LE TRUFFE AL SERVIZIO SANITARIO – Sotto accusa, tra i fattori determinanti nel deficit pugliese, sono finite le truffe al servizio sanitario. Ammonta complessivamente a 87.463.223 euro il danno erariale scoperte nel 2009 dai militari della Guardia di finanza. Lo ha reso noto, in un comunicato, l’assessore alle Politiche della Salute della Regione Puglia, Tommaso Fiore. I dati sono emersi nel corso della riunione della Cabina di Regia costituita dal Comando regionale della Guardia di Finanza, dall’assessorato alle Politiche della Salute e dall’Ares Puglia per verificare i risultati raggiunti nell’anno 2009 in forza della convenzione sottoscritta con la Regione Puglia. I soggetti complessivamente controllati e n.1405 i soggetti denunciati. Sempre nel 2009 sono stati 109 i controlli eseguiti in strutture sanitarie della Puglia; n.60 i soggetti (persone fisiche) denunciati per reati diversi (concorso, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, falso ideologico, truffa e truffa aggravata); n.40 i soggetti segnalati all’autorità giudiziaria contabile. Inoltre sono state compiute anche verifiche sul corretto svolgimento da parte dei dipendenti pubblici dell’attività libero professionale intramuraria (Alpi): n.69 i controlli eseguiti; n.32 i soggetti denunciati per reati diversi (peculato, abuso d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, simulazione di reato, appropriazione indebita) per un ammontare complessivo della truffa pari a 12.396 euro.
E i conteggi fatti parlano chiaro: nel 2009 tredici regioni hanno cumulato 3,4 miliardi di deficit sanitario. Col Sud e il Lazio al top (3,184 miliardi, 1,3 solo nel Lazio) e con Veneto, Puglia e Basilicata già impegnate a tappare il buco. Ma anche con 8 regioni che escono promosse dall’esame di Tremonti: i bilanci delle loro Asl e degli ospedali sono formalmente in attivo per 152,5 milioni. Tra esse si annoverano Lombardia, Piemonte, Umbria e Marche con i conti in attivo. Le regioni senza debiti e anzi, con i bilanci in positivo accederanno ai maggiori finanziamenti del Fondo sanitario, senza l’obbligo governativo di aumentare tasse e ticket. I conti in rosso della sanità pugliese costituiscono un impegno non più prorogabile per i governanti, e dovranno essere riaggiustare il bilancio dopo le elezioni. A partire dal Lazio, dove il disavanzo tra le entrate e uscite è stato maggiore, anche la Puglia (- 282 milioni) ha esagerato con le esenzioni dai ticket: e ora, così come la Basilicata (-21 milioni), ha preso l’impegno scritto di ripianare il disavanzo con proprie risorse probabilmente con aumenti di ticket, addizionali Irpef e Irap o bollo auto. Nel Sud Italia, a fronte di una spesa sanitaria tra le più alte nell’intera Europa, non si sono ancora conseguiti, a detta di molti pazienti, dei servizi soddisfacenti. Anzi. “Per tacere degli sprechi, del clientelismo, della corruzione, delle collusioni con la mafia, camorra e ‘ndrangheta” – dice Roberto Turno sul Sole 24 -“ e dei servizi scadenti, della tutela sanitaria più bassa che fa scappare al nord in cerca di cure, dei crediti alle imprese saldati dopo due anni. E di ticket e addizionali incorporate”. Stando così le cose il cittadino pugliese viene beffato due volte: da una parte costretto a pagare più tasse, dall’altra sottoposto a subire servizi sanitari sempre più carenti.