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Dal Nord al Sud: triplicano i tempi per pagare i fornitori. Rischio ‘default’ per i comuni

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
18 Aprile 2010
Economia //

BilancioComuneFoggia-Mongelli (immagine di N.Saracino)
BilancioComuneFoggia-Mongelli (immagine di N.Saracino)
SITUAZIONE NELLE REGIONI: anche nel 2010 determinante sarà per le regioni italiane la spesa sanitaria, partendo dai 103 miliardi previsti dal patto per la salute, siglato a dicembre dello scorso anno. La spesa sanitaria assorbe infatti l’83% dei bilanci locali, con un rosso cumulato di 3,4 miliardi di euro nel 2009 tra Lazio e Sud d’Italia, regioni commissariate (Lazio, Campania, Molise, Abruzzo) e quelle sotto semplice piano di rientro (si pensi alla Puglia, alla Calabria, alla Sicilia) – (vedi anche Ricette politiche pugliesi per sanare la sanità e Sanità Puglia, truffe e conti sempre più in rosso e Sanità – pignoramenti in vista in Puglia ).

DEFICIT SANITA’ PUGLIA, LE DELIBERE DI MARZO – Al vaglio del ministero dell’Economia italiana la manovra finanziaria complessiva per colmare il deficit della sanità pugliese. Le misure sono state indicate in due recenti delibere, approvate dalla Giunta pugliese nell’ultima legislatura (VIII) prima delle elezioni. Nella delibera del 15 marzo (658) ( Delibera Giunta regionale pugliese 658/31 marzo – patto stabilità regionale – Parte seconda e Disposizioni regione Puglia patto stabilità 2009) si mette in evidenza lo sforamento del patto di stabilità nel 2008 e nel 2009, per una cifra pari a 309 milioni di euro. Una situazione che potrebbe far scattare delle sanzioni, come previsto dalla legge 133/08 (divieto di assunzioni, di contrazioni nuovi mutui, etc). La legge 133/08 impone inoltre che la spesa corrente “scenda al livello più basso” nell’ultimo triennio (rimodulazione spese previste tra i vari assessorati, tra l’altro). L’obiettivo della delibera è quello di tenere ferme le somme destinate dalla Regione al co-finanziamento dei fondi europei. Le somme vincolate, dallo stazionamento di competenza 2010 per complessivi 282.355.130,09, sono pari a 7.680.981,10, mentre l’importo disponibile è di 59.921.961,70 (una cifra relativa al disavanzo che potrebbe rimanere scoperto nel bilancio di previsione del 2010). Va ricordato in ogni modo che la spesa sanitaria non si può ‘comprimere’, non essendo sottoposta ai vincoli del psi, di conseguenza: la cifra necessaria è spostata dal bilancio ordinario a quello sanitario (Sole24Ore). Questo per sbloccare la spesa corrente e finanziarie con i risparmi il deficit ma senza gravami sugli assessorati (va detto ancora in discussione il numero reale degli stessi: da 78 a 70, o viceversa, in ballo la decisione della Corte d’Appello).

LA DELIBERA 660 – Con la seconda delibera ( Approvazione dati di preconsuntivo 2009 per determinazione avanzo di amministrazione da destinare in parte alla copertura del disavanzo del servizio sanitario regionale anno 2009. ) vengono chiarite le modalità per la copertura del disavanzo accertato per 309.155.000 euro. Nel 2010 si dovrà fare a meno dell’addizionale Irpef dello 0,5% e delle accise sulla benzina, abolite. Fiore non ha tardato a comunicare che: “la Regione Puglia non avrà bisogno dei fondi Fas per sanare il debito, grazie a queste due delibere si riuscirà a coprire il doppio della cifra necessaria, così rendendo disponibile la stessa cifra”.

ECONOMIA IN ITALIA, REDDITI COMUNI: FOGGIA 103^ – IL PROBLEMA DISTRIBUZIONE ED EVASIONE – Oltre alla problematica relativa al tardato pagamento per i fornitori, per Foggia anche il dato emerso da una recente graduatoria stilata dal Sole24Ore dai dati del Ministero delle Economie e delle Finanze: 103 posto su 119 comuni per un reddito annuale pari a 16.581 milioni di euro, rispetto ai 30.009 di Milano (capofila), 27.208 di Bergamo, 27.145 di Monza, 25.873 di Pavia e 24.959 di Padova. I dati hanno fatto emergere una difficoltà in ogni modo per le amministrazioni del Mezzogiorno d’Italia rispetto ai comuni del Settentrione. Tranne rari casi, si pensi ad Avellino (48^posizione, con 20.180 mln) si tratta infatti di amministrazioni prevalentemente al di sopra del Rubicone. La graduatoria potrebbe allora rappresentare un ulteriore fattore alla base delle difficoltà per le amministrazioni meridionali di rispettare gli impegni contrattuali con i propri fornitori, se relazioni alle maggiore spese nei servizi a favore dei comuni, nonostante a monte ci sia una mancanza congenita degli stessi. I dati del ministero delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi 2008 forniscono la possibilità di guardare la distribuzione, all’interno delle singole realtà, dei contribuenti in base al reddito. Difatti, le città che hanno il numero più elevato di residenti che dichiarano oltre 100mila euro – classe massima censita – sono esattamente quelle ai primi posti nella classifica dei capoluoghi. Nelle prime dieci posizioni ci sono infatti tutte quelle città con un numero di ricchi superiore al 2% del totale. In linea generale, fra il 2004 ed il 2007, è diminuito complessivamente il numero di cittadini che dichiara fino a 10mila euro, mentre è aumentata la percentuale di ricconi. Secondo Luca Ricolfi dell’osservatorio Nord-Ovest, “le differenze tra le città italiane, fra meridionali e quelle del Settentrione, dipendono sia dalla capacità di produzione dei redditi, sia dalla fedeltà fiscale”. Anche in chiave federalismo fiscale, l’invito del presidente dell’osservatorio Nord-Ovest è allora quello di “fare attenzione al metro di misura utilizzato” in considerazione del gettito effettivo o di quello potenziale. “L’evasione fiscale al Sud è più alta per Iva ed Irap, con probabili ricadute anche per l’Irpef”. “La differenza nei redditi fra comuni settentrionali e meridionali – osserva Baldini professore di Scienza delle finanze all’università di Modena al Sole24ore- è maggiore di quella che si registra nei consumi. Il dato è dovuto agli effetti redistributivi della spesa pubblica e dall’evasione fiscale”. La media delle città meridionale, dunque, ha valori minori anche a causa dei contribuenti che dichiarano zero. Una evasione dunque sia qualitativa che quantitativa. Nel Mezzogiorno spesso emergono quote di evasori totali anche in considerazioni delle situazioni di sommerso (l’economia sommersa può essere definita come l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo ufficialmente osservato ma che non sono registrate e tassate. Rientrano nel calcolo dell’economia sommersa tutta una serie di attività produttive che pur essendo (di norma) legali sfuggono per svariati motivi alla conoscenza da parte della pubblica amministrazione) che sfuggono, o possono sfuggire e/o coinvolgere, tutta la filiera relativa alla produzione.

(hanno collaborato Agostino Del Vecchio e Nicola Saracino)

PER APPROFONDIMENTI VEDI ANCHE Ifel ai comuni: come soppravvivere ai bilanci preventivi

Rispetto Psi, tagli giunte verso slittamento

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