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Politica, cattolici e Nichi Vendola

AUTORE:
Agostino del Vecchio
PUBBLICATO IL:
26 Agosto 2010
Editoriali //

Vendola (salvatoreloleggio.blogspot.com)
Il Governatore della Puglia Nichi Vendola
Foggia – CON l’approssimarsi delle ineluttabili (nonchè costosissime ed ennesime) elezioni anticipate torna in auge il tema del voto dei cattolici, un fetta consistente dell’elettorato italiano e, perciò, da sempre molto appetita dalla politica e monitorata costantemente dalla vertici della Chiesa, che tramite la stessa politica, grazie alla propria approvazione, può esercitare un influenza determinante sul Governo nascente. In queste ultimi giorni si sente parlare spesso di “frattura” nel voto cattolico, voto che negli anni passati si riconosceva inequivocabilmente con la Democrazia Cristiana, mentre oggi, i suoi eredi, aspettano di vendersi bipartizan al miglior offerente attraverso il divorziato Pier Ferdinando (Casini) e la sua lista, l’UDC.

NICHI TERZO IN EUROPA – L’imbarazzo dei cattolici nella scelta del candidato premier da appoggiare nasce dal fatto che, oggi, la scelta politica si riduca tra il presidente Silvio Berlusconi, e l’alternativa più plausibile del centro sinistra, vale a dire il governatore della Regione Puglia, che, di recente, grazie a Facebook, Twitter e Youtube, ha superato in preferenze proprio il blasonato Cavaliere, piazzandosi come il trentesimo politico al mondo per popolarità sul web e il terzo in Europa.

IL DIVORZIATO E IL COMUNISTA – Da una parte, quindi, un premier divorziato dalla prima moglie e prossimo al bis con la seconda, Veronica Lario, nonchè fotografato con squillo di lusso e responsabile, ed autore tramite i “giornali di famiglia” dell’eliminazione del precedente direttore di Famiglia Cristiana Dino Boffo e della recente pubblicazione di un dossier sui preti gay sul settimanale Panorama. Dall’altra si profila la candidatura del leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola che oggi, attraverso un intervista pubblicata oggi sul quotidiano la Repubblica, ha sostenuto di essere in grado di dialogare anche a cattolici. Se da una parte del mondo cattolico ha approvato la candidatura, una frazione non trascurabile e ultra conservativa ha storto il naso nei confronti di Vendola, che non ha mai fatto mistero sulla propria omosessualità ma ha sempre sostenuto di possedere una incrollabile fede cristiana.

“VENDOLA E’ UNO STREGONE” – Nel frattempo, sul blog di “libera informazione cattolica”, così come riportato su Ponticex.it compaiono, anche oggi, articoli, a firma del direttore Bruno Volpe, dove si leggono espressioni quali “Vendola ci pare un poco come l’ apprendista stregone del film” o “omosessualità e pedofilia sono strettamente collegate”,o, ancora come riportato in una articolo che porta la data di oggi (Povera bambina: figlia dell’abominio e della depravazione. Famiglia Cristiana, a quando Vendola?) frasi da troll quali “La politica é diventata da stadio e in Parlamento presto ci vorrà la tessera del tifoso. Si lanciano insulti da osteria, e alla fine arriva il solito predicozzo di Famiglia Cristiana. Ora saremmo curiosi di vedere quando su quella rivista scriverà un pezzo persino Vendola. Presto lo aspettiamo. Sciortino del resto a Bari lo ha conosciuto, vero?”. Nessun organo ufficiale della Chiesa ha finora preso le distanze o censurato il blog.

“I CATTOLICI IMPEDISCANO A ELTON DI CANTARE” – Nel frattempo non tendono a placarsi le polemiche relative all’atteso concerto che il noto cantante Elton John, insieme a Ray Cooper, dovrebbe tenere a Trani il 22 settembre prossimo che, inizialmente previsto davanti alla cattedrale, è stato spostato sul piazzale del Monastero di Colonna. Polemiche nate da una serie di dichiarazioni rese da alcuni uomini di chiesa (due vescovi, un sacerdote) ad un sito internet (Pontifex.it) che si qualifica come “blog di apologetica e news cattoliche” e che raccoglie soprattutto “opinioni di vip, alti prelati e personaggi della politica”. Dichiarazioni che peraltro non avevano trovato riscontro nella posizione del vescovo della diocesi di Trani, Barletta e Bisceglie, mons. Giovan Battista Pichierri, che ha spiegato, molto semplicemente, che “l’accoglienza non va mai rifiutata a nessuno”.

FAMIGLIA CRISTIANA E IL CAIMANO – Nell’editoriale presente nell’ultimo numero di Famiglia Cristiana si sostiene che il “berlusconismo” sta distruggendo il dissenso e ha già spaccato in due il mondo cattolico. E che nell’Italia del Cavaliere, a differenza delle “attuali democrazie”, “comanda solo lui”. E ancora “La situazione politica italiana – afferma Beppe del Colle, firma di punta del settimanale diretto da don Sciortino – è unica in tutte le attuali democrazie, che prevedono sistemi bilanciati, in cui nessun potere può arrogarsi il diritto di fare quello che vuole, avendo per di più in mano la grande maggioranza dei mezzi di comunicazione”.

VENDOLA: PRIMARIE SUBITO – ‘Organizziamo ora le primarie, subito. Perché’ più’ breve e’ il lasso di tempo che avremo a disposizione più’ forte sarà’ il bisogno di immettere nel motore elementi propulsivi”. Sul fronte delle alleanze Vendola chiarisce: ”Io non ho paura di discutere con nessuno”, neppure con ”l’arcipelago cattolico”, senza ”impiccarsi sull’albero dei pregiudizi” e guardando ai problemi concreti della gente, nella consapevolezza inoltre che ”le alleanze se sono cucite col filo del trasformismo, esse vivranno di una precarietà’ di fondo. Se invece il filo di una grande alleanza e’ quello della responsabilità’ nazionale e di una visione euro mediterranea, una maggioranza può’ tenere”. Di fronte alla freddezza ostentata da esponenti del centro sinistra quali Piero Fassino, Massimo D’alema e il sindaco di Bari Michele Emiliano, di fronte alla candidatura a Premier da parte di Nichi Vendola sorge il dubbio se oggi i comunisti debbano preoccuparsi più che dei cattolici o degli stessi alleati contro Berlusconi.

9 commenti su "Politica, cattolici e Nichi Vendola"

  1. Caro direttore,

    l’editoriale di Agostino Del Vecchio del 26 agosto scorso dal titolo «Politica, cattolici e Nichi Vendola» mi offre un importante spunto per alcune riflessioni che vorrei sottoporre a lei ed ai suoi lettori.

    Il tema affrontato dall’opinionista è uno di quelli che – in un’estate rovente come quella che si appresta a terminare, in cui voci poi sopite di elezioni anticipate si sono rincorse per settimane – hanno tenuto banco sui giornali e negli appuntamenti estivi a tutti i livelli: il ruolo dei cattolici nello scenario politico italiano di oggi.

    Il principale interrogativo che al riguardo viene spesso sollevato, e che si legge anche fra le righe del brano di Del Vecchio, è qual è attualmente per i laici di fede cattolica la collocazione politica ideale, se nel centro-destra o, piuttosto, nel centro-sinistra.

    Una domanda, del resto, che affanna anche esponenti nazionali dell’uno e dell’altro schieramento i quali (è il caso, ad esempio, del Ministro Gelmini con la sua lettera al Corriere della Sera pubblicata il 23 agosto scorso) non perdono tempo a reclamare che è la loro parte la sede naturale per chi appartiene a tale area culturale del Paese.

    In realtà, prima di ogni considerazione in ordine alle dinamiche ed agli spazi in cui l’impegno dei cattolici in politica possa concretizzarsi, credo sia necessaria una premessa di fondo sulla loro identità e sul ruolo che essi sono chiamati a svolgere.

    Così da sgombrare immediatamente il campo dai pregiudizi e luoghi comuni che spesso accompagnano le considerazioni su questo tema.

    Vivere la responsabilità di un impegno nel sociale, quale quello politico, nell’ottica dell’insegnamento cristiano significa – innanzi tutto – essere presenza viva e responsabile sulla scena istituzionale.

    Vale a dire, presenza capace di tradurre in azioni, obiettivi e risultati le esigenze fondamentali necessarie alla realizzazione piena ed integrale di ogni cittadino: garanzia dei beni necessari all’esistenza, condizioni eque di accesso al mondo del lavoro, un’economia sostenibile che non escluda nessuno dalla distribuzione della ricchezza, sensibilità verso l’ambiente, solo per citarne alcune.

    Tutto ciò implica per chi sceglie il servizio in politica, uno sforzo costante e coerente per assicurare nella società il rispetto dei valori irrinunciabili e dei diritti inviolabili dell’uomo (uguaglianza, solidarietà, diritto alla vita, ad un lavoro dignitoso ecc.), in uno all’osservanza dei doveri di solidarietà sociale cui ciascun cittadino è tenuto.

    Si tratta di un obiettivo ambizioso la cui unica, vera possibilità di conseguimento passa attraverso un contributo che – in maniera credibile e coerente con le premesse (da alcuni talvolta, purtroppo solo sbandierate) – anteponga nelle scelte di governo l’interesse della collettività agli interessi egoistici, personali o di gruppi di potere.

    E’ questa la vera essenza di un impegno politico inteso nel suo senso più autentico, quale attenzione alle esigenze della comunità, premura per le sue istanze, cura per i suoi problemi.

    Ed è proprio qui, a ben vedere, che la politica tradizionale ha miseramente fallito.

    Il continuo scontro, spesso sfociante in violenti attacchi personali, tra opposti schieramenti o gruppi (si veda, da ultimo, la spaccatura interna al Pdl e gli strascichi che sta comportando tra finiani e berlusconiani), la quotidiana frattura che si consuma tra poteri dello Stato, la tendenza ad adottare provvedimenti che soddisfino le esigenze dei governanti di turno, dimostrano che a prevalere oggi in Italia è la logica del tornaconto personale rispetto al bene generale della collettività.

    In uno scenario siffatto, dunque, la partecipazione – purché matura, responsabile e competente – dei cattolici alla vita politica può davvero implicare un fondamentale apporto di idee e valori (in primis quelli consacrati nella Costituzione) in grado di contribuire – nella dialettica democratica con le altre forze – ad un’inversione di rotta rispetto alla pericolosa tendenza in atto nella società.

    Ecco perché, personalmente, ritengo estremamente riduttivo ogni ragionamento tendente a confinare il tema qui in discussione ad una questione elettoralistica, riassumibile nella domanda di fondo su quale sia la coalizione più adatta a dialogare con il mondo cattolico, o sul leader con cui sia più opportuno che questo stringa un’alleanza.

    In un sistema bipolare quale quello venutosi a delineare in Italia a partire dal 1993, in cui la presenza cattolica in politica dopo la fine della Democrazia Cristiana è ripartita in ugual modo tra centro-destra e centro-sinistra, la discussione – più che sugli scenari strategici in caso di elezioni – deve, a mio avviso, riguardare i programmi e le linee generali di sviluppo della società.

    E dunque, la preoccupazione che dovrà animare i cattolici nel prossimo futuro dovrà essere, non tanto, il nome del possibile leader della coalizione di rispettiva appartenenza (che pure contribuiranno a scegliere), quanto, piuttosto, la loro capacità di concorrere efficacemente – in seno al proprio raggruppamento – alla costruzione di un programma politico che si apra alla loro visione della società e faccia sintesi dei contenuti da essi proposti.

    D’altronde, è al programma presentato ai cittadini, non alle vicende della vita personale (che siano familiari, giudiziarie o di altro tipo), che deve (o dovrebbe) essere vincolato chi è chiamato ad una qualsiasi responsabilità di governo, a qualunque livello essa si esplichi.

    “E’, infatti, dalla capacità di conseguire mete alte, di farlo nel rispetto delle regole (anche quando potrebbe essere più comodo cambiarle a proprio favore), è dall’attitudine a favorire la coesione sociale, rendendo partecipi dello sviluppo tutte le forze vive della società, è, infine, dall’esemplarità di vita che si valuta la grandezza di un premier o, secondo un’espressione ormai in disuso, un uomo o una donna delle Istituzioni”.

    Adamo Brunetti
    Consigliere Comunale

  2. Carissimo direttore,
    e carissimo signor Del Vecchio, rispondo anche io in merito alla questione dei cattolici in politica e a ciò che viene toccato di questo grande tema. Quest’articolo non è di certo esaustivo, non per colpa dell’autore, ma perchè nessun articolo potrà mai esserlo su un tema cosi grande, che ha alle spalle una ” cronaca” di 2000 anni. Il presente articolo presenta delle opinioni, discutibili e sindacabili. Il mio intervento in gran parte appoggerà e forse ripeterà, in maniera meno argomentativa dal punto di vista politico-istituzionale, ciò che ha scritto il consigliere comunale Adamo Brunetti, uomo che merita tutta la mia stima, nonchè amico di esprienze di fede e di impegno nel sociale.

    Sintetizzerò in alcuni punti il mio commento:

    1- OPINIONE E/O DEVOZIONISMO: Il citato sito ( pontifex.it) non credo sia da prendere in analisi, e farlo in un articolo di giornale rischia di farne perdere la professionalità. In merito, sul tema, sull’argomento, esistono documenti, scritti redatti dalla Chiesa, dalla Santa Sede, dai vescovi Italiani, senza parlare ( come citerò dopo) del compendio alla Dottrina Sociale della CHiesa. Il sito in questione è un blog di ” libera informazione cattolica”, LIBERA….come quella che si fa su una panchina tra amici, o come quella che si faceva al bar della facoltà di Teologia che ho frequentato, discutendo e opinionando le tesi discusse in classe. Lo definirei più un sito di ” libera opinione cattolica”, più che di informazione. Oltre che, a giudizio personale, più che parlare di cattolicesimo li si parla di devozionismo, di quello stile ” talebani estremisti” che fa più male che bene.

    2- VANGELO E VERI DOCUMENTI: In merito al ruolo dei cattolici in politica, esprimerei la mia personale opinione dicendo che forse è un bene che la Democrazia Cristiana sia finita. In fondo ” chiudere” il potenziale contributo dei cattolici in un partito, e quasi obbligarne il farne parte, nell’attuale contesto, cosi variegato e molteplice, rischia di esser contro la LIBERTA’ che è una delle basi, dei pilastri fermi, del Vangelo. Si, parlo di Vangelo, perchè non si può parlare del ruolo dei cristiani in politica senza di esso. Ad un certo punto, nel Vangelo di Giovanni si trova questa affermazione ” La verità vi farà liberi ” ( Gv 8,32). E’ illuminante, è la spinta a capire che se resti nella sua verità, nel concetto dell’amore, del bene comune, dell’attenzione spirituale e umana, concreta ai più deboli, sei libero. Cristo non ha mai messo paletti, chiesto di raggruparsi in cerchi e associazioni chiuse. Il cristiano è libero di muoversi nella società, esser pungolo per le coscienze, lievito e fermento di Bene li dove sceglie di vivere. Ogni partito, schieramento, può esser casa per il cristiano. Esiste un documento guida per i cristiani, si chiama COMPENDIO ALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, dedicata pagine e pagine al ruolo dei cattolici in politica, è una sintesi dopo anni di studio, lavoro, confronto. Ne riporto solo un tratto brevissimo per darne un assaggio: ” Per i fedeli laici l’impegno politico è un’espressione qualificata ed esigente dell’impegno cristiano al servizio degli altri.Il perseguimento del bene comune in uno spirito di servizio; lo sviluppo della giustizia con un’attenzione particolare verso le situazioni di povertà e sofferenza; il rispetto dell’autonomia delle realtà terrene; il principio di sussidiarietà; la promozione del dialogo e della pace nell’orizzonte della solidarietà: sono questi gli orientamenti a cui i cristiani laici devono ispirare la loro azione politica. Tutti i credenti, in quanto titolari dei diritti e doveri della cittadinanza, sono tenuti al rispetto di tali orientamenti; coloro che hanno compiti diretti e istituzionali nella gestione delle complesse problematiche della cosa pubblica, sia nelle amministrazioni locali, sia nelle istituzioni nazionali e internazionali, ne dovranno specialmente tener conto”.

    Per chi volesse inserisco il testo completo dell’opera con questo link: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html

    3- MISERICORDIA E SPERANZA: Sintetizzo con queste due parole la questione in merito a Vendola, o altri politici che hanno commesso errori nella vita personale. E con ciò non voglio difendere uno o l’altro, ma fare un discorso generale. Che un politico abbia questioni personali poco ” morali” ciò non implica che non possa poi amministrare bene la cosa pubblica. Per due semplicissimi motivi. Il primo è che nessuno, e dico nessuno, può permettersi di conoscere realmente la coscienza personale, i motivi, e le pulsioni interiori che spingono alle scelte. Il secondo è che ogni errore, proprio nella concezione cristiana è affidato alla Misericordia di Dio, e ogni giorno è nuovo, e ogni persona può esser nuova. Anzi, spesso proprio coloro che hanno fatto errori poi sono coloro che meglio lavorano, è il concetto di ” guaritore ferito” tanto caro alla filosofia e alla psicolgia cristiana.

    ARENA MASSIMILIANO
    Giornalista de ” L’Attacco”
    Membro della Segreteria della Pastorale Giovanile Diocesana.

  3. Grazie Massimiliano per il tuo apporto. Spetterà magari a Del Vecchio aggiungere qualche nota a margine al tuo contributo, Redazione Stato

  4. NOn voleva esser una critica a del Vecchio ovviamente, lungi da me la cosa, solo qualceh precisazione dal mio punto di vista, per alcuni versi un pò ” più addendrato”.

    Con stima per la vostra redazione, per te, Del Vecchio, e il vostro lavoro.

  5. Buon giorno a tutti.
    In genere non rispondo ai commenti per la semplice ragione che nutro rispetto per ogni punto di vista e non credo che qualsiasi parere possa, in qualche modo, arrogarsi il diritto di proclamarsi “superiore” ad un altro. Tale discorso vale, a maggior ragione, riguardo ad un tema delicato come la religione che, forse più di altri, è legato strettamente alla coscienza di ciascuno. Ergersi a “vate” di un pensiero religioso, fortunatamente, è un atteggiamento che ha fatto il suo tempo e le teocrazie sono scomparse da pressoché quasi tutto il mondo occidentale. Detto questo, il giornale nel quale ho la fortuna di scrivere, non essendo legato ad un particolare partito o dottrina, gode di una certa libertà di espressione. Nell’articolo in questione mi sono limitato a riportare considerazioni espresse in questi mesi dai protagonisti in questione, come la diatriba tra il direttore di Famiglia Cristiana e il premier e il rapporto conflittuale che contrappone il Presidente Vendola a (inutile negarlo) una parte del mondo cattolico. Detto questo, è noto che, specie in prossimità delle elezioni, una buona fetta del mondo politico sostiene di ispirarsi agli alti valori del cristianesimo allo scopo di consolidare il proprio programma politico nell’alone dell’incontrovertibilità dogmatica, tipica di una religione. E qui si assiste spesso alle situazioni paradossali di autoproclamati difensori della cristianità sposati con rito celtico o strenui difensori della famiglia divorziati e/o coinvolti in scandali che godono, spesso e volentieri, di una indulgenza che non è concessa al semplice uomo della strada. Giulio Andreotti sosteneva che “se non si può parlare bene di una persona, non parlatene”. E il senatore ne sa qualcosa di politica e religione. A mio parere, se un soggetto politico chiede il voto alla collettività mettendo sul piatto i suoi valori cattolici deve darne dimostrazione, anche e soprattutto, nella vita privata. Altrimenti, come spiegava Gesù nel Tempio, si tratta di gente ipocrita che dicono e non fanno.
    Grazie per le vostre considerazioni e continuate a seguirci.
    A. De Vecchio, Stato.

  6. CArissimo Agostino,
    avevo ben inteso ciò che volessi dire nell’articolo, difatti ho specificato che non era un attacco. Da parte mia ho voluto solo esprimere la mia opinione, in merito, una mia rilettura, citando alcune fonti, in merito, ” proprie” della Chiesa Italiana. Sono un cattolico e credo al ruolo dei cattolici in politica cosi come ho espresso, e cosi come ho citato dalle fonti. Il mio era un contributo in aggiunta al tuo interessante articolo.

    BUON LAVORO.
    Massimiliano Arena

  7. L’argomento trattato è molto impegnativo, infatti il Dottor Agostino ha lanciato una bella provocazione, ma alla fine da profano, mi è parso solo di capire che cmunque vadano le cose…. i cattolici, o meglio la Chiesa, hanno il ”dovere” di partecipare o interferire alle attività politiche…. a prescindere dagli schieramenti al potere.

  8. Bravo Domenico,

    hai ragione, il dottor Del Vecchio ha lancianto una bellissima provocazione. Hai ragione i cattolici, non la CHiesa, hanno il DOVERE ( sens virgolette) di occuparsi e di contribuire al bene comune. La Chiesa non si schiera, ma chiede ai suoi ” figli” ( i cristiani) di impegnarsi, di prendere posizioni e di lavorare per il bene comune, fare ” POLITICA”, quella vera, seria, intesa cosa gestione della buona cosa di tutti. Lo dicev un grande Papa, Paolo VI, uomo di profonda cultura, capace di relazionarsi e discutere con i pià grandi luminari, sosteneva che ” LA POLITICA E’ LA PIUì ALTA FORMA DI CARITA ‘ ”

    MASSIMILIANO ARENA

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