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Gli studenti, la Torre, il protagonismo popolare

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Novembre 2010
Editoriali //

Occupazione della Torre di Pisa
Bolzano – LA Torre studente di Pisa. Lo Scuolosseo di Roma. La mole Universitaria di Torino.

Il Giornale, edizione di stamattina, ruggisce contro gli studenti che le hanno assaltate, contro la “minoranza degli studenti” sobillati dalle minoranze parlamentari. Li derubrica alla categoria di barboni, straccioni, pericoli democratici nel paese del Bengodi.

Età romana, Medioevo, età moderna. Un lungo filo rosso della storia d’Italia. Gli studenti, la gente, i giovani. Se lo sono andati a prendere per riannodarlo attorno alla matassa del futuro.

“La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”. Basta una chitarra ed un piano e le parole di Francesco De Gregori potrebbero echeggiare in ogni singolo luogo di questa storia del protagonismo giovanile.

Attenzione. Non siamo al clima da Sessantotto. Qui fuori non c’è l’inferno, le pantere a “mordere il sedere” dei ribelli in corsa verso un futuro di punti interrogativi. Anzi, c’è forse un pizzico di curiosità che sommerge ed incastona nel molto, quel poco di violento che caratterizza le manifestazioni anti Gelmini.

A distanza di quarant’anni, un’era storica in pratica, sono mutati gli ambienti, mutate le mentalità, mutati i costumi anche fino allo stravolgimento. L’essenzialità mediatica degli anni settanta sostituita dall’esposizione continua e finalizzata alla conoscenza. Sui tetti delle Facoltà, nei luoghi dell’arte e della storia, nel bel mezzo delle strade, al centro delle piazze, nel mondo, loro, gli studenti, ci sono andati nel modo più conforme ai tempi, documentando non già una serie di imprese, ma le lotte che li rendono partecipi del loro destino. Stampi originali di quel marzapane chiamato domani. Camere digitali per scattare e riprendere; computer per toccare le coscienze di tutto il mondo.

Un esercito di cuore e tecnologia. Palpiti più onde magnetiche. La certezza di essere dalla parte del giusto, una marea di sentimenti e giustizia in lotta contro il potere massificatore, contro chi vuole rinchiudere l’esperienza conoscitiva nella gabbia delle carte, delle aziende, ponendola su di un tracciato noioso e univoco. Gli “studenti” smettono di essere solo “studenti”; cessano l’esistenza come settore a sé, a disagio dal contesto generale, out cast del villaggio globale e dei diritti. Si sono evoluti in cittadini. Cittadini senza attributi. Cittadini senza condizioni, cittadini consapevoli, senza più e senza meno. Tutti insieme non fanno un popolo, ma nel popolo reclamano il loro spazio.

Rimettendo al centro della proposta di lotta la cultura, quel bagaglio culturale spesso sottovalutato e su cui gli stessi intellettuali finiscono per rigurgitare sotto ammissione di una consapevole superiorità (il più delle volte spocchia generazionale), scegliendo di gettare i dadi sui tavoli del sapere, hanno scosso la boria di una politica intenta a rimirare sé stessa. A giustificare sé stessa e le proprie inappetenze con leggi liberticide e culturicide. Uno scossone proveniente da chi ripudia l’ignoranza come strumento dell’affermazione sociale, i grandifratellismi claustrofobici, di chi crede che il mondo sia la casa e non la casa il mondo.

È, questo dei giovani, un movimento ascensionale, che si eleva verso l’alto, che sale per guardare il mondo da una prospettiva protagonista. Che sceglie la ribalta perché della ribalta non ha bisogno per creare sé stesso, ma come elemento comunicativo. Un movimento andante che aborrisce la delega passiva e che rifiuta esplicitamente la passione per l’Opa lanciata sul paese da parte di una politica troppo lenta per stare al passo con le esigenze della gente.

In confronto a questa voglia di libertà, a queste necessità di futuro, le conflittualità parlamentari paiono una patetica e vigliacca forma di stupro della società, un pusillanime attentato alle fondamentali esigenze della stragrande maggioranza della gente comune.

Intanto, Emilio Fede, per loro, ha proposto la soluzione: “Menateli” – ha lunfardeggiato. Non manda giù il risorgimento delle coscienze. Chissà, un sorso di amaro medicinale Giuliani, forse, lo tirerà su.


p.ferrante@statoquotidiano.it

2 commenti su "Gli studenti, la Torre, il protagonismo popolare"

  1. Caro Zullo,
    se nessuno fosse salito sui tetti con gli studenti, oggi la sentiremmo commentare, verosimilmente, che la politica se ne frega delle esigenze della gente…

  2. Zullo (PdL): “Salire sui tetti evoca le avventure di Arsenio Lupin”

    Il Consigliere regionale del Pdl, Ignazio Zullo ha diffuso la seguente nota:
    “Mi ero rassegnato come tanti a veder competere Bersani e Vendola nelle primarie per assurgere al ruolo di candidato Premier per il centrosinistra ed invece eccoti un’altra sorpresa.
    Chi mai avrebbe immaginato i due occupati in una gara di agilità su chi sale molto più agevolmente sui tetti di Roma con Vendola che, non resistendo all’oltraggio che Bersani l’abbia fatto prima, si è precipitato a Roma per dimostrare al mondo intero che nessuno, Bersani in testa, può fregarlo.
    Bravi, non c’è che dire! Hanno sfoderato i due la stessa agilità di Arsenio Lupin ed in fondo c’era da aspettarselo poiché, con gentilezza e con le poesie, Lupin faceva incetta di gioielli canzonando i malcapitati, Bersani e Vendola vanno a caccia di voti illudendo gli elettori nell’incapacità di fare proposte serie nelle sedi istituzionali”.

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“Possiamo scoprire il significato della vita in tre diversi modi: 1. col compiere un proposito; 2. con lo sperimentare un valore; 3. con il soffrire.” VIKTOR EMIL FRANKL

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