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Marenco: il ricordo di Andy Luotto e Gege Telesforo

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
20 Marzo 2019
Spettacoli // Teatro //

“Lo considero un mio mentore. Io non sono italiano e posso dire di aver imparato a parlare l’italiano seguendo le trasmissioni radiofoniche che faceva”. Così Andy Luotto a proposito di Mario Marenco, storico protagonista dei programmi di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, nato a Foggia nel 1933 e morto il 17 marzo a Roma.

L’attore e umorista aveva raggiunto la notorietà nel 1970 con il programma radiofonico “Alto gradimento” scritto con Giorgio Bracardi e condotto dagli stessi Arbore e Boncompagni, per poi arrivare all’apice del successo con  “L’altra domenica” e “Indietro tutta”, dove interpretava il personaggio del bambino Riccardino. Mario Marenco viene spesso ricordato per la sua amicizia con Renzo Arbore, foggiano di nascita come lui. I due però non si conobbero a Foggia, come tiene a precisare Maurizio De Tullio, giornalista impegnato dal 2010 nella Biblioteca Provinciale di Foggia nel settore “La Meravigliosa Capitanata” e autore del “Dizionario biografico di Capitanata. 1900-2008”.

Marenco e Arbore si conosceranno solo a Roma, dopo che l’umorista era stato a Bari e poi a Napoli per seguire il padre, colonnello dell’esercito. E l’annuncio della dipartita di Marenco è arrivato all’Ansa proprio da Arbore.

“Sono due giorni che piango per la perdita di Mario” ancora Luotto alla nostra testata “So che poi mi dovrò tirare fuori. Lo dovrò fare. Lui lo troverebbe  il modo di tirarmi fuori da questa tristezza, perché non gli piacerebbe vedermi così. Sono andato a trovarlo cinque giorni prima della dipartita e stava male, quasi non lo riconoscevo”.

Andy Luotto e Mario Marenco erano diventati amici e poi avevano fatto una tournée teatrale con un testo classico. Racconta così Luotto quei tempi con Marenco “Abbiamo fatto insieme La strana coppia per la regia di Alvaro Piccardi ed è stata un’esperienza straordinaria. Ogni replica, ne abbiamo fatte circa 150, succedeva qualcosa fuori dal comune, anche in teatri prestigiosi come il Dell’Erba di Milano. Una serata su tre dovevamo chiamare sipario perché non riuscivamo ad andare avanti [dal ridere, ndr.]. Mario era irresistibile”.

Marenco era anche architetto, esperto di Storia dell’Arte e della Cultura. Una cultura notevole “e mi spiegava” ci dice Luotto “le città che non conoscevo. Era una scoperta minuto per minuto”.

Un genio assoluto nella sua arte. Questo era Mario Marenco. Così lo considerano le persone che hanno lavorato con lui. E così andrebbe ricordato. “Un genio assoluto” per Andy Luotto che sottolinea “Dietro ogni sua parola c’era una tripla, quadrupla lettura. Non ha epoca il suo umorismo. Diverte chiunque e di qualunque età. Mi ricordo di lui anche con i miei figli.”

E ci parla di Marenco anche Gege Telesforo “Era un artista atipico. Solitamente gli artisti hanno l’obiettivo di avere successo, a lui tutto questo non interessava. Tant’è vero che quando veniva presentato da Arbore, in qualche modo appariva suo malgrado. E questo secondo me era una delle sue carte vincenti. Non posso definirlo un comico, semmai un umorista, un genio. Ho sempre considerato Marenco una persona speciale con un umorismo atipico e sempre all’avanguardia”.

Una volta, ricorda Telesforo, erano stati invitati da Renzo Arbore a Sorrento, in occasione di una premiazione, Mario Marenco, Marisa Laurito e pochi altri amici, tra cui lo stesso Gege Telesforo. “Ci ritrovammo nel pomeriggio nel piccolo teatro di Sorrento a raccontare della nostra amicizia e delle nostre scorribande artistiche ed ognuno di noi proponeva un racconto in modo informale”. Marenco propose Il Completo, un elenco di cose apparentemente sconclusionato che in realtà voleva essere una sorta di sintesi del creato, dell’universo. Alcuni del pubblico capirono il senso e altri no.  “Credo cioè” spiega quindi Telesforo “che il tipo di umorismo di Marenco scremasse il pubblico. Poteva cioè essere capito solo da tutti coloro che erano in sintonia con la sua genialità. Marenco poteva sembrare stralunato ma assolutamente lucido nella sua attività e nel suo lavoro”.

E come persona poi, Marenco era “Una persona davvero speciale” sottolinea Gege Telesforo “e mi dispiace di non averlo potuto frequentare di più. Sono contento di averlo conosciuto”. Speciale. Ed anche buono e tenero.

“Mario era tenerissimo, buonissimo” nel ricordo di Andy Luotto “Aveva quasi paura di mostrare questa sua sensibilità, ma ogni tanto lo faceva perché scriveva anche poesie, serie e bellissime. Veniva spesso a casa mia e faceva ridere i miei figli. Spesso veniva al mio paese, Nevi, si fermava al bar, poi cambiava idea e tornava indietro. In un ristorante se le luci non erano  perfette cambiava la posizione del tavolo. Era una sorta di cleptomane, ma solo nel senso che gli piaceva farsi prendere. Prendeva una penna o cose simili in un grande magazzino e poi si faceva prendere dai carabinieri. Amava giocare a tennis e gli piaceva cambiarsi nello spogliatoio delle donne. Questa cosa non funzionava molto [ride, ndr.] perché poi ci chiamava il direttore dell’albergo e non ci restava che ridere”

E ancora “Quando uscivamo gli piaceva entrare in negozio, cominciava ad urlare a mo’ di sirena fino a quando la gente usciva e poi usciva anche lui [Andy Luotto ride, ndr.]”.

Questo era Mario Marenco.

A cura di Daniela Iannuzzi,

Foggia 21 marzo 2019

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