Manfredonia, 17/02/2021 – “Lucio Dalla, a differenza di molti colleghi e coetanei cantautori – lui non amava questa definizione e, prima di essere cantautore per anagrafica, si riteneva, ed era a ogni effetto, un musicista – non lesinava sulle proprie dichiarazioni, non giocava a nascondino con la stampa, non solo non la maltrattava e snobbava ma, anzi, la accontentava, la incontrava e, da furbacchiotto quale era, la utilizzava sapientemente visto che, oltre a non avere timore di parlare di sé agli altri, un’altra cosa dalla quale non era spaventato era l’essere pop nel senso più profondo, nobile e reale del termine”. Lo riporta un articolo di oggi della celebre rivista di musica Rolling Stone.
“Dalla crede in Dio, crede nell’amore ma prima di tutto crede nell’uomo, nel “pianeta-uomo” che, asserisce, ritiene migliore di quanto siamo portati a credere. Affascinato dalla sua figura, credeva in Padre Pio – che fin dall’infanzia, con la madre di Manfredonia, era solito venerare in terra di Puglia – apprezzava i Nirvana e i Soul Asylum, detestava le droghe e l’orribile assioma per cui musica e stupefacenti se ne vanno a braccetto (aveva visto la droga, e lo racconta, trasformare grandi musicisti come Chet Baker in uomini disperati pieni di violenza) e faceva coincidere il suo bisogno di avvicinarsi alle persone, appunto l’esigenza intima di comunicare con loro, alla propria natura di cristiano, cioè creatura rivolta all’esterno, alle altre creature e non verso sé stessa”.
Veramente qua ci sarebbe una inesattezza poichè la madre di Lucio Dalla non era proprio manfredoniana bensì una sarta bolognese trapiantata a Manfredonia.
La madre di Lucio Dalla era la Signora Melotti ed era bolognese