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Due autovetture bruciano a Manfredonia. Interessati fiancheggiatori di latitante

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Aprile 2011
Manfredonia //

L'incendio in via Hermada, Manfredonia (ST)
Manfredonia – POCO dopo la mezzanotte, verso l’una: due autovetture bruciano nel centro di Manfredonia. Una in via Hermada, a sud di via Orto Sdanga, appartenente, in base alla raccolta dati, ad un’autovettura Mercedes Classe A (vedi foto) di proprietà di una donna.

L’altro incendio avviene, forse contemporaneamente, in via San Leone IX, rione Monticchio, nei pressi di viale Beccarini. Si tratta di una Punto di proprietà di un uomo.

Sul posto gli agenti del Commissariato di P.S. Manfredonia e una pattuglia dei carabinieri della Stazione locale. Per spegnere le fiamme – che colpiscono anche delle autovetture adiacenti a quelle citate – interviene una squadra dei Vigili del Fuoco.

In base a quanto emerso, l’incendio, probabilmente di natura dolosa, ha interessato le autovetture di Antonio Pacillo, Manfredonia classe 1955 e Anna Conoscitore, Manfredonia nata il 15 luglio 1973, entrambi coinvolti nell’emissione di 7 misure cautelari in carcere, lo scorso 12 luglio 2010 ( Focus ) da parte del Gip presso il Tribunale di Bari, dr. Sergio Di Paola, su richiesta del già Sostito Procuratore della D.D.A. di Bari – dr. Domenico Seccia (attuale Procuratore capo a Lucera), nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione e favoreggiamento personale nei confronti del latitante Giuseppe Pacilli, colpito da Ordinanza di custodia cautelare in carcere e Ordine di carcerazione emessa dalla Procura Generale della Repubblica di Bari-Ufficio Esecuzioni Penali, perché condannato a 11 anni di reclusione per mafia, estorsioni e porto illegale d’armi.

Incendio in via Hermada, ai danni Mercedes Classe A (ST)
I SOGGETTI INTERESSATI AI PROVVEDIMENTI – In particolare le 7 misure cautelari in carcere riguardarono lo stesso Giuseppe Pacilli, nato a Monte Sant’Angelo nel 1972, latitante dal marzo 2009; Gianni Padovano, nato a San Giovanni Rotondo, nel 1977; Giuseppe Urbano, nato a San Giovanni Rotondo, classe 1983, Michele Sforza, nato a Monte Sant’Angelo, classe 1966, Antonio Pacillo, nato a Manfredonia classe 1955, Anna Conoscitore, nata a Manfredonia il 15 luglio 1973, Barbara Troiano nata in Francia classe 1959.

IL PROFILO DEL LATITANTE – GIUSEPPE Pacilli era uomo di fiducia nonché autista del capo clan Francesco Libergolis, nato a Monte Sant’Angelo l’08 febbraio 1943, alias Ciccillo, ucciso in un agguato a Monte Sant’Angelo il 26 ottobre del 2009 ( Focus ). Pacilli era stato coinvolto nella maxi operazione della Dda di Bari sulla mafia garganica, del 23 giugno 2004, e sfociata nell’operazione Iscaro Saburo, nel corso della quale è stato tratto in arresto in esecuzione di Ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di mafia, estorsioni ed armi. Successivamente Pacilli è stato sottoposto agli arresti domiciliari con sentenza n.60/08 e 34/06 della Corte d’Appello di Bari, emessa lo scorso 8 luglio del 2008.

LA FUGA PRIMA DEL TERMINE DEL PROCESSO – Nel corso del processo di primo grado, con il giudizio abbreviato, l’otto giugno del 2006 era stato condannato ad 8 anni di reclusione per associazione mafiosa, estorsione e detenzione illegale di armi, condanna confermata in appello e dalla Corte di cassazione il 20 marzo del 2009. Alcuni giorni prima della definizione del processo dinnanzi alla Corte di Cassazione, al fine di sottrarsi alla esecuzione della pena definitiva Pacilli Giuseppe evase dagli arresti domiciliari rendendosi nuovamente latitante. L’uomo è inserito tra i 100 latitanti più pericolosi d’Italia. In precedenza nell’elenco anche Franco Li Bergolis, arrestato lo scorso 29 settembre a Monte Sant’Angelo.

LE indagini degli inquirenti, iniziate nella primavera del 2009 dal Commissariato di Manfredonia e dalla Squadra Mobile di Foggia, finalizzate alla cattura del citato Pacilli, consentirono di accettare la responsabile dei sopra citati individui, dimoranti nei comuni di San Giovanni Rotondo, Mattinata, Manfredonia e Monte Sant’Angelo, che hanno favorito la latitanza dello stesso Pacilli.

ESTORSIONE A COMMERCIANTE DI SAN GIOVANNI PER FINANZIARSI LA LATITANZA – Nel corso delle attività investigative emersero anche altre attività delittuose – come riportato al tempo dal comunicato stampa degli inquirenti – fra le quali l’estorsione ai danni di un commerciante di San Giovanni Rotondo, attività commerciale gestita e ordinata dallo stesso Pacilli, per finanziarsi lo stato di latitanza. “L’esecuzione dei procedimenti cautelari – dissero dalla Questura – offrirà la possibilità di spezzare la rete dei fiancheggiatori nonché d’impedire al latitante Giuseppe Pacilli di godere di appoggi che alimentano ulteriolmente la sua pericolosità e la possibilità di muoversi liberamente per porre in essere gravi azioni delittuose in danno di esponenti del clan rivale”.

Il ministro Roberto Maroni durante la conferenza stampa (image Dino Prencipe)
Il ministro Roberto Maroni durante la conferenza stampa a Manfredonia (image Dino Prencipe)
LA CONFERENZA STAMPA A MANFREDONIA DEL MINISTRO MARONI – L’operazione fu portata a termine e resa nota lo stesso giorno dell’arrivo del Ministro agli Interni Roberto Maroni a Manfredonia. “E’ stata definita, giustamente, una guerra di mafia quella in atto nel Gargano, e noi non intendiamo sottovalutarla”. Disse Maroni, nell’illustrare le importanti contromisure decise, ed attuate nella giornata, per fronteggiare l’emergenza criminale che riesplose a Manfredonia con gli omicidi di Michele Romito (e ferimento di Mario Luciano) e del barista 33enne Leonardo Clemente. Nel pomeriggio la riunione tecnica del coordinamento interforze delle province di Bari e Foggia presieduta a Palazzo San Domenico di Manfredonia dal ministro degli Interni Roberto Maroni, vertice cui parteciparono anche il capo della Polizia, Antonio Manganelli, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, i vertici dei carabinieri, e delle Procure di Bari, Foggia e Lucera. Nel corso della conferenza anche il commento su una lettera inviata ad un giornale dal precedente latitante (poi arrestato) Franco Li Bergolis, una lettera nella quale l’uomo denunciava una forma di accanimento della Magistratura nei suoi confronti.

In seguito le conferme degli ergastoli da parte della Corte d’Appello di Bari ad otto dei 10 imputati nel maxi processo (Iscaro-Saburo) ( Focus ), l’arresto di Franco Libergolis ( Focus ) e la storia recente, fino agli attuali incendi avvenuti ieri notte a Manfredonia. Continuano le indagini degli inquirenti.

Redazione Stato, riproduzione riservata

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