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GRECIA L’itinerario di Meteora

La Grecia custodisce, dopo l’Athos, lo splendore di un grande e importante gruppo monastico dell’area ellenica

AUTORE:
Ferruccio Gemmellaro
PUBBLICATO IL:
24 Marzo 2024
Cronaca // Cultura //

La Grecia custodisce, dopo l’Athos, lo splendore di un grande e importante gruppo monastico dell’area ellenica, che prende il nome di Thivas dei Staghi, più comunemente noto come Meteora (sospesa in aria), situato in Thessalia, nel nord-est della Grecia con capoluogo Larissa, innalzandosi stupefacente tra la maestosa orografia di Antichassia e Pindos, sviluppatasi sessanta milioni di anni fa esagomata prodigiosamente dalle forze della natura.

Si narra che primi furono degli eremiti nel secolo XI, i quali avvertirono il richiamo di arrampicarvisi, incalzati dal mistico desiderio di integrarsi con la natura in un anelito di redenzione.

I monasteri “sospesi” di Meteora, nei loro sei secoli di storia, continuano a curare la conservazione delle tradizioni, del talento estetico e della cultura, oltremodo indirizzata ai giovani, motivo per cui i restauri e ricostruzioni proseguono incessantemente

Al Gruppo di Meteora, appartengono il monastero di Varlaam edificato del secolo XIV su una grandiosa roccia in devozione a Tutti i Santi, di Santo Stefano verosimilmente sorto nel luogo in cui fu scoperta su un masso la data del 1191 e il nome di Geremia ritenuto l’eremita storico e che dal 1961 funziona in linea femminile, di Roussano innalzato in maniera vertiginosa sulla cima di un’aspra roccia e originato da una antecedente chiesa presumibilmente del secolo XIV, della Santa Trinità già operativa certamente nel 1362quale vertiginosa costruzione raggiungibile con centoquaranta scalini scavati nel 1925 e che hanno sostituito la tradizionale scala e rete a mano, il monastero del Gran Meteoro o della Trasfigurazione fondato nel secolo XIV e che si erige su una imponente roccia, nella cui biblioteca sono catalogati la Sacra Bibbia del 1518, un Menaion (libro liturgico ortodosso) del 1526 e una lussuosa legatura di Vangelo stampato nel 1645, tutti e tre da Venezia.

Infine, adottandolo a modello, ecco il sito monastico di San Nicola Anapafsas (Riposante), restaurato nel XVI secolo, il quale sorge sulle falesie a una altitudine di ottanta metri in uno spazio contenuto, per cui il progetto ha previsto più livelli e per raggiungerlo si salgono prima i cento quarantatré gradini ai piedi della rupe e poi gli altri ottantacinque scolpiti nella roccia.

Lungo la scala foggiata appare la chiesuola di Sant’Antonio ove, oltre alle cripte-ripostigli utili un tempo a custodire l’oggettistica rara e i codici del monastero, il visitatore può ammirare gli affreschi del XIV secolo. Proseguendo la scalata, ci si incontra il Katholikon (Chiesa principale), la chiesetta di San Nicola e, ancora più su il refettorio antico con l’affresco della Madonna Vrefokratoussa (Neonata) e, nell’ultimo piano, la sala di ricevimento, Archontariki, già banca, con l’ossario e la Cappella di S. Giovanni Battista.

La raffinatezza del Katholikon è dovuta all’insigne artista cretese Theofane Strelitzas che ne eseguì i dipinti nel 7036, anno dalla creazione del mondo, 1527 era cristiana, così come descritto nella lettura sul nartece, questo la sezione delle basiliche paleocristiane e bizantine riservata ai catecumeni e ai penitenti; il nartece nella Basilica di San Marco a Venezia e in Sant’Apollinare di Ravenna sono esemplari nostrani.

Il Katholikon preserva numerosi affreschi, tra i quali San Dionigi di Larissa, San Nicola, Salomone, San Spiridione (patrono di Corfù), San Giacomo il Persiano (alias l’Interciso poiché il martire fu tagliato a pezzi, intercisus), Cristo il Sacerdote Massimo, La Dormizione della Madonna, Cristo il Misericordioso, San Cristoforo, La Risurrezione di Lazzaro, La Dormizione di San Nicola e Le Nozze di Cana.

Tutti gli affreschi hanno la firma del famoso Theofane, vissuto a Creta sotto il dominio veneziano, egli stesso formatosi monaco dopo un’esperienza matrimoniale con due figli, Simeone e Neofito, anche essi artisti collaboratori del padre e divenuti monaci; infatti, il primo aiutò il padre per gli affreschi nel monastero di Stavronikitas del gruppo Athos mentre il secondo fu l’affreschista nella chiesa della Dormizione della Madonna a Kalambaca.

Un viaggio in Grecia, quindi,non si limiterebbe esclusivamente alla ricerca dei luoghi storici e reperti archeologici concretanti quelle nostre immaginazioni, attinte alle pagine che avevamo sfogliato o studiato; i monasteri dell’Athos e del Gruppo Meteoracontribuiscono straordinariamente a narrare una storia che ebbe l’incigno nel medioevo, a confermare una età per nulla buia ma di grande reazione artistica e culturale,e grazie ai dipintori degli affreschi, ai mosaicisti, e all’avvento degli amanuensi e dei successivi gutenberghiani, in un silente itinerario che avrebbe innovato i secoli futuri.

Ferruccio Gemmellaro – Meolo Città metropolitana di Venezia, 23 marzo 2024

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