Edizione n° 5386

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Catture di latitanti: arrestato Franco Li Bergolis

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Settembre 2010
Manfredonia //

Li Bergolis fuori la caserma dei Cc
Li Bergolis fuori la caserma dei Cc (fonte image: Lastampa.it)
Monte Sant’Angelo – IL 33enne latitante della mafia garganica Franco Li Bergolis, inserito nella lista dei 30 latitanti piu’ ricercati d’Italia ( Lista latitanti) è stato arrestato stamane all’alba dai carabinieri del comando provinciale di Foggia e dei Ros di Bari, con la collaborazione ed assistenza dei militari della Stazione dei carabinieri di Monte Sant’Angelo (Foggia). L’uomo è stato sorpreso proprio in un’abitazione del piccolo centro garganico (Monte Sant’Angelo).

RICERCATO DALL’ESTATE DEL 2008 – Li Bergolis, 33 anni, allevatore, era ricercato da oltre un anno, (7 marzo 2009), successivamente alla condanna emessa in primo grado dalla Corte d’Assise del Tribunale di Foggia. Anche se in verità i carabinieri erano dietro l’uomo da almeno due anni, dopo che nell’estate del 2008 era stato scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare nel maxi-processo alla mafia garganica ( Decorrenza termini). La condanna a Franco Li Bergolis per omicidio, armi, droga e mafia (nonchè ad otto dei 10 imputati nel maxi processo cd Iscaro-Saburo) era stata confermata lo scorso 14 luglio 2010 dalla Corte d’Assise d’Appello di Bari, con pene complessive per 180 anni di carcere ( Processo Faida: conferme ergastoli dalla Corte d’Appello di Bari). In particolare, dalla Corte d’Assise del Tribunale di Bari ci fu la conferma del verdetto di primo grado, con assoluzione a Franco Li Bergolis “per il possesso di 13 fucili e 9 pistole che non incide sulla pena”( in primo grado: ergastolo per omicidio Mangini, 30 anni per mafia, traffico di droga, 4 per episodi di spaccio, 3 per estorsioni e 7 per episodi di armi, pena complessiva l’ergastolo).

Franco Li Bergolis: dopo il processo, oggi
Franco Li Bergolis: dopo il processo, oggi (St)
RITORNATO A MONTE SANT’ANGELO PER L’ANNIVERSARIO CON LA MOGLIE – SORPRESO NELLA SUA ABITAZIONE IN VIA VITTORIO VENETO – FATALE LA SUA VOLONTA’ DI RIAVVICINARSI AI PROPRI CARI – “Come avete fatto a trovarmi. Siete stati bravi, complimenti”. Sarebbero state queste le prime parole che Franco Li Bergolis avrebbe rivolto ai carabinieri che hanno fatto irruzione della sua abitazione di Monte Sant’Angelo (in via Vittorio Veneto, dove l’uomo era in compagnia della moglie e dei figli, in attesa di festeggiare l’anniversario di nozze) dove il super latitante della faida del Gargano e’ stato arrestato. Nell’abitazione dell’uomo sarebbe stata ritrovata anche una pistola 7.65 con matricola abrasa e 40 cartucce. Fatale all’uomo potrebbe essere stata la volontà di riavvicinarsi alla moglie e ai figli. Una volontà forse espressa e portata a termine anche in passato. Ma in seguito alle attività di indagine dei carabinieri, intensificate negli ultimi mesi, l’uomo potrebbe aver commesso una leggerezza (in questo caso il riavvicinamento per festeggiare l’anniversario di matrimonio) così facendosi sorprendere nell’abitazione di via Vittorio Veneto. L’operazione è stata portata a termine nel giro dell’ultime 6-7 ore prima del blitz in casa dell’uomo. Dunque non sarebbero stati effettuati degli appostamenti specifici.

“REGISTA OCCULTO DEI RECENTI OMICIDI DI MANFREDONIA – Secondo gli inquirenti, in questi due anni di latitanza Li Bergolis è stato il regista occulto degli ultimi fatti di sangue, compresi quelli avvenuti l’estate scorsa a Manfredonia. “Il pericoloso ricercato, nelle ultime ore, era tornato a Monte Sant’Angelo – dicono gli inquirenti, attraverso una nota stampa del Tenente Colonnello Rocco Italiano, comandante del reparto operativo di Foggia – perché domani, 27 settembre, è il suo anniversario di matrimonio e per questo aveva raggiunto la moglie, con la quale è stato sorpreso mentre dormivano – nella casa era presente anche sua figlia, di 5 anni – all’irruzione dei militari, pur armato di una Beretta, proprio per la presenza dei suoi familiari, non ha opposto resistenza e si è arreso”.

IL PROFILO CRIMINALE: LE ALLEANZE – Il Li Bergolis appartiene allo storico clan dei Montanari, originariamente capeggiato dallo zio patriarca Francesco che opera sul Gargano dagli anni ’70, In tutti questi anni il clan Li Bergolis ha potuto contare sulle alleanze con il clan Martino di San Marco in Lamis, il clan Ciavarella di Sannicandro Garganico, e Padula-Zimotti di Apricena, ed altri ancora. Nel 2004 il clan Li Bergolis aveva subito un pesante ridimensionamento con l’indagine “Ascaro-Saburo-Perseveranza”: numerosi affiliati erano stati arrestati. Di qui i due processi prima in Corte d’Assise a Foggia e poi in Corte d’Assise d’Appello a Bari che si è concluso solo due mesi fa.

LA FAIDA DEL GARGANO, L’ALLEANZA E IN SEGUITO DISTANZA FRA I ROMITO E I LIBERGOLIS – Il 32enne Franco Li Bergolis era stato ritenuto a capo del clan montanaro dei Li Bergolis da anni coinvolti nella cd Faida del Gargano, inizialmente alleati, nella lotta contro i Primosa/Alfieri, con il clan dei Romito di Manfredonia. In base a quanto emerso dalle indagini i Li Bergolis si sarebbero alleati con i Romito di Manfredonia per espandere le loro attivita’ economiche illecite nel territorio. Nel corso del processo, invece, è scaturito che alcuni dei Romito erano confidenti dei carabinieri. Anche per questo motivo, per gli inquirenti, sarebbe nata nell’ultimo anno un’altra faida tra gli ex amici: i Li Bergolis e i Romito. Una nuova guerra che ha causato omicidi eccellenti come quello di Franco Romito, ucciso a Siponto il 21 aprile del 2009. Franco Li Bergolis è fratello di Armando e Matteo (in carcere dopo le condanne per mafia, droga ed estorsioni – vedi Focus Corte d’Appello di Bari). Il latitante preso stamane dai Ros di Bari è il figlio di Pasquale, ucciso il 15 giugno del ’95 davanti casa a Monte Sant’Angelo e nipote di ‘Ciccillo’ Li Bergolis, ucciso a 66 anni a Monte Sant’Angelo lo scorso 26 ottobre ( Ucciso Ciccill Li Bergolis.

IL SEME DELL’ODIO: I PASCOLI ABUSIVI DI BESTIAME – Complessiva una guerra che dal 1978 ad oggi ha originato la morte di circa 35 persone. “Il primo seme dell’odio fra le famiglie Libergolis e PrimosaAlfieri, fu sparso il 30 dicembre del 1978, quando furono uccisi a Monte Sant’Angelo Lorenzo Ricucci e ferito suo figlio Salvatore. La vittima, vicina a Raffaele Primosa, aveva appena avuto un litigio con la famiglia Libergolis per un pascolo abusivo di bestiame“. Da allora oltre 35 omicidi negli ultimi 30 anni. “Quella dei Li Bergolis – dice il Tenente Colonnello Rocco Italiano del Comando Provinciale dei carabinieri di Foggia – può essere senza mezzi termini definita una delle organizzazioni mafiose più pericolose che operano in Puglia: quarant’anni di violenza criminale, di controllo del territorio, di soprusi nei confronti delle popolazioni, specie dei commercianti ai quali veniva imposto il pagamento del pizzo”. Ma soprattutto anni che si sono caratterizzati per il sangue versato: un centinaio gli omicidi compiuti, nell’oramai storica faida con il clan Romito.

CONDANNA FRANCO LI BERGOLIS: ACCUSATO DI ESSERE STATO IL MANDANTE DELL’UCCISIONE DI MATTEO MANGINI – I RIFORNIMENTI DI DROGA DI ‘SANSONE’ ‘OLTRE CONFINE’- Il latitante Franco Li Bergolis era stato accusato di essere il mandante dell’omicidio di Matteo Mangini, ventenne sipontino, crivellato di colpi di pistola sotto i portici di via Gargano, nei pressi di un bar del luogo, la sera del 2 settembre del 2001, da due uomini a bordo di una motocicletta. Per l’omicidio di Mangini – ammazzato per contrasti nel mondo dello spaccio con il clan Libergolis (legato, al tempo, al mercato delle sostanze stupefacenti e in opposizione al clan dei Li Bergolis, che avevano la gestione dei traffici nel territorio, con relativi guadagni, e che ‘mal digerirono’, al tempo, gli acquisti di droga, fatti dei Mangini, “oltre Manfredonia’ – a Cerignola, perchè quella dei Libergolis non sarebbe stata ritenuta sufficientemente ‘buona’ ndR) il 2 marzo scorso i carabinieri del reparto operativo di Foggia arrestarono, su ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Dda, il secondo presunto killer, Angelo Gioacchino Grilli di 32 anni, ritenuto il passeggero della motocicletta guidata da Li Bergolis – (Omicidio Mangini).

LA CONDANNA DI MIUCCI – Per l’omicidio del ventenne sipontino era stato condannato a 14 anni reclusione per omicido, con l’aggravante delle finalità mafiose, il 27enne originario di Manfredonia Enzo Miucci, parente della famiglia Libergolis, ritenuto il conducente della motocicletta utilizzata dai due killer che la sera del 2 settembre del 2001 alle 20 e 20 uccisero a Manfredonia Matteo Mangini, ventenne sipontino, dell’omonima famiglia Sansone. Per l’omicidio del ventenne sipontino era stato condannato a 14 anni reclusione per omicido, con l’aggravante delle finalità mafiose, il 27enne originario di Manfredonia Enzo Miucci, parente della famiglia Libergolis, ritenuto il conducente della motocicletta utilizzata dai due killer che la sera del 2 settembre del 2001 uccisero Mangini, della famiglia dei Sansone. Enzo Miucci (attualmente libero ma ‘irreperibile’) è stato a sua volta coinvolto nel maxi- processo alla mafia ed assolto in via definitiva dall’accusa di essere affiliato al clan Libergolis. L’uomo sparì dalla circolazione nel maggio 2009, pochi giorni dopo l’omicidio di Andrea Barbarino , il paralitico amico dei Libergolis e assolto nel maxi- processo alla mafia, ammazzato a Manfredonia da due killer mentre era sulla sedia a rotelle nei pressi di casa. Enzo Miucci era il figlio di Antonio, il cognato di Ciccillo Libergolis ammazzato a Monte Sant’Angelo il 14 agosto del ‘93 nell’ambito della faida tra i Libergolis e gli Alfieri/Primosa. Fra gli elementi d’accusa a carico di Miucci e Grilli le intercettazioni ambientali eseguite sull’auto di Franco Libergolis. Parlando con un amico, Libergolis avrebbe detto che Miucci e Grilli si erano esercitati su una moto in vista dell’agguato ai danni del rivale. Le indagini degli inquirenti hanno fatto emergere a carico di Grilli un “plausibile quadro di qualificata probabilità di colpevolezza” in relazione all’omicidio di Matteo Mangini. Nello stesso posto dove morì Mangini fu ucciso il 22 marzo del 2000, Lorenzo Ferrandino, di 23 anni, cognato di Matteo Mangini, con colpi di fucile da persone rimaste tuttora non identificate. E ancora, il 29 ottobre 2000, in pieno centro, venne ucciso il fratello di Lorenzo: Matteo Ferrandino. Poi, il 2 settembre, sarà la volta di Mangini.

LA LETTERA INVIATA ALLE ISTITUZIONI E PUBBLICATA SULLA GAZZETTA – I RINFORZI DI MILITARI NEL TERRITORIO – Prima del’arrivo del ministro Maroni a Manfredonia per n vertice della sicurezza in seguito degli omicidi di Michele Romito e Leonardo Clemente ( Visita Maroni, omicidi di Michele Romito e Leonardo Clemente e Omicidio Michele Romito) e a poche ore dalla sentenza di secondo grado Franco Li Bergolis, 32 anni inviò una lettera-appello lo scorso 11 luglio al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al ministro dell’interno, Roberto Maroni proclamando la sua innocenza e chiedendo un “processo giusto”. Maroni a Manfredonia rispose invece al latitante l’intenzione di “catturarlo insieme ai suoi compari’. A conclusione della riunione del Comitato, Maroni annunciò la costituzione di “due gruppi investigativi speciali coordinati dalla procura per contrastare la guerra di mafia e catturare i latitanti, ponendo così fine alla lunga guerra di mafia” ( Gruppi investigativi, rinforzi nel territorio). In seguito anche un corteo di protesta a Manfredonia ( Corteo protesta contro Mafia a Manfredonia).

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In ogni paese c’è una orrenda casa moderna. L’ha progettata un geometra, figlio del sindaco. (Dino Risi)

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