Foggia – NON è spento il loro sole, per riprendere il titolo di una canzone tra i loro punti di riferimento musicali. Non a giudicare dalla radiosità dei sorrisi, dalla loro contagiosa allegria e dall’energia che emana una conversazione con loro prima del concerto. Loro sono i Layher, quartetto composto dal cantante Antonio Conte, il bassista Fabio Falco, il batterista Luca Di Maggio e il chitarrista Marco Pignatiello. Incontenibile senso dell’umorismo ed aria amichevole, come chi non prende le distanze, come chi non si sente arrivato e ha sempre da raccontare da pari a pari: questi devono essere i reconditi segreti del loro successo. In una cittadina come Foggia, dove basta raccogliere briciole per salire nell’Olimpo degli intoccabili e dove, come sempre e in ogni luogo ci si imbatta, vale un’unica legge. Si è e si vale ciò che umanamente si dà. E come diceva il prigioniero di Alcatraz, personaggio inventato da Diego Cugia, ormai incurante del giudizio della gente e dalla cristallina sincerità “Non lo voglio questo successo, Jack Folla ama il tuo fallimento, fratello, se il successo è la fine dell’intelletto e della fantasia”.
Tanti i premi conseguiti dalla band, invece, eppure tanta voglia di progettualità e di condividerla alla Taverna di Boe, un raccolto pub, Venerdì 15 Novembre. “Mantenere gli obbiettivi ottenuti, questo è certamente più difficile, nonostante i consensi ottenuti già dalla vittoria del Music Contest, un successo di pubblico e di critica, dopo l’esperienza di Sanremo Rock. Un tempo, quando non si scaricava da internet, i meriti si vedevano dalle vendite. Seppure oggi sia più difficile, abbiamo optato per un rock alternativo. Per non stare fermi al semaforo sotto lo scroscio e il rumore della pioggia” – fa sapere il cantante Antonio Conte.
Nati dalla fusione di due gruppi hard – rock, i D. N. A e i Kerosene, e conosciuta un’evoluzione nella formazione arrivando a quella attuale dal 2007, i Layher decidono di optare per un rock più melodico rispetto ai primi pezzi e alla registrazioni di demo in inglese “Sappiamo bene che i nostri pezzi rock avrebbero maggiore presa se fossero scritti in inglese, con l’italiano c’è una perdita in termini di resa sul pubblico – spiega il batterista Luca Di Maggio – e che arriveremmo prima a raggiungere determinati risultati, ma stiamo credendo in questa nostra scelta. E non escludono una futura collaborazione e progettazione con il pianista, attivo a Los Angeles, Mario Fanizzi.
Come ribadisce Antonio Conte, tuttavia, i Layher cercano di mutuare l’esempio delle band americane Alter Bridge e quella di Bon Jovi, il cui rock pop e gli stessi brani hanno una dimensione maggiormente scorrevole, più esteso al grande pubblico.
Tra le collaborazioni, quella con la Pfm, con cui hanno suonato a Roma una delle loro canzoni più celebrate, “Impressioni di Settembre”, con Max Gazzè e Ivan Cattaneo. Da Live and let die dei Beatles, brano grintoso del quartetto di Liverpool nella versione dei Gun’s and Roses, dal consueto ritornello “I know i did, i know I did, I know I did, inno alla rinascita di sé dopo aver visto l’altrui egoismo, a Have you ever seen the rain? dei Creedence, a Sole spento e Sangue impazzito dei Timoria ai brani solisti di Renga, fino ad arrivare all’affiancamento di voce con la cantante Miriam Stranieri nei brani What’s up dei Four non blondes, a Zombie dei Cranberries, a Wicked game fino a suonare brani di Zucchero, Alba chiara, e non ultime le loro canzoni in italiano, la premiata “Tra i ricordi” e Splendida
Si sono espansi in Belgio e in Grecia, ma le loro prossime date sono prevalentemente in Italia a partire dal 29 a Foggia in vista de “La festa della Matricola”. Imminente il loro prossimo cd.
(A cura di Maria Pina Panella – mariapina.panella@libero.it)