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Catture di latitanti: arrestato Franco Li Bergolis

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Settembre 2010
Manfredonia //

Il ministro Roberto Maroni durante la conferenza stampa (image Dino Prencipe)
Il ministro Roberto Maroni durante la conferenza stampa (image Dino Prencipe)
L’ALTRO LATITANTE: GIUSEPPE PACILLI – Prima del’arrivo a Manfredonia del ministro Maroni furono 7 le misure cautelari in carcere, emesse l’11 luglio dal Gip presso il Tribunale di Bari, dr. Sergio Di Paola, su richiesta del Sostito Procuratore della D.D.A. di Bari – dr. Domenico Seccia, nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione e favoreggiamento personale nei confronti del latitante Giuseppe Pacilli, colpito da Ordinanza di custodia cautelare in carcere e Ordine di carcerazione emessa dalla Procura Generale della Repubblica di Bari-Ufficio Esecuzioni Penali, perché condannato a 11 anni di reclusione per mafia, estorsioni e porto illegale d’armi.

I SOGGETTI INTERESSATI AI PROVVEDIMENTI – In particolare le 7 misure cautelari in carcere hanno riguardato: lo stesso Giuseppe Pacilli, nato a Monte Sant’Angelo nel 1972, latitante dal marzo 2009; Gianni Padovano, nato a San Giovanni Rotondo, nel 1977; Giuseppe Urbano, nato a San Giovanni Rotondo, classe 1983, Michele Sforza, nato a Monte Sant’Angelo, classe 1966, Antonio Pacillo, nato a Manfredonia classe 1955, Anna Conoscitore, nata a Manfredonia il 15 luglio 1973, Barbara Troiano nata in Francia classe 1959.

IL PROFILO DELL’ALTRO LATITANTE – GIUSEPPE Pacilli era uomo di fiducia nonché autista del capo clan Francesco Libergolis, nato a Monte Sant’Angelo l’08 febbraio 1943, alias Cicillo, ucciso in un agguato a Monte Sant’Angelo il 26 ottobre del 2009. Pacilli era stato coinvolto nella maxi operazione della Dda di Bari sulla mafia garganica, del 23 giugno 2004, e sfociata nell’operazione Iscaro Saburo, nel corso della quale è stato tratto in arresto in esecuzione di Ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati di mafia, estorsioni ed armi. Successivamente Pacilli è stato sottoposto agli arresti domiciliari con sentenza n.60/08 e 34/06 della Corte d’Appello di Bari, emessa lo scorso 8 luglio del 2008.

LA FUGA PRIMA DEL TERMINE DEL PROCESSO – Nel corso del processo di primo grado, con il giudizio abbreviato, l’otto giugno del 2006 è stato condannato ad 8 anni di reclusione per associazione mafiosa, estorsione e detenzione illegale di armi, condanna confermata in appello e dalla Corte di cassazione il 20 marzo del 2009. Alcuni giorni prima della definizione del processo dinnanzi alla Corte di Cassazione, al fine di sottrarsi alla esecuzione della pena definitiva Pacilli Giuseppe evase dagli arresti domiciliari rendendosi nuovamente latitante. L’uomo è inserito tra i 100 latitanti più pericolosi.

LE indagini degli inquirenti, iniziate nella primavera del 2009 dal Commissariato di Manfredonia e dalla Squadra Mobile di Foggia, finalizzate alla cattura del citato Pacilli, hanno consentito di accettare la responsabile dei sopra citati individui, dimoranti nei comuni di San Giovanni Rotondo, Mattinata, Manfredonia e Monte Sant’Angelo, che hanno favorito la latitanza dello stesso Pacilli.

ESTORSIONE A COMMERCIANTE DI SAN GIOVANNI PER FINANZIARSI LA LATITANZA – Nel corso delle attività investigative sono emerse anche altre attività delittuose, fra le quali l’estorsione ai danni di un commerciante di San Giovanni Rotondo, attività commerciale gestita e ordinata dallo stesso Pacilli, per finanziarsi lo stato di latitanza. “L’esecuzione dei procedimenti cautelari – dicono dalla Questura – offrirà la possibilità di spezzare la rete dei fiancheggiatori nonché d’impedire al latitante Giuseppe Pacilli di godere di appoggi che alimentano ulteriolmente la sua pericolosità e la possibilità di muoversi liberamente per porre in essere gravi azioni delittuose in danno di esponenti del clan rivale”.

Redazione Stato, riproduzione riservata

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