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L’invasione delle rinnovabili colpisce le aree protette

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
23 Ottobre 2010
Editoriali //

Sottoscrizioni del Governatore pugliese Nichi Vendola (immagine d'archivio)
Bari – MAGGIORE intrusione dei piccoli impianti di rinnovabili anche nelle aree protette dedicate alla fauna selvatiche, unita ad un aumento di emissioni inquinanti da impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua con potenza elettrica nominale uguale o superiore a 1 MW, la cui soglia vien innalzata a 3 MW. Queste tra le novità contenute nel Bollettino n° 159 della Regione Puglia pubblicato lo scorso il 19 ottobre riguardante il business della green economy, segmento che appare sempre più come la gallina della uovo d’oro per le aziende che si sono mosse soprattutto per captare gli incentivi europei. Il governatore della Puglia Nichi Vendola ha così approvato la Legge Regionale n 13 che riguarda “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 12 aprile 2001 n. 11” sulle norme sulla valutazione dell’impatto ambientale sia dei piccoli impianti della cosiddetta “green economy” sia su sulle strutture (biomasse o inceneritori) che producono energia elettrica nel caso in cui gli impianti in parola siano realizzati interamente in siti industriali dismessi localizzati in aree a destinazione produttiva.

LE RINNOVABILI E LE ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE – La norma regionale, di fatto, stabilisce una maggiore presenza di stabilimenti di rinnovabili (o strutture erroneamente associate a queste) anche aree naturali protette e siti “rete natura 2000” come i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le zone di protezione speciale o ZPS che, in Italia, ai sensi dell’art. 1 comma 5 della Legge n° 157/1992 sono zone di protezione scelte lungo le rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Tali aree sono state individuate dagli stati membri dell’Unione Europea (Direttiva 79/409/CEE nota come Direttiva Uccelli) e assieme alle Zone Speciali di Conservazione costituiranno la Rete Natura 2000.

ANCHE LE ZONE DI PARTICOLARE PREGIO – Non solo. “L’ invasione” degli impianti di eolico, fotovoltaico e biomasse riguarderà anche i beni paesaggistici e ambiti territoriali estesi (ATE), vale a dire zone che presentano un particolare valore paesaggistico. Ci sono cinque categorie di ambiti territoriali estesi, a seconda del livello di importanza del bene paesaggistico: di valore eccezionale (“A”); di valore rilevante (“B”); di valore distinguibile (“C”). Inutile dire che tutte e tre le categorie saranno coinvolte. La nuova legge regionale si applicherà anche alle zone agricole che gli strumenti urbanistici vigenti qualificano come di particolare pregio ovvero nelle quali sono espressamente inibiti interventi di trasformazione non direttamente connessi all’esercizio dell’attività agricola.

SUCCESSI, PROTESTE E CONDANNE – Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e coordinatore politico della piattaforma sui cambiamenti climatici del Comitato delle Regioni, ha esaltato in più occasioni i brillanti risultati raggiunti dal territorio pugliese negli ultimi anni visto che grazie alla massiccia costruzione di impianti eolici e fotovoltaici, che ormai fanno parte integrante (e ingombrante) delle immense distese pianeggianti, oggi la Puglia è la prima regione italiana in tema di produzione di energia fotovoltaica ed eolica. Contemporaneamente allo sviluppo del segmento dell’energia verde si sono moltiplicate anche le proteste per i grandi impianti da parte degli agricoltori e associazione ambientaliste, unite alle indagini della magistratura sulle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata locale e non solo. Indagini che hanno iniziato a terminare in condanne, così come è avvenuto, in tempi recenti, nell’impianto fotovoltaico che stava sorgendo nel Parco dell’Alta Murgia.

“UN PANNELLO SU OGNI TETTO” – Lo scorso 5 ottobre, durante l’incontro per la firma di un accordo fra sindaci dell’U.E. e degli Usa nella lotta contro i cambiamenti climatici, lo stesso Vendola ha proposto un piano che prevede di implementare ulteriormente il fotovoltaico in Puglia: ogni tetto di abitazione dovrà avere il proprio pannello fotovoltaico. E per il futuro, il presidente di questa Regione “pilota” mira a garantire autonomia energetica e perfino vendita di energia prodotta attraverso fonti di energia rinnovabile, anche a capannoni industriali, imprese agricole, scuole, ospedali etc. Ma c’è chi vuole porre un freno al dilagare del fotovoltaico nel sud Italia. Tra gli altri, il Ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan ha annunciato l’intenzione di “dirottare” l’implementazione di impianti fotovoltaici verso tetti, coperture di capannoni e piccoli appezzamenti di terreno, evitando che all’agricoltura italiana siano strappati campi estesi anche decine di ettari ciascuno.

CONCLUSIONI – Peccato che in Puglia, così come altre regioni, parte dei fondi che l’Unione Europea ha stanziato per favorire le rinnovabili (e la conseguente diminuzione di CO2) siano stati “dirottati” anche nella costruzione di inceneritori e impianti a biomasse che bruciano anche rifiuti. Un aspetto poco noto è che la Commissione europea, dal 2003, ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia in quanto quest’ultima, allo scopo di ricevere gli incentivi per la green economy (CIP 6 e certificati verdi) ha assimilato lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento alle “fonti rinnovabili” alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico.

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