Manfredonia – E’ notizia di oggi che il Governo si è espresso contro la “commercializzazione” della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva, riservandosi di modificare le disposizioni dell’AIFA (associazione italiana del farmaco) su tale materia. Da una parte la soddisfazione del presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, del senatore del PdL Stefano De Lillo, di Arturo Iannaccone, parlamentare e responsabile del dipartimento sanità del Mpa: “E’ evidente che la commercializzazione della pillola è in palese contrasto con la legge 194, che punta a evitare che l’aborto venga considerato un metodo contraccettivo” Dall’altra la risposta dell’opposizione “Un autentico colpo di mano – sostiene Felice Belisario (Idv) -. E’ assolutamente indecente, una scelta oscurantista che fa fare salti indietro rispetto ai Paesi più evoluti, nei quali viene già somministrata da anni senza battaglie che nascondono altri sconci baratti”. Cosa si intende con “commercializzazione” della Ru486? Che sarà venduta in qualche attività commerciale? C’è stata una modifica della legge 194 che regola l’aborto? Niente di tutto questo. Anche in questo i mezzi d’informazione hanno preferito, in molti casi dare, notizie frammentarie e distorte su un argomento sdrucciolevole nel quale le strumentalizzazioni sono dietro l’angolo. Ma andiamo con ordine. Il 20 ottobre di quest’anno il Consiglio di amministrazione dell’(Aifa) ha dato mandato al direttore generale Guido Rasi per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina relativa all’autorizzazione all’immissione in commercio del Mifegyne (Mifeprostone), prodotto dalla ditta Exelgyne, “dopo aver espletato gli adempimenti previsti“. Lo comunica l’ Aifa in una nota, sottolineando che “il percorso seguito è stato assolutamente rispettoso dell’iter procedurale previsto dall’Emea (l’ Ente regolatorio europeo) per il mutuo riconoscimento di un farmaco, verificandone efficacia, sicurezza e compatibilità con le leggi nazionali nel rispetto e a tutela della salute della donna. Condividendo le preoccupazioni di carattere etico che anche questo metodo di interruzione volontaria della gravidanza comporta, la Determina che verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale – prosegue l’ Aifa – rimanda a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto percorso di utilizzo clinico del farmaco all’interno del servizio ospedaliero pubblico, così come previsto dagli articoli 8 e 15 della legge 194 del 1978, e di cui l’ Aifa non ha titolarità“ Una decisione giunta “dopo uno scrupoloso iter di verifiche scientifiche, tecniche e legislative che ha richiesto molto tempo“, rileva l’ Aifa. “Sono state disposte restrizioni importanti all’utilizzo del farmaco, al solo fine della massima tutela della salute del cittadino, compito primario dell’Agenzia“. Il ‘disco verde’ del Cda “pone finalmente fine al possibile utilizzo improprio del farmaco e sgombra il campo da qualsiasi possibile interpretazione di banalizzazione dell’ aborto e dal suo impiego come metodo contraccettivo“. Per lo stesso ministro Maurizio Sacconi, la decisione dell’ Aifa era stata, in quella circostanza, “corretta” perché “è stato assunto come riferimento la legge 194 sull’ interruzione volontaria di gravidanza che come conseguenza prevede il ricovero nelle strutture ospedaliere dall’inizio alla conclusione del processo abortivo“.
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6 Luglio 2024 - ore 13:56
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