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No della Consulta a Legge regionale sulle farmacie: vittoria della “Casta”

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
17 Novembre 2009
Editoriali //

farmacia_mentelocaleBari – CON la sentenza n. 295 del 2009, la Corte Costituzionale ha accettato le tesi della Presidenza del Consiglio dei Ministri che si è opposta alla legge della Regione Puglia che permetteva l’abbassamento del quorum utile per aprire una farmacia nei comuni al di sotto dei 12.500 abitanti. La Corte ritiene che la norma sia illegittima dal punto di vista costituzionale. Si tratta, di conseguenza, di un’ulteriore vittoria della casta e dell’ennesimo stop alle decantate liberalizzazioni annunciate dai governi di destra e di sinistra. Da anni il Movimento Nazionali Liberi Farmacisti (MNLF) denuncia la surreale e illogica situazione nel quale si trovano la stragrande maggioranza dei laureati in Farmacia costretti, di fatto, a non poter svolgere pienamente la loro professione. “Per quale motivo un giovane avvocato, che già esercita la sua professione, e che quindi è abilitato a questo esercizio, se assunto da uno studio legale non può più rappresentare in tribunale gli interessi dell’impresa stessa? Perché le imprese sono sempre costrette a ricorrere agli studi professionali? Forse è possibile che ci sia spazio, più equamente ripartito. Le imprese potrebbero ridurre i costi e assumere più persone e, soprattutto, pagare meglio i giovani avvocati che hanno assunto, così come un medico può esercitare sia da libero professionista sia come dipendente di una struttura. Per quale ragione la gran parte dei farmacisti devono fare gli impiegati e non possono aprire nuove farmacie, se sono abilitati professionalmente? Perché tutti coloro che sono proprietari di farmacie devono essere super ricchi e non possiamo avere una categoria di nobili farmacisti dai guadagni più contenuti allargando il mercato e tagliando così anche i fenomeni di corruzione nell’assegnazione delle licenze?”(tratto da “Il Foglio” venerdì 9 ottobre 2009). Nei dettagli della sentenza si spiega che “La Regione non può bloccare le quote sul prezzo dei farmaci spettanti ad aziende produttrici, grossisti e farmacisti, né può abbassare ulteriormente il quorum di abitanti nei piccoli comuni per far aprire nuove farmacie; inoltre i dirigenti di ASL, aziende ospedaliere e istituti di ricerca e cura, giunti ai limiti di età, non possono automaticamente conservare l’incarico sino alla scadenza del mandato”. Lo ha deciso la Corte costituzionale dichiarando illegittimi gli articoli 8, 14 e 17 della legge n.19 del 2 luglio 2008 della Regione Puglia (‘Disposizioni regionali urgenti’). La Consulta ha accolto il ricorso promosso dalla presidenza del Consiglio dei ministri e ha dichiarato inammissibili gli interventi di Federfarma nazionale e Federfarma Puglia. Gli articoli di legge riguardavano l’immodificabilità delle quote sul prezzo dei farmaci spettanti ad aziende produttrici, grossisti e farmacisti (art.8), l’abbassamento del quorum di abitanti per consentire l’apertura di farmacie nei comuni con popolazione inferiore a 12.500 abitanti (art.14) e la proroga in servizio sino a scadenza del mandato di direttori generali, amministrativi e sanitari di ASL, aziende ospedaliere e Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, anche se abbiano raggiunto il limite di età.

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