli considerati più a rischio anche se il fenomeno è ormai a macchia d’olio. Da Nord a Sud.

Ovunque. Per questo ieri la federazione nazionale degli ordini dei medici anche torna a chiedere al governo «una risposta forte ed esemplare per garantire sicurezza e serenità ai medici e a tutti i professionisti sanitari» in assenza della quale, i camici bianchi «sono pronti a scendere in piazza e a manifestare».

Una presa di posizione che giunge nonostante la soluzione indicata solo pochi giorni fa dal ministro della Salute Orazio Schillaci, in accordo con il titolare del dicastero della Giustizia Carlo Nordio, di ricorrere alla misura dell’arresto in flagranza differita per fermare la crescente violenza e le aggressioni.

Fonte: ilmattino

Le violenze in corsia

Venerdì pomeriggio, siamo all’Umberto I di Nocera Inferiore, una dirigente del pronto soccorso si trova davanti un caso di routine: un codice verde, quindi non grave.

Ma la madre della donna da visitare non ne vuole sapere di attendere in sala d’attesa.

E aggredisce il medico con calci e pugni. E non contenta anche la figlia infierisce sul camice bianco.

Per fermare le due donne, provenienti dal Vesuviano, devono intervenire prima i colleghi medici e poi una volante della polizia.

Per le due donne scatta la denuncia mentre il prefetto di Salerno, Francesco Esposito, valuta provvedimenti dopo aver a lungo parlato con i sanitari.

«Ci vogliono decisioni immediate. Questi fenomeni in Italia termineranno quando avremo il primo aggressore che si fa un anno di carcere.

Ovviamente ci sono anche problemi di fondo, eccessivo carico di lavoro per i medici di pronto soccorso, che sono già pochi.

Rischiamo di averne sempre di meno», tuona il governatore Vincenzo De Luca ieri in visita proprio all’ospedale nocerino per incontrare i medici dopo l’aggressione.

E aggiunge: «In Conferenza delle Regioni dobbiamo portare una proposta che è unica, arresto in flagranza e un aumento delle pene perché bisogna utilizzare anche la repressione».

«Il governo Meloni è al lavoro da tempo per tutelare maggiormente la sicurezza di medici e infermieri.

Il ministro Schillaci, d’intesa con il ministro Nordio, ha annunciato di voler introdurre sempre l’arresto in flagranza anche differito per chi aggredisce gli operatori sanitari.

Una misura concreta che si andrà ad unire all’aumento delle pene per chi commette le violenze e all’istituzione della procedibilità d’ufficio», dice invece la parlamentare salernitana di Fdi Imma Vietri dopo aver espresso la sua solidarietà alla dirigente medico aggredita.

E proprio ieri i magistrati pugliesi usano il pugno di ferro convalidando gli arresti di un 18enne (in carcere) e un 33enne (ai domiciliari) che nei giorni scorsi hanno aggredito in due episodi distinti operatori sanitari del policlinico Riuniti di Foggia.

 

L’unico modo per fermare l’escalation. L’altra sera, infatti, un 29enne giunge al presidio di guardia medica di Mondragone, nel casertano, e sferra calci alla porta d’ingresso dell’ambulatorio affinché i medici interrompessero una visita in atto ad altro paziente per prestare soccorso alla moglie in preda ad un banale attacco di panico.

Minacce e poi prende a pugni l’autista dell’autoambulanza che era vicino. Scatta la denuncia per lesioni personali, danneggiamento, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e interruzione di un servizio di pubblica necessità. «Rivolgiamo un appello all’Asl di Caserta affinché predisponga, come deterrente, l’installazione di impianti di videosorveglianza, collegati a una stazione di polizia, nelle strutture territoriali di continuità assistenziale e in tutti i punti critici di lavoro, per tutelare la sicurezza del personale sanitario», chiede dopo l’episodio di Mondragone il numero uno dei camici bianchi di Terra di lavoro Carlo Manzi.

«Dopo Foggia, adesso Mondragone: le pagine di cronaca con aggressioni a chi lavora nella sanità sono drammaticamente una costante.

È ora di dire basta, il ministro della Salute batte un colpo e si preoccupi innanzitutto della sicurezza del nostro personale sanitario», attacca intanto il deputato grillino Agostino Santillo.
L’Esercito in Calabria

Da qui la scelta netta in Calabria. Per contrastare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, sarà l’esercito a vigilare sull’ospedale di Vibo Valentia.

Decisione presa dal prefetto Paolo Giovanni Grieco che rientra in un piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza già operati dai militari nell’ambito dell’operazione «Strade sicure».

Decisione presa dopo diversi casi di aggressioni negli ultimi mesi contro il personale sanitario dell’ospedale Jazzolino e nonostante il rafforzamento della vigilanza al pronto soccorso deciso dall’azienda sanitaria. E così il prefetto ha ritenuto di rafforzare il presidio, spostando alcune aliquote dell’esercito sul nosocomio.

Nuova aggressione al Pronto Soccorso di Foggia: calci e pugni a infermieri
Nuova aggressione al Pronto Soccorso di Foggia: calci e pugni a infermieri – ph ansa

I militari continueranno quindi a svolgere i loro servizi di vigilanza su siti ed obiettivi sensibili sempre in stretto coordinamento con i carabinieri e la polizia

. E tra quest’ultimo viene inserito proprio il nosocomio di Vibo. Una scelta che ora potrebbe essere presa anche da altri prefetti dello Stivale, almeno per le strutture sanitarie considerate più a rischio.

«Bene la scelta del prefetto Grieco. Visto quanto accade sempre più spesso nelle strutture ospedaliere italiane i soldati di “Strade Sicure” andrebbero schierati, anche negli ingressi dei grandi ospedali e, in particolare, nei pronto soccorsi dove sempre più medici e operatori sanitari vengono minacciati, aggrediti e molte volte anche picchiati. Spero – esorta il parlamentare di Fdi Riccardo De Corato – che questa azione del prefetto di Vibo serva da sprono anche per altri suoi colleghi».

Lo riporta ilmattino.it

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