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BANDO Puglia. Minipia? Come redistribuire risorse in modo incoerente

Il nuovo bando destinato alle imprese della Puglia è destinato alle imprese che intendono ampliarsi o rinnovarsi

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Marzo 2024
Foggia // Manfredonia //

Gargano. Il nuovo bando destinato alle imprese della Puglia è destinato alle imprese che intendono ampliarsi o rinnovarsi. Ciò sarebbe molto interessante se lo stesso non fosse pieno di paletti invalicabili per gli imprenditori, pena la non ammissibilità della richiesta di agevolazioni. Chiariamo.

Il bando impone tra le tante spese ammissibili l’acquisto di beni strumentali in linea con i dettami dell’Industria 4.0.

Aspetto comprensibile e giusto, solo che i macchinari innovativi non sono considerati innovazione di processo, no, per la Regione Puglia l’innovazione, obbligatoria nella percentuale del 10% del totale investimenti, è rappresentata dalle “CONSULENZE” in vari ambiti, inclusa la formazione e le tematiche energetiche. Come se l’imprenditore che lavora e fa lavorare altre famiglie fosse interessato ad investire in beni immateriali, quali le consulenze, in modo così pesante

Il 10%. Certo, l’innovazione e la transizione delle imprese è importante e potrebbero esserci imprese, poche, strutturate ed indirizzate verso una politica di transizione digitale, ambientale e sensibili alla formazione del personale, ma diciamoci la verità, gran parte delle aziende pugliesi, di micro dimensione, già temono l’indebitamento bancario ai tassi di interesse attuali, richiesto dal bando, per l’ammodernamento strutturale e strumentale, immaginarsi ad esempio per una piccola impresa artigianale la volontà di pagare dei consulenti per progetti di innovazione di prodotto o di processo. E per un bando che va dai 30.000 ai 5.000.000 di euro il 10% potrebbe voler dire davvero tanto. Ma se il problema fosse soltanto questo si lascerebbe almeno la discrezionalità agli imprenditori intenzionati ad assecondare tali dettami di scegliersi, all’interno del mondo professionale e della ricerca, le persone da incaricare. NO, NEANCHE QUESTO!.

All’art. 10 comma 7 dell’Avviso pubblico MINIPIA, infatti, sono elencati una serie di soggetti quali unici detentori della capacità di progettare innovazione, escludendo a mani basse le migliaia di professionalità, con semplici studi professionali, che lavorano nel campo dell’innovazione destinata alle imprese da decenni. Anche i professori universitari che volessero spendersi sul mercato in modo autonomo, con mandati professionali ad personam, e non per conto dell’Università di appartenenza non avrebbero titolo ai fini dell’ammissibilità. Il Curriculum Vitae non serve più, se hai 5 anni di esperienza e sei parte dell’organico di uno di quei soggetti individuati nell’avviso, a cui sarà dato mandato professionale, sei titolato!!!!

A rigor di logica sembrerebbe che si voglia dar lavoro ai figli della “gallina bianca”, indirizzando in modo incontrovertibile le possibili scelte degli imprenditori verso le 7 fantastiche organizzazioni titolate, che sono:

  1. Organismi di ricerca e di diffusione delle conoscenze;
  2. Distretti tecnologici riconosciuti MUR;
  3. Centri di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0;
  4. Centri di competenza ad alta specializzazione ai sensi del decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico del 29 gennaio 2018;
  5. Manager e specialisti dell’innovazione certificati ai sensi della Norma UNI 11814;
  6. Incubatori certificati di start-up innovative, iscritti alla sezione speciale del registro delle imprese, ai sensi del decreto del Ministro dello sviluppo economico del 22 dicembre 2016 recante la revisione del decreto 22 febbraio 2013 relativo ai requisiti per l’identificazione degli incubatori certificati di start up innovative, ai sensi dell’art. 25 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179»;
  7. Digital InnovationHub (DIH) così come riconosciuti dalla Commissione europea e dal Mimit con l’obiettivo di accompagnare e supportare le imprese nella trasformazione digitale

Si lasciano possibili altre deduzioni a chi legge il bando, forse si è stati troppo maliziosi a pensare che gli indirizzi coercitivi verso questi organismi sia “REDISTRIBUZIONE, A SPESE DELLE IMPRESE, ORGANIZZATA A TAVOLINO”, ma al contrario la Regione si sia comportata da buon Pater Familia stracciando ai propri figli, le imprese, il percorso delle migliori professionalità esistenti nel mondo della consulenza, gli altri non sono né capaci né titolati, pertanto se ti fanno consulenza non sei ammissibile a finanziamento!

Lo riporta l’imprenditore Enzo Dota.

1 commenti su "Puglia. Minipia? Come redistribuire risorse in modo incoerente"

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