Edizione n° 5386

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Martiri pugliesi delle Ardeatine, figure immortali

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
23 Aprile 2010
Teatro //

Via Rasella (partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it)
Via Rasella (partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it)
Foggia – “L’ORDINE è è già stato eseguito”. Quando il comunicato dell’Agenzia Stefani (la prima agenzia di stampa in Italia nata da una intuizione di Guglielmo Stefani, veneziano direttore della Gazzetta Piemontese, con il placet di Camillo Benso, conte di Cavour) apparve sui quotidiani romani, il 25 marzo 1944, i 335 martiri erano già stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca e sepolti nella cava di pozzolana minata dai genieri tedeschi, sulla via Ardeatina. Tra le vittime, 15 pugliesi: il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe ha scandito i nomi, nel corso della cerimonia svoltasi stamane in Aula, a Bari – alla vigilia del 65° anniversario della Liberazione – dedicata alla strage delle Fosse Ardeatine. I terlizzesi Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, Umberto e Bruno Bucci di Lucera, padre e figlio, i fratelli Federico e Mario Carola di Lecce, Antonio Ayroldi di Ostuni, Manfredi Azzarita di origine molfettese, Teodato Albanese di Cerignola, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli di Andria, Gaetano La Vecchia di Barletta, Nicola Ugo Stame di Foggia, Antonio Pisino di Maglie, Ferruccio Caputo di Alessano. Con loro, anche il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, al quale sono intitolate la caserma dell’Arma di Taranto e la Scuola ufficiali di Roma. Militari, operai, artigiani, un sacerdote, un tenore, uno studente, tutti emigrati, per ragioni diverse. Le Fosse uniscono tutte le categorie e raccontano anche una storia di emigrazione pugliese. “Nella memoria ci sono le radici di un popolo”, ha detto il presidente Pepe: “abbiamo il dovere civile e morale non solo di ricordare ma anche di far conoscere, per evitare ch fatto così atroci si ripetano”.

Per la prima volta, su iniziativa del Consiglio regionale, in una sede istituzionale, la più importante della Puglia, si ricordano le vittime delle Ardeatine insieme alla celebrazione del 25 aprile. Nel sottolineare questo aspetto della manifestazione, il direttore dell’Ipsaic (Istituto per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), Vito Antonio Leuzzi ha ricostruito gli eventi e la loro portata nella storia della democrazia italiana ed europea. Con Pepe e Luizzi, sono interventi l’assessore regionale Onofrio Introna, il generale di brigata dei Carabinieri Aldo Visone, il vicepresidente del Consiglio Luciano Mineo, i consiglieri Pino Lonigro e Piero Lospinuso, rappresentanti dell’Anpi pugliese, dei comuni di Terlizzi, Foggia, Barletta, Ostuni, Alessano. Affollavano l’emiciclo familiari dei caduti e studenti del liceo classico Calamo di Ostuni, dello scientifico Tedone di Ruvo, delle medie Azzarita-Ungaretti di Bari e Gesmundo di Terlizzi, delle elementari Pappagallo, sempre di Terlizzi e Leone di Ginosa Marina.

LE PAROLE DI VENDOLA – Ai ragazzi si è rivolto l’assessore Introna, in rappresentanza del presidente della Regione Nichi Vendola, terlizzese, assente per impegni istituzionali. “E’ una lezione di vita democratica che con assiduità, impegno e obiettività dobbiamo continuare ad impartire ai giovani”. Presenza di rilievo quella di uno scampato all’eccidio, l’alessanese Alfonso Garzia, allora marinaio diciottenne, ora vitalissimo ottantaquattrenne, la cui storia è stata a lungo ignorata, nonostante gli sforzi del protagonista, rastrellato in un appartamento adiacente a via Rasella, minacciato di fucilazione sul posto, poi trasferito negli scantinati del Viminale, ma “dimenticato” nel formare gli elenchi per le Fosse, nelle quali finì invece l’amico Caputo, anch’egli militare. Per anni, infatti, la memoria dei caduti alle Fosse è stata mantenuta viva dai familiari. Liuzzi ha ricordato tra gli altri la “forza” con la quale il fratello di Ayroldi – erano presenti le nipoti – si è battuto per difendere la memoria dei martiri. Anche per questo, la richiesta dell’Ipsaic e dell’Anpi è di istituzionalizzare la celebrazione associata delle ricorrenze, Ardeatine-Liberazione, come un “punto di riferimento alto dell’identità nazionale e pugliese”.

IL RICORDO DELLA PROVINCIA DI FOGGIA – E’ stata dedicata al foggiano Nicola Stame – ‘la voce della libertà’ – la cerimonia di commemorazione del 66° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, che si è svolta lo scorso 24 marzo, dinanzi al cippo posato in piazzale Italia, nei pressi del Monumento ai Caduti. Quanto accaduto nelle cave romane fu un “vile atto di ritorsione nazista nei confronti della popolazione civile e dei militari italiani – scrisse il sindaco, Gianni Mongelli, nella lettera di invito alle autorità – commesso nel vano tentativo di indebolire il movimento di liberazione e la lotta partigiana”. Il nostro concittadino Nicola Stame, partigiano e tenore lirico, insignito della Medaglia d’argento al valor militare fu una delle 355 “vittime della barbarie”. Al pari dei lucerini Umberto e Bruno Bucci, attivi collaboratori del Partito d’Azione, e ciò spiega l’invito rivolto dal sindaco Mongelli al collega di Lucera, Pasquale Dotoli, “ad ulteriore suggello della fratellanza tra le nostre comunità”. “E’ volontà dell’Amministrazione comunale – conclude il primo cittadino foggiano – rinnovare il doveroso e riconoscente tributo a chi operò e morì per consentire a noi tutti di vivere affermando il valore supremo della libertà”.

PD DI FOGGIA: A STAME IL TEATRO DEL FUOCO – Alla vigilia della celebrazione del 66° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, la segreteria provinciale e il gruppo consiliare alla Provincia del Partito Democratico ribadiscono la richiesta di intitolare il Teatro del Fuoco alla memoria di Nicola Stame: grande artista e un valoroso patriota foggiano ucciso nella barbara azione di ritorsione nazista conseguente all’azione partigiana di via Rasella. Analogo appello alla Giunta era stato avanzato dal segretario provinciale, Paolo Campo, all’indomani dell’elezione di Antonio Pepe, nel 2008, e lo scorso anno, anche attraverso un ordine del giorno sottoposto senza esito all’attenzione del Consiglio provinciale. “Ciò che chiediamo, anche facendoci portavoce del sentimento di centinaia di cittadini della Capitanata- disse Campo – è il riconoscimento del suo valore, come artista e combattente per la libertà, testimoniato dall’attribuzione della medaglia d’argento al valor militare da parte del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e dall’intitolazione del foyer del Teatro dell’Opera di Roma, decisa dall’allora sindaco Francesco Rutelli. In casi del genere, l’apposizione di una targa è la sollecitazione a preservare la memoria del suo e del sacrificio di tanti nostri concittadini – conclude il segretario del PD – emarginati e uccisi per aver creduto nella libertà e nella democrazia”.

LA FIGURA DI NICOLA STAME – Stame iniziò la sua carriera artistica di tenore lirico trasferendosi a Roma, esibendosi più volte al “Teatro dell´Opera”, sulle cui mura – in via Torino – vi è una targa che ricorda il suo primo arresto, avvenuto nel 1939, perché non iscritto al Partito Fascista e sospettato di essere un cospiratore. Diventa un “sorvegliato speciale”, gli viene impedito di cantare nei teatri pubblici e si esibisce solo in rappresentazioni organizzate dall´Aeronautica Militare per i commilitoni e i familiari delle vittime della guerra. Stame dopo l´8 settembre aderisce gruppo clandestino di Resistenza “Movimento Comunista d´Italia-Bandiera Rossa”. Diventa responsabile di due zone di Roma e tiene i contatti con gli alleati sbarcati ad Anzia. Il 24 gennaio 1944 viene arrestato, condotto in via Tasso, torturato e condannato dal Tribunale Speciale Tedesco, quindi viene trasferito al carcere di Regina Coeli. Qui viene prelevato per essere ucciso alle Fosse Ardeatine all´indomani dell´attacco di via Rasella. Nel 1997 l´amministrazione Comunale di Foggia gli intitola una via nel Rione Martucci, Vicolo Nicola Stame. Dal marzo 2007 la figlia del caduto, Rosetta Stame, rimasta orfana del padre all´età di sei anni, è stata acclamata quale presidente dell´ANFIM – Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri Caduti per la Libertà della Patria. Nel 2007 la CGIL di Foggia, assieme all´Anpi di Puglia e alla rivista Sudest, si è fatta promotrice di una petizione per l´intitolazione a Nicola Stame del “Teatro del Fuoco”. La Provincia, all´epoca guidata da Stallone, non ha mai preso in considerazione la richiesta sottoscritta da centinaia di cittadini, tra questi storici, docenti universitari, maestri di musica, musicisti, deputati italiani ed europei, giornalisti.

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