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Manovra Governo, venerdì sciopero generale Cgil. L’adesione a Foggia. A maggio record nelle richieste Cigd

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
21 Giugno 2010
Lavoro //

Cgil lavoro
Gli iscritti al Cgil in sciopero generale il prossimo 25 giugno a Roma (immagine d'archivio)
Foggia – VERSO la mobilitazione generale decisa dalla Cgil per protestare contro le misure correttive che penalizzano il lavoro e i pensionati e tagliano risorse al Sud e agli enti locali, la Cgil di Foggia ha deciso di far raccontare in prima persona a lavoratori e lavoratrici di Capitanata come si vive con 500 euro al mese, in cassa integrazione o con una pensione sociale. “Perché dietro slogan e numeri –ricorda Mara De Felici– c’è la vita reale, la sofferenza di tanti uomini e donne”

UNO SCIOPERO GENERALE PER DIRE UN DECISO NO ALLA MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO, ritenuta iniqua e ingiusta, che colpisce i “soliti noti” – lavoratori dipendenti, precari e pensionati –, taglia i trasferimenti agli enti locali e quindi sottrae risorse per il welfare locale, attacca il pubblico impiego e la scuola. Un’astensione dal lavoro per l’intera giornata di tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati decisa dalla Cgil per il 25 giugno prossimo, con manifestazione provinciale a Foggia in piazza Cesare Battisti dalle ore 10.30.

LE PROTESTE – Blocco dei contratti pubblici, anche quelli già rinnovati, e degli scatti di anzianità nella scuola; tagli ai finanziamenti per Regioni e Comuni, quindi meno risorse per lo sviluppo, i servizi sociali; congelamento del turn over nella pubblica amministrazione e licenziamento di migliaia di precari; innalzamento a 65 anni dell’età per il pensionamento delle lavoratrici pubbliche; tagli agli enti di ricerca e all’istruzione pubblica, con ricadute sulla qualità dell’offerta formativa. Sono solo alcuni dei provvedimenti bocciati dalla Cgil nel dichiarare lo sciopero generale. Non l’esigenza di risanare le finanze pubbliche, è messa in dubbio dalla Cgil. Ma per il sindacato di Epifani altre sono le priorità di intervento, altre le “poste” dove recuperare le risorse: lotta all’evasione fiscale e riforma del fisco alleggerendo le tasse sui redditi da lavoro dipendente; tassazione delle rendite e dei grandi patrimoni; sostegno al lavoro e agli investimenti di politica industriale, del terziario e dei servizi.

Una manovra economica, quella del Governo, che per la Cgil deprime ancor più l’economia del Paese, assestando l’ennesimo colpo soprattutto alle regioni del Mezzogiorno, che invece di politiche di sostegno per recuperare il gap economico, sociale, occupazione e infrastrutturale col resto dell’Italia, si vedono negate i fondi Fas e non trovano nella manovra alcuna misura che va nella direzione sperata. Anzi, il gioco dello “scaricabarile”, con il Governo che vanta di non aumentare la pressione fiscale ma che tagliando risorse agli enti
locali costringerà Regioni e Comuni ad aumentare le tasse, per garantire quantità e qualità dei servizi.

DE FELICI: IN CAPITANATA AUMENTO CIG DEL 186% – “Ma quel che non va mai dimenticato –sottolinea Mara De Felici, segretaria generale della Cgil di Foggia- è che dietro le parole d’ordine e gli slogan, le formule del bilancio dello Stato e i numeri della crisi che più volte abbiamo anche noi ricordato -in Capitanata un aumento della cassa integrazione nel 2009 del 186%, dato record per una provincia non altamente industrializzata, con 14 milioni di euro in meno nelle tasche dei lavoratori- c’è la vita di persone in carne ed ossa, gli sforzi per far quadrare bilanci famigliari sempre più magri, l’esigenza di garantire un’esistenza dignitosa e magari opportunità migliori ai propri figli”. Per questa ragione la Cgil di Foggia ha deciso di aprire, da lunedì e fino al giorno dello sciopero, un “diario della crisi” quotidiano: più dei numeri, più degli slogan, a rappresentare la sofferenza del mondo del lavoro, dei precari, dei giovani, dei pensionati saranno le biografie di uomini e donne della Capitanata, che racconteranno in prima persona le difficoltà che stanno vivendo. La perdita del posto di lavoro o la cassa integrazione; l’aspirazione ad un lavoro negata dopo forti investimenti negli studi e la formazione; i redditi dimezzati e l’impossibilità di arrivare alla fine del mese; il crescente costo della vita al quale non segue un adeguamento di salari e pensioni. Uno spaccato del mondo del lavoro di Capitanata che sciopererà il 25 giugno, un sacrificio ulteriore per donne e uomini che nonostante la realtà drammatica che stanno vivendo, rinunceranno ad una giornata di paga per rivendicare con forza -assieme alla Cgil- lavoro, reddito, dignità, il diritto ad un futuro migliore.

I DATI DELLA CIGL NAZIONALE: CIG RECORD A MAGGIO – Ricorso alla cassa integrazione in deroga record a maggio, con il più alto di sempre con circa 117 milioni di ore richieste. La Cig in deroga, strumento che estende gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che finora non erano tutelati, ha fatto segnare da inizio anno a maggio un aumento del 629,68% sui primi cinque mesi del 2009, per un totale di 120.759.864 ore di Cigd. E’ quanto si apprende da una nota diffusa oggi (21 giugno) dalla Cgil nazionale.

I DATI: AUTORIZZATE 240.938.984 ORE – Da gennaio dello scorso anno a maggio 2010, in 17 mesi, sono state autorizzate 240.938.984 ore di Cigd. Questi i dati che emergono dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell’Osservatorio Cig del dipartimento Settori produttivi della Cgil Nazionale e dalle quali risultano essere un milione e trecentotrentamila i lavoratori coinvolti nei processi di Cig mentre i riflessi sulla busta paga da inizio anno segnano una perdita secca di oltre 2 miliardi di euro. Nel rapporto, inoltre, si analizza la deroga all’applicazione delle nuove norme in tema pensionistico in favore di un massimo di 10mila lavoratori coinvolti in processi di mobilità e che, secondo la Cgil, “determinerà un evidente disastro sociale per migliaia di lavoratori che si ritroveranno, finito il periodo di mobilità, licenziati e senza l’opportunità di andare in pensione”.

RICORSO CIG. l ricorso alla cassa integrazione a maggio segna, ancora una volta, il dato più alto di sempre con circa 117 milioni di ore richieste (116.859.621) pari a un incremento sul mese precedente del +1,1% e del +35,97% su maggio dello scorso anno. Nello specifico la Cigo, dopo il miglioramento precedente, torna ad aumentare a maggio del +4,99% sul mese precedente, per un totale di 34.796.211, mentre da inizio anno diminuisce del -10,92% sullo stesso periodo dell’anno precedente. La Cigs, con 49.687.992 ore, cala rispetto a aprile (-12,51%) ma da inizio anno aumenta del +244,19% sul periodo gennaio maggio 2009, per un volume di ore di 226.105.354. I settori che segnano gli incrementi maggiori, nei primi cinque mesi dell’anno sullo stesso periodo dello scorso, sono quello metallurgico +496,29%, del legno +567,31%, il meccanico +433,15%, dell’edilizia +412,68% e del commercio +307,89%.

PER LA CIGd – La Cigd, Cassa integrazione guadagni in deroga ha fatto segnare da inizio anno a maggio un aumento del 629,68% sui primi cinque mesi del 2009, per un totale di 120.759.864 ore di Cigd. Da gennaio dello scorso anno a maggio 2010, in 17 mesi, sono state autorizzate 240.938.984 ore di Cigd. I settori con il maggiore carico di ore sono quelli che non rientrano nella normativa attuale della Cigs: il settore dell’edilizia è quello con l’aumento sul 2009 più alto +3.992,34%, segue il commercio +1.447,66% con 28.544.022 ore, la piccola industria meccanica per volume ha il ricorso più alto con 38.887.447 ore di Cigd e +1.085,63%. Le regioni maggiormente esposte nella Cigd restano la Lombardia con 38.189.485 ore (+612% sul 2009) e l’Emilia Romagna con 20.010.771 ore (+4.602,75%).

CAUSALI DI CIGS – Da inizio anno sono stati emessi 2.938 decreti, con un +122,24% sul 2009, e che riguardano 4.139 unità aziendali. Aumentano le crisi aziendali +172,40%, ed anche le aziende che hanno fatto ricorso al fallimento +82,26%, al ricorso al concordato preventivo +107,32%. Aumentano i contratti di solidarietà +57,60% e rappresentano il 13,41% del totale dei decreti, si riducono le domande di ristrutturazione aziendale -11,43% mentre tornano ad aumentare le domande di riorganizzazione aziendale del +6,85% (dati fonte Rassegna).

MOBILITA’ E PENSIONAMENTO. Con gli interventi sulle pensioni annunciati dal governo nella correzione di bilancio, “si aprono – si legge nel rapporto – scenari ancora difficili per i lavoratori coinvolti in processi di mobilità e in attesa di pensione”. Secondo il rapporto della Cgil le nuove iscrizioni alle liste di mobilità accolte dall’Inps da gennaio 2009 ad oggi corrono al ritmo medio di 7.000 lavoratori al mese, inoltre, i lavoratori che nel corso del 2009 sono usciti dalla mobilità per fine periodo o per pensionamento sono stati intorno ai 50.000.

A giugno 2010, considerando le entrate e le uscite dalle liste, i lavoratori che usufruiscono dell’indennità di mobilità presumibilmente non sono meno di 120.000, che si aggiungono ad una quota strutturale di lavoratori in mobilità che si trascina dagli anni precedenti. La deroga all’applicazione delle nuove norme in favore di un massimo di 10mila lavoratori coinvolti in processi di mobilità, come previsto dal governo, determinerà secondo la Cgil “un evidente disastro sociale per migliaia di lavoratori che si ritroveranno, finito il periodo di mobilità, licenziati e senza l’opportunità di andare in pensione”

LE TESTIMONIANZE, LUIGI DI GIOIA, 64 ANNI, ADDETTO ALLE PULIZIE NELLE SCUOLA – “Una famiglia da mantenere con 500 euro mensili. Chi è debole può fare pazzie” Verso lo sciopero generale del 25 giugno proclamato dalla Cgil per protestare contro la manovra finanziaria del Governo che penalizza il lavoro e i pensionati e taglia risorse al Sud e agli enti locali. La storia di chi ha l’età per godersi una pensione “e invece s’è visto ridurre orario di lavoro e reddito dai tagli del duo Gelmini-Tremonti” Alla sua età chi ha avuto maggior fortuna ha ora la possibilità di godersi i frutti di una vita di lavoro, di starsene a casa con una pensione dignitosa. Invece Luigi Di Gioia, cerignolano di 64 anni continua a lavorare, “e il mio lavoro, così come gli altri colleghi, cerco di farlo bene, anzi posso dire che spesso facciamo molto più del nostro dovere”. La pensione per lui resta un miraggio, con soli 26 anni di contributi e tanto lavoro nero incontrato nella sua vita. “Ma non credevo che un giorno mi sarei trovato in questa situazione”. Luigi è sposato, quattro volte papà e il dramma della morte di uno dei suoi figli. Dal 2002 lavora per i cosiddetti “appalti storici” del Ministero dell’Istruzione, per quelle cooperative che s’aggiudicano la pulizia degli istituti scolastici in provincia di Foggia, in Capitanata circa 170 gli addetti, quasi tutti provenienti dalla platea degli ex Lsu. “Nelle mie condizioni in Italia ci sono 14mila lavoratori. Prima avevamo un contratto di 36 ore settimanali e uno stipendio mensile di 800 euro –racconta Luigi-. Non navigavamo nell’oro, ovviamente, ma stringendo la cinghia riuscivamo ad andare avanti. Poi, con i tagli delle risorse decisi da Tremonti siamo scesi a 18 ore settimanali. Con gli straordinari portavo a casa non più di 650 euro al mese”.

La mazzata con un ulteriore taglio del 25 per cento al monte ore di lavoro. “Adesso lavoriamo alcuni giorni 2 ore e mezza, altri giorni 3. E dobbiamo andare avanti con 500 euro al mese. Ma avanti come? A stento riusciamo a pagare le bollette. Abbiamo rinunciato a tutto il rinunciabile, il superfluo nelle nostre vite non è mai esistito. Anche i mie colleghi non stanno messi meglio, se capita un problema di salute o un imprevisto davvero non sappiamo come fare. Quando si è deboli e in difficoltà, il rischio è che qualcuno compia qualche pazzia. Io sono stato costretto a ricorrere ad un prestito di 6mila euro, e ai 500 che percepisco ogni mese devo sottrarre una rata della finanziaria di 150. Un altro peso…”.

Da ragazzo Luigi ha fatto tanti lavori, quasi sempre in nero, paghe da miseria e niente contributi, “ma che ad affamarci fosse il Governo non l’avrei mai creduto. E qui non si tratta di difendere solo il nostro lavoro e rivendicare uno stipendio dignitoso, perché tagliare risorse per la sicurezza e la pulizia delle scuole significa servizi peggiori per le famiglie, che pure spendono tanti soldi per mandare i propri figli a studiare in strutture si spera decenti. Se prima lavavamo i bagni due volte al giorno, ora lo facciamo una sola volta. Pensate che non ci siano conseguenze sull’igiene e la vivibilità delle scuole?”. Per protestare contro i tagli dei “vampiri” Tremonti e Gelmini, Luigi e i suoi colleghi hanno scioperato lo scorso 28 aprile, “rimettendoci soldi. Ma lo facciamo per rivendicare un diritto costituzionale, quello di un lavoro che ci permetta di vivere. Ma Gelmini e Tremonti ora ci stanno chiedendo di rinunciare anche alla nostra dignità di lavoratori e uomini, e questo non glielo consentiremo mai”.

SCIOPERO CISL – Manovra 2011 2012 e crisi economica, il quadro dirigente della Cisl di Capitanata a confronto mercoledì 23 giugno. Mercoledì 23 Giugno 2010, alle ore 9.30 presso la sala convegni della Cassa Edile di Capitanata (Viale Ofanto, angolo Corso del Mezzogiorno) si terrà il Consiglio Generale della Unione Sindacale Territoriale della Cisl di Foggia, allargato alla presenza dei Coordinatori delle Unioni Sindacali Comunali della Cisl. La manovra economica 2011-2012, nella difficile situazione economica e politica del Paese, del Mezzogiorno e della Capitanata, sarà il principale argomento al centro del confronto dell’intero gruppo dirigente territoriale della Cisl di Capitanata. I lavori saranno introdotti dal segretario generale della Cisl di Foggia, Emilio Di Conza. Al Consiglio Generale della Cisl provinciale, parteciperà il segretario generale della Cisl di Puglia, Giulio Colecchia, e concluderà i lavori il segretario confederale nazionale della Cisl, Maurizio Petriccioli.

1 commenti su "Manovra Governo, venerdì sciopero generale Cgil. L’adesione a Foggia. A maggio record nelle richieste Cigd"

  1. La sinistra ha messo l’aliquota del 12,5% nel lontano governo Prodi-D’alema; tassa le varie forme di risparmio: obbligazioni, titoli di stato, azioni, fondi. La sinistra di Bersani (che a quel tempo era ministro assieme all’amico Visco) gongolò anche allora dicendo di far pagare i ricchi. Risultato? Gli Agnelli, i De Benedetti e le famiglie miliardarie si sono trasferite in Svizzera. E non pagano nulla. I piccoli risparmiatori italiani non potendo fare altro sono rimasti a pagare il conto. E oggi ci risiamo, solo che adesso i nostri bravi sinistroidi vogliono semplicemente tassare al 20% pittosto che al 12,5%.

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