Titolo: Invisible Empire // Crescent Moon
Artista: KT Tunstall
Etichetta: Relentless
Genere: Folk Rock
Uscita: 25 giugno 2013
HU-HU, si potrebbe esclamare, prendendo a prestito lo squittio del tormentone più celebre di KT Tunstall, Black Horse and the Cerry Tree. Hu-hu, la cantautrice dal cuore country non scrive solo hit da mandare in radio alle nove del mattino. Hu-hu, viene da esclamare. Un grido di sorpresa, per tutti; di disappunto, per qualcuno, di approvazione per qualcun altro.
Prendendo in mano questo Invisible Empire // Crescent Moon ci si trova di fronte a qualcosa di molto diverso rispetto a ciò cui ci avevano abituato i singoli scalaclassifiche del passato. C’è da dire che, in quanto a tormentoni, la scozzese aveva abituato il suo pubblico fin troppo bene, con brani orecchiabili quanto basta ma curiosi e stuzzicanti a sufficienza per non essere scontati.
Ma questa è tutta un’altra storia. Si mandi in soffitta la summenzionata Black Horse and the Cerry Tree. Si dimentichi Hold On. Si lascino da parte tutti quei singoli con i quali KT Tunstall era riuscita ad affascinare il grande pubblico, con quel misto pop/folk che non aveva mai ceduto alla banalità condito da una magica e carezzevole vocalità. Stavolta, siamo di fronte a un vero proprio album da cantautore, dove la matrice country viene sapientemente miscelata con echi di volta in volta jazz, psychedelich, blues, persino morriconiani.
Sono tanti i tratti che differenziano questo ‘doppio’ album (diviso, stilisticamente e concettualmente, in due parti ben distinte, pur rappresentando un’unica release). La minore presenza delle percussioni, una ritmicità meno travolgente, le atmosfere più sospese, il canto più sussurrato. Laddove le precedenti produzioni di KT Tunstall erano travolgenti, solide, quasi ‘materiali’, Invisible Empire // Crescent Moon è stemperato, etereo, impalpabile. In particolare nella prima parte (quella, appunto, che si potrebbe chiamare Invisble Empire) gli arrangiamenti si inseriscono sulla matrice principale dei pezzi con grande pudore, senza mai diventare invadenti o rovinare l’ambiente evanescente creato dalle melodie. Nella seconda parte, Crescent Moon, arrivano addirittura echi di alternative rock.
Invisible Empire // Crescent Moon è esattamente l’album che ci si aspetterebbe di sentire guardando la copertina: l’immagine dell’artista di spalle, immersa nel deserto di Tucson, rappresenta alla perfezione la vocazione all’essenzialità delle composizioni del platter. L’album, del resto, è stato registrato proprio a Tucson, in due sessioni diverse a distanza di qualche settimana: l’una per Invisible Empire e l’altra per Crescent Moon.
Chi ha seguito in passato la Tunstall potrà scoprire un nuovo lato delle sue composizioni. Come si diceva prima, alcuni saranno contrariati dall’addio (momentaneo?) al carattere più pop delle sue canzoni, altri apprezzeranno la svolta sofisticata. In fondo, poco importa (conto in banca dell’artista a parte, ovviamente): KT Tunstall con il suo nuovo album ha rischiato. E va apprezzata almeno per questo. Oltre che per la sorprendente maturità compositiva che è riuscita a dimostrare.
Unica pecca del ‘lotto’ di 12 tracce, l’assenza di un brano che riesca veramente ad emergere. Forse solo Feel it all riesce a spiccare all’interno di una rosa di canzoni che si stabilizza su un buon livello qualitativo, ma senza scossoni.
Invisible Empire // Crescent Moon è un platter che va gustato nella sua interezza. Poco adatto forse a una fruizione da mp3, lascia comunque un buon sapore, una volta terminato il viaggio nel deserto di Tucson in compagna della signora Tunstall.
Track by Track
* ………….. trascurabile
** …………. da ascoltare almeno una volta
*** ………… da inserire in shuffle sull’mp3
**** ……….. da ricordare
***** ………. capolavoro
1. Invisible Empire ***
Arpeggio di chitarra e voce in primo piano. Retrogusto country, ma la marca cantautorale è già chiara sin dai primi secondi dell’album. Cantato, suonato e arrangiato in maniera differente, potrebbe essere un brano pop. Ma, intenzionalmente, non lo è.
2. Made of Glass **
Ancora un piccolo colpo sul freno, ed ecco Made of Glass. Più meditativa della precedente, si fa notare per un refrain fischiettato quasi in stile Morricone che ben si adatta ai paesaggi desertici della copertina.
3. How You Kill Me ***
Sussurratissima, a cavallo tra blues, jazz e folk. E in perfetto equilibrio tra tutti e tre. Lo stile del cantato può ricordare una sorta di Ella Fitzgerald. Un caldo brano d’atmosfera, quasi drum ‘n bass.
4. Carried **
Ancora un brano che, probabilmente, avrebbe potuto essere pop. Ma non lo è. Episodio solare, a tratti quasi giocoso. Forse meriterebbe mezzo asterisco in più.
5. Old Man Song **
No, KT Tunstall non si è dimenticata i vezzi country che l’hanno resa celebre. Old Man Song è qui a dimostrarlo, ma sempre in chiave rigidamente Invisible Empire-style.
6. Yellow Flower ***
La chitarra, per la prima volta, fa un passo indietro. Ora è il pianoforte in primo piano, per una piacevole ‘sonata’ malinconica. Con soluzioni armoniche che, a tratti, ricordano i grandi brani strappalacrime anni ’80. Diretta ed efficace.
7. Crescent Moon ***
Ben temprati dalla rottura con il passato della prima metà del disco, ci si può avventurare in Crescent Moon, che apre la seconda parte del platter. La semplicità compositiva lascia spazio a costruzioni più elaborate, con qualche effetto elettronico. Ma la linea minimalista non cambia.
8. Waiting on the Heart **
La chitarra elettrica fa il suo timido ingresso. Moderata, quasi un ricamo su un tessuto ricercato che continua sul terreno tracciato dalla precedente Crescent Moon. Con un ritornello che entra in testa e fa fatica a uscire.
9. Feel It All (feat. PJ Harvey) ****
Complice PJ Harvey, forse Feel It All è il brano che più si riallaccia al passato di KT Tunstall. La marca blues è più evidente che altrove, così come il contributo della chitarra.
10. Chimes (feat. Howe Gelb) *
Un brano che scomoda aperture jazzistiche a vocalizzi di impatto non immediato, senza tuttavia riuscire a stupire più di tanto.
11. Honeydew ***
Qui si torna sui binari dei primi brani dell’album. Chitarra, voce e poco altro. Insomma, tutto quello che serve e nulla più. Un certo retrogusto da nenia infantile dà un tocco di fascino in più.
12. No Better Shoulder **
Chiusura sussurata e d’atmosfera, che suona simile a una buonanotte per tutti gli ascoltatori.
Valutazione: 7.5/10
[Live in Italy]
Ndr: non sono previste date di KT Tunstall in Italia a breve. Per tutta l’estate, comunque, sarà in concerto in diverse parti del Regno Unito, con una tappa in Danimarca.
Cheshire, United Kingdom – venerdì 19 luglio
Gawsworth Hall
Nottingham, United Kingdom – sabato 20 luglio
Splendour Festival
Salisbury, United Kingdom – domenica 21 luglio
Larmer Tree Festival
Scotland, United Kingdom – venerdì 26 luglio
Wickerman Festival
Cambridge, United Kingdom – sabato 27 luglio
Cambridge Folk Festival
Arhus, Denmark – giovedì 29 agosto
Aarhus Festival
Oxfordshire, United Kingdom – domenica 1 settembre
The Big Feastival
Info e ticket: http://kttunstall.com
un gran disco!