Il sovraffollamento del carcere di Foggia è “un problema grosso”, tra i peggiori che ha visto in Italia il senatore Ivan Scalfarotto, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia.
A dargli ragione, oggi, sono i numeri del ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione stilato dall’associazione Antigone. A marzo, la casa circondariale di Foggia è risultata la terza più affollata d’Italia, con il 195,6%, dopo Brescia Canton Monbello (209,3%) e Lodi (200%).
Nel giorno della presentazione a Roma del dossier ‘Nodo alla gola’, il senatore renziano ha visitato l’istituto di pena di via delle Casermette, “in condizioni veramente molto complicate”.
Ne ha visti almeno una dozzina dall’inizio della legislatura. Descrive minuziosamente la situazione che ha constatato personalmente: “C’è il doppio delle persone che il carcere potrebbe ospitare, ci sono stanze, celle se preferite, dove si vive in 8 persone con un bagno soltanto, e 8 persone significa letti a castello di tre piani. Cioè, c’è gente che dorme a più di 2 metri d’altezza, che non ha un armadietto per mettere le sue cose, con le finestre da cui passano spifferi, per cui fa freddo d’inverno e fa caldo d’estate”.
Dai detenuti si è sentito dire che sono disponibili a pagare il loro debito con la società, ma vorrebbero farlo in condizioni di dignità. “Non c’è la pena accessoria della perdita della dignità”, ricorda lui.
La struttura è vetusta, con gli intonaci scrostati e “distanze inaccettabili tra il bagno e dove si mangia”. Le docce fuori per una parte delle celle rappresentano un problema igienico e di sicurezza. Gli agenti di polizia penitenziaria sono pochi e molti sono vicini alla pensione.
Peraltro, fa notare il senatore, ex sottosegretario dell’Interno (dal 25 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022), non ci sono camere di sicurezza a Foggia e, se una persona viene arrestata, prima dell’udienza di convalida che potrebbe anche risolversi con la misura dei domiciliari, finisce comunque in carcere, caricando l’istituto di ulteriori procedure di immatricolazione.
Scalfarotto ha visitato anche la sezione femminile, in regime chiuso per le caratteristiche della struttura: le detenute possono usufruire solo di due ore d’aria. Non ci sono letti a castello, ma lo spazio calpestabile, così, è ridotto.
“Circa un quarto dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza e molti hanno problemi psichiatrici – aggiunge Scalfarotto –, ma il tossicodipendente, che poi è in prigione per reati legati alla sua tossicodipendenza, dovrebbe stare in comunità, e il malato psichiatrico dovrebbe stare in una Rems. Il governo di destra ha aumentato reati e pene e questo utilizzo intensivo del carcere, in assenza di investimenti, è una contraddizione in termini, e direi che Foggia è un problema grosso. Anche confrontandolo con altre strutture che ho visitato, è tra quelle più in difficoltà. Servono investimenti – conclude il senatore –, non si fanno le nozze con i fichi secchi”.
Lo riporta Foggiatoday.it